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I tormentoni di Sanremo 2023

Non sempre la classifica finale è indicativa e quindi non è detto che il brano di Mengoni, arrivato primo, abbia più futuro di quello di Sethu, ventottesimo
© EPA/ETTORE FERRARI
Stefano Olivari
12.02.2023 17:45

Quale canzone delle 28 in gara a Sanremo 2023 diventerà un tormentone, arrivando almeno fino all’estate? Non sempre la classifica finale è indicativa e quindi non è detto che il brano di Mengoni arrivato primo abbia più futuro di quello di Sethu ventottesimo. Proviamo quindi a prevedere cosa possa durare nel tempo di quanto appena visto e ascoltato all’Ariston.

Streaming

Nelle ore immediatamente successive alla fine di Sanremo 2023 le piattaforme di streaming hanno fornito una loro classifica: inutile mettersi a copiare le varie Spotify, Apple Music, Deezer, eccetera cambiando qualche posizione, vediamo chi c’è e chi non c’è. Nei primi 10: Lazza (primo assoluto quasi ovunque), Mr. Rain, Mengoni, Madame, Ultimo, Elodie, Rosa Chemical, Colapesce Dimartino. Nei primi 20: Tananai, Coma_Cose, Paola e Chiara, Articolo 31. Nei primi 50: Mara Sattei, Giorgia, Ariete, gIANMARIA, Levante, Olly, i Colla Zio, Grignani. Nei primi 100: Leo Gassmann, Modà, I Cugini di Campagna, LDA. Insomma, dispersi soltanto Anna Oxa, Will, Shari e Sethu. In altre parole, il quarto Sanremo di Amadeus è stato un grandissimo successo televisivo, ma soltanto 12 canzoni su 28 sono nella parte alta delle varie classifiche, e gran parte di queste 12 è destinata a scendere una volta sfumato l’effetto Sanremo. E in questi 12 non c’è nessuno dei 6 usciti da Sanremo Giovani (gIANMARIA, Will, Olly, Shari, Sethu e i Colla Zio). Il gigantismo non ha prodotto più canzoni di successo immediato, anzi: per la sua quinta e forse non ultima edizione, l’anno prossimo, Amadeus se ne ricorderà.

Musica leggerissima

La storia di Sanremo, antica e recente, insegna che brani sottovalutati dalle giurie più o meno popolari possono avere una seconda vita come tormentoni ed una terza come evergreen. Nel 2021 Musica leggerissima di Colapesce Dimartino arrivò quarta, ma dominò tutta l’estate successiva diventando poi un classico, Nel 2019 i Boomdabash con Per un milione arrivarono undicesimi ma anche fino all’estate, superandola benissimo come colonna sonora nelle spiagge. L’estate 2018 vide invece protagonista Una vita in vacanza dello Stato Sociale, che a Sanremo era arrivata seconda. Doppietta per Francesco Gabbani nel 2017: primo a Sanremo ma anche protagonista di tutte le altre stagioni con la sua Occidentali’s Karma, con o senza scimmia. Fra l’altro sia Gabbani sia Lo Stato Sociale furono presi al primo livello di lettura, senza pensare all’ironia dei loro testi: ma il tormentone non deve creare dibattito, non è un film d’essai. Insomma, senza bisogno di arrivare al 1990 di Mietta e Minghi con Vattene amore ed il suo trottolino amoroso, o al 1983 e alla Vita spericolata di Vasco Rossi arrivata venticinquesima prima di diventare tormentone e poi inno di più generazioni, è evidente che non si può capire subito cosa vale e cosa durerà nel tempo. Però il tormentone ha alcune caratteristiche fisse, che in alcune canzoni di questo Sanremo si possono individuare con chiarezza.

Quelli da tormentone

La base ideologica del tormentone è che la canzone debba essere orecchiabile, preferibilmente dance o comunque con un ritmo martellante, con un testo semplice e facile da memorizzare, ideale per essere trasmesso in radio. Non necessariamente tutta la canzone deve essere un tormentone, per entrare nell’immaginario collettivo bastano anche poche battute. Per essere concreto, da Sanremo 2023 possono uscire come tormentoni prima di tutto la canzone di Madame, poi quelle degli specialisti Colapesce e Di Martino, di Lazza, Leo Gassmann, Rosa Chemical, Articolo 31, ma soprattutto di Elodie, sempre più Beyoncé dei poveri («Per me le cose sono due: lacrime mie, lacrime tue»), e di Paola e Chiara, visto che la Furore delle sorelle milanesi è un tormentone di quelli davvero studiati a tavolino. Non significa che lo diventi, ma certo è che in questa sottogara ufficiosa partono svantaggiati gli artisti che raccontano una storia, come Ultimo, lo stesso trionfatore Mengoni (che però qualche frase da ripetere ce l’ha, come «Qui non arriva la musica») e soprattutto Gianluca Grignani, anche se la commovente esplosione finale della sua Quando ti manca il fiato potrebbe rimanere stampata nella testa di tanti. Un po’ sottotono, in questo senso, una tormentonista quasi di professione come Mara Sattei.

Madame

Le radio hanno già emesso il loro verdetto, stando alla programmazione: prima Elodie, secondi Colapesce Dimartino, terza Giorgia, con la canzone di Madame in grande ascesa e considerata da quasi tutti gli addetti ai lavori il tormentone che resterà. Il bene nel male, sorretta anche da una grande interpretazione, è stata probabilmente la canzone più amata da Amadeus, che ha difeso l’artista vicentina quando è finita nel mirino per essersi vaccinata contro il Covid per finta, soltanto per ottenere il green pass. Impossibile dimenticare «Nel bene, nel male, fai bene, fai male, nel bene, nel male», che può piacere anche in chiave dance.

Festivalbar

È stato quindi il Sanremo dei potenziali tormentoni? Tanti dicono di sì, ma lo scopriremo solo vivendo, per rispondere con un tormentone che ha fatto storia. Certo è che il tormentone è coerente con l’ideologia di Amadeus, da Festivalbar anni Novanta, cioè gli anni d’oro della defunta manifestazione di Vittorio Salvetti, che Amadeus condusse per 5 edizioni dal 1993 al 1997. Edizioni in cui si videro Paola e Chiara, gli Articolo 31, Piero Pelù, Nek, Biagio Antonacci, Eros Ramazzotti, Grignani, Michele Zarrillo, Anna Oxa, Paolo Vallesi, Gianni Morandi, Giorgia… Tutta gente a vario titolo appena passata sul palco dell’Ariston e su quelli collegati, come se non fosse passato oltre un quarto di secolo. Un meccanismo simile a quello del tormentone: ripetere le parole infonde sicurezza, così come riproporre tutti i personaggi riproponibili. Evitiamo paragoni blasfemi, ma Sanremo è una liturgia e Amadeus come sacerdote è secondo soltanto a Pippo Baudo.  

 

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