Israele

I primi due ostaggi israelo-americani liberati da Hamas, Judith e Natalie Raanan

Un'operazione di Hamas «per dimostrare al popolo americano e al mondo che le affermazioni di Biden e della sua amministrazione fascista sono false e infondate»
© KEYSTONE (U.S. Embassy in Jerusalem via AP)
Red. Online
21.10.2023 21:01

Due persone prese in ostaggio da Hamas lo scorso 7 ottobre sono state rilasciate venerdì sera. Si tratta di due donne, con doppia cittadinanza israelo-americana, madre e figlia: Judith Raanan, 59 anni, e Natalie Raanan, 17 anni. Le due sono state consegnate da Hamas alla Croce rossa. L'ufficio del premier Benjamin Netanyahu ha fatto sapere nella serata di ieri che le due donne sono «state accolte al confine con la Striscia», prese in consegna dal generale Gali Hirsch, responsabile degli ostaggi e dei dispersi, e dalle forze di sicurezza. Ed erano «attese nella base militare dai loro congiunti», da cui hanno poi parlato al telefono con il presidente statunitense Joe Biden.

Judith e Natalie Raanan abitano a Evanston, nella periferia nord di Chicago. La 59.enne lavora come tecnico sanitario e frequenta la comunità ebraica locale. La 17.enne si è da poco diplomata. A settembre madre e figlia erano partite per Israele per festeggiare il diploma di maturità e il compleanno della nonna e per celebrare la festa ebraica del Sukkot. Un ritrovo con la famiglia, insomma. Il 7 ottobre le due donne si trovavano nel kibbutz di Nahal Oz, a pochi chilometri dalla Striscia di Gaza, in un appartamento molto vicino al confine, stando al quotidiano israeliano Haaretz.

La mamma di Judith, nonna di Natalie, ha racconto che il 7 ottobre ha cominciato a sentire il suono dei razzi poco dopo le 6. Gli abitanti di Nahal Oz hanno ricevuto messaggi che li invitavano a «chiudere porte e finestre» e a recarsi nei rifugi per la presenza di «terroristi nella zona». L’esercito israeliano era arrivato nel kibbutz nel pomeriggio e aveva iniziato a evacuare i residenti, ma le due donne non si erano presentate al punto di ritrovo. «Le porte del loro appartamento erano rotte, c’erano vestiti per terra ma nessuna macchia di sangue. Abbiamo capito che erano state rapite».

La famiglia Raanan e la comunità ebraica dell'Illinois si sono subito attivate. Hanno informato l’ambasciata statunitense in Israele, contattato membri del Congresso, consegnato campioni di DNA e parlato con l’esercito israeliano.

Due settimane di silenzio

La svolta venerdì, dopo due settimane: un portavoce delle brigate al Qassam, l’ala militare di Hamas, ha fatto sapere di averle liberate «per dimostrare al popolo americano quanto siano errate le affermazioni di Biden e della sua amministrazione fascista», come riferito dai media israeliani. La loro liberazione sarebbe stata mediata dal Qatar, ha dichiarato una fonte al New York Times, secondo cui Hamas non avrebbe chiesto nulla in cambio per il loro rilascio.

Joe Biden ha quindi parlato al telefono con Judith Natalie Raanan: «Il presidente ha appena concluso una telefonata con le due americane rilasciate oggi dopo essere state prese in ostaggio durante il terribile attacco terroristico contro Israele», si leggeva ieri sera in una nota della Casa Bianca. «Il presidente ha garantito alle due donne il pieno sostegno del governo degli Stati Uniti per riprendersi da questa terribile esperienza». Prima di salire sull'Air Force One diretto a Rehoboth Beach, nel Delaware, il presidente ha risposto ad alcune domande dei giornalisti. Quando gli è stato chiesto se ritenga che Israele dovrebbe posticipare l'invasione di terra a Gaza finché non saranno liberati altri ostaggi, lui ha risposto «sì». Ma la Casa Bianca ha subito correggo il tiro. Biden «ha sentito male la domanda», è stata la nota diffusa. «Il «sì» del presidente si riferiva alla necessità che Hamas liberi altri ostaggi e non a un rinvio dell'invasione di terra».

Sono 210 al momento le famiglie degli ostaggi che l'esercito ha informato, aggiungendo e depennando le persone sulla base «di informazioni di intelligence». Lo ha detto il portavoce militare Daniel Hagari confermando che l'obiettivo prioritario di Israele è di riportarli tutti a casa. Osama Hamdan, rappresentante di Hamas a Beirut, ha dal canto suo dichiarato: «Ci sono contatti in corso con Egitto e Qatar» per la liberazione di altri ostaggi civili. «Lavoriamo con tutti i mediatori per chiudere il dossier dei civili appena le condizioni di sicurezza saranno opportune. Riteniamo l'occupazione (israeliana) responsabile dell'incolumità dei civili alla luce dell'incessante bombardamento fascista sulla Striscia di Gaza». Hamas, per contro, non discuterà della sorte degli ostaggi militari: «Fino a quando sarà in corso l'aggressione nemica di questo non trattiamo».

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