Turismo

Il 2024 chiude con il segno meno: «Ma il bicchiere è mezzo pieno»

Leggera flessione dei pernottamenti alberghieri rispetto all’anno precedente ma sostanziale crescita rispetto al periodo pre-COVID - Il Ticino si conferma meteo dipendente – Angelo Trotta: «Occorre investire nei mercati esteri» – Gli affitti a corta durata non fanno l’unanimità
©Gabriele Putzu
Francesco Pellegrinelli
20.02.2025 19:56

Meno pernottamenti, ma più arrivi. Nel 2024, il Ticino ha accolto un numero maggiore di turisti rispetto all’anno precedente, ma la durata media del soggiorno si è ridotta.

Bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto? La risposta del direttore di Ticino Turismo, Angelo Trotta, è articolata. «Nonostante una leggera flessione (-1,5%) il numero di pernottamenti del 2024 (2,4 milioni) resta superiore alla media dell’ultimo decennio. Inoltre, se confrontiamo i dati con il 2019, ossia il periodo pre-COVID, registriamo addirittura un incremento del 4,8%».

Trotta non nasconde che l’anno si è concluso con il segno meno: «I primi mesi sono stati difficili, con una flessione del 14,5% ad aprile. La preoccupazione c’era». Tuttavia, da settembre la tendenza si è invertita e i pernottamenti hanno iniziato a salire: +3,7% a settembre, +1,1% a ottobre, +11,5% a novembre e +7,8% a dicembre. Un recupero (interessante anche in ottica di destagionalizzazione) che ha salvato il bilancio annuale. «Il bicchiere, sì, è mezzo pieno».

Calano gli svizzeri

Non mancano, però, gli interrogativi e qualche preoccupazione, soprattutto per il calo dei turisti svizzeri (-3%), che costituiscono il mercato di riferimento per il Ticino. «A livello nazionale, il numero di turisti elvetici è rimasto stabile. La crescita del turismo in Svizzera (vedi articolo sotto, ndr.) è stata infatti trainata dagli arrivi internazionali», spiega Trotta. «Il calo registrato in Ticino è un dato da monitorare, anche se rispetto al 2019 c’è stato un aumento del 5%».

Trotta sottolinea che la flessione osservata nel 2024 è attribuibile a diversi fattori, tra cui la forte concorrenza delle destinazioni estere. Ad esempio, il Portogallo ha registrato una crescita significativa degli arrivi (+19%), così come la Spagna (+13%). A ciò si aggiunge una crescente competitività interna: grandi città svizzere come Zurigo e Ginevra hanno rafforzato notevolmente la loro attrattività turistica. Un ulteriore elemento da considerare è il contesto macroeconomico. Con il franco forte, per molti svizzeri risulta più conveniente trascorrere le vacanze all’estero.

Se piove, va male

Detto dei dati principali, emergono due implicazioni chiave. Punto primo: il turismo in Ticino è fortemente influenzato dalle condizioni meteorologiche. «L’andamento mensile mostra chiaramente l’impatto di una Pasqua e di una primavera piovose», spiega Trotta. Per questo motivo, guardando al futuro, sarà fondamentale investire maggiormente nei mercati esteri, meno condizionati dal clima. In particolare, Trotta ha indicato come potenziale mercato da coltivare quello di Stati Uniti, Germania e Benelux. «Dal 2019, i pernottamenti alberghieri dei turisti americani sono aumentati del 34%, mentre quelli provenienti dal Benelux hanno registrato una crescita del 13%. Più contenuto l’incremento dalla Germania (+2%), che però resta un mercato di riferimento storico, coprendo circa il 10% dei pernottamenti complessivi in Ticino.

Secondo punto: la grande sfida per il settore alberghiero, nel prossimo futuro, sarà di aumentare la durata dei soggiorni. «Questo aspetto è cruciale. Gli arrivi sono cresciuti (+0,6%), ma i pernottamenti sono calati (-1,5%). È quindi necessario incentivare la permanenza dei turisti attraverso promozioni mirate. Non è un compito semplice, ma occorre lavorarci di più».

Airbnb e simili

Un capitolo a parte va poi dedicato agli affitti di corta durata, ossia gli alloggi messi in locazione su strutture online come Airbnb e simili. I numeri dei pernottamenti per questa tipologia di alloggio nel 2024 non sono ancora definitivi. Ad oggi, se ne calcola circa un milione. «Il trend è comunque in crescita», ha commentato Trotta. Nel 2019 il dato si avvicinava a 800 mila. Per quanto l’aumento sia riconducibile anche alle nuove regole che obbligano chi affitta a registrarsi sulla piattaforma cantonale, la crescita è reale e preoccupa gli albergatori, come confermatoci a margine della conferenza stampa dalla direttrice di Hotelleriesuisse Ticino, Sonja Frey: «Tutti i turisti sono i benvenuti, ma è chiaro che esiste una disparità di trattamento. Gli alberghi devono sottostare a una lunga serie di regole e controlli: dall’igiene al contratto collettivo di lavoro, mentre gli affitti di corta durata ne sono invece in gran parte esenti». Secondo Frey sarebbe pertanto auspicabile introdurre una regolamentazione più rigorosa per tutti, oppure allentare la pressione normativa sugli alberghi. Un proposito che secondo la direttrice dovrebbe valere anche come premessa per affrontare, nei prossimi mesi, la discussione attorno a un eventuale estensione da 90 a 180 dei giorni entro i quali è possibile affittare una camera, un appartamento o una residenza privata senza dover richiedere al Comune il cambio d’uso. A favore di una maggiore regolamentazione si è espresso anche Trotta, per il quale tuttavia, al momento, il fenomeno in Ticino non preoccupa: «Si tratta di due offerte complementari che per ora convivono».

Secondo il Tourismus Monitor Schweiz, il più ampio sondaggio nazionale condotto da Svizzera Turismo su un campione di 22.000 persone, il turista tipo in Ticino proviene principalmente dalla Svizzera (62%) e sceglie di soggiornare in hotel (40%). Per quanto riguarda la fascia d’età, il 40% dei visitatori ha tra i 36 e i 55 anni. Le principali motivazioni che spingono a visitare il Ticino sono la natura (54%), seguita da laghi e fiumi (46%) e dalla montagna (40%). Rispetto ad altre destinazioni svizzere, il clima è un fattore determinante per il 33% dei turisti. Tuttavia, alcuni aspetti generano insoddisfazione: il 31% ritiene il Ticino costoso, seppur in linea con la media svizzera; il 12% segnala problemi legati al traffico, mentre l’8% si lamenta della scarsa offerta di negozi e opportunità di shopping.
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