Lugano

Il campo di Cadro è sulla bocca di tanti

Crea interesse in tutto il cantone la posa di un manto ibrido per il terreno di gioco dove si allenerà il Lugano - I lavori sono finiti
© CdT/Gabriele Putzu
Giuliano Gasperi
10.07.2024 20:30

Pellegrinaggio a Cadro. Sportivo, s’intende. O meglio, infrastrutturale. Ha creato parecchio interesse, tra i Comuni e le società calcistiche ticinesi, il rifacimento del nuovo campo d’allenamento del FC Lugano con la posa di un manto ibrido. Per chi non lo sapesse, si tratta di una tecnica che permette di rafforzare l’erba con la posa di una fibra sintetica riducendo l’usura del terreno naturale e aumentando di molto la quantità di ore di gioco da mettere a disposizione dei club.

Quattro gocce: tutti a casa

«Le ore si moltiplicano» precisa l’architetto Marco Baroni, presidente della Commissione terreni da gioco dell’Associazione Svizzera di Football. «Un campo in erba naturale di vecchia generazione può reggere per una decina di ore alla settimana, poi cede. Si creano delle buche che di solito vengono riempite con la sabbia, ed è l’inizio della fine». Per il campo stesso e per chi vorrebbe utilizzarlo il più possibile. «A livello nazionale ci manca circa il dieci percento d’infrastrutture e ci sono liste d’attesa di bambini che aspettano di poter entrare in una squadra e giocare. La situazione in Ticino è simile: non che manchino i campi, ma tanti di quelli in erba naturale sono obsoleti e segnati da un utilizzo esagerato, oltre che da una scarsa capacità di drenaggio. Intanto, anche nel nostro cantone il calcio cresce, e le società si lamentano. La meteo, quando ci si mette, non aiuta: bastano quattro gocce e si resta a casa».

Seicentomila franchi

Chi milita nel calcio regionale può confermarlo: gli annullamenti causa pioggia sono abbastanza frequenti. «I motivi sono essenzialmente due. Uno è tecnico, perché molti terreni sono composti soprattutto da terra che contiene limo e argilla, oltre a non avere un adeguato sistema di drenaggio, per il quale occorre rispettare determinati standard. Perciò sotto l’acqua si trasformano presto in un pantano. Il secondo è, per così dire, politico: anche quando il pallone rimbalza e si potrebbe giocare, ci sono Comuni che chiedono di non farlo perché sanno che dopo la partita dovrebbero spendere di più per la manutenzione; ma questo non succederebbe se il campo fosse fatto bene». Non per forza con un manto ibrido: anche uno totalmente naturale, se bilanciato bene nei suoi componenti, può garantire una buona resa. L’ibrido comunque, secondo Baroni, è la soluzione migliore, anche rispetto a quella del solo sintetico. Quest’ultima opzione garantisce un numero ancora maggiore di ore di gioco, «ma l’investimento e i costi d’installazione sono nettamente superiori a quelli di un campo ibrido». Baroni stima circa 1,2 milioni di franchi contro i 600 mila necessari per un ibrido e i 450 mila per un campo totalmente naturale. «Il sintetico ha bisogno di meno manutenzione e non soffre il cambio delle stagioni, è vero, però bisogna considerare anche i costi di smaltimento del manto una volta arrivato a fine vita. Inoltre, sul sintetico si perde completamente il feeling di gioco che dà una superficie naturale. Ogni scelta comunque è legittima e l’ideale, se si hanno più campi, è diversificare. Come Associazione Svizzera di Football siamo a disposizione dei Comuni e delle società per aiutarli nelle loro decisioni».

Il primo in Ticino

Una cosa è certa: in diversi stanno riflettendo su come migliorare i loro campi, e questo per Baroni è di per sé molto positivo. «Vedo interesse soprattutto nel Mendrisiotto, dove non sono molti i campi in ordine e i campi in generale, ma si è mosso qualcuno anche nel Bellinzonese». Nel Luganese, invece, una notizia ancora fresca è la decisione dei Comuni di Massagno e Savosa di rifare il campo del Centro Valgersa con la posa di un manto ibrido. «Quello di Cadro è stato il primissimo in Ticino – conclude Baroni – e ora è sulla bocca di tutti».

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