Lugano

Il campo entra in gioco: Cadro accoglie l'FC Lugano

Da oggi i bianconeri si alleneranno sul terreno rinnovato anche grazie al contributo della Città - In generale alle società mancano spazi
Il campo in zona Madonnina a Cadro. © CdT/Gabriele Putzu
Giuliano Gasperi
22.01.2025 06:00

È rimasto per cinque mesi in panchina, il campo di Cadro. Oggi il «nuovo acquisto» finanziato dal Circolo Operaio del Boglia, dal FC Lugano e dalla Città – con 250 mila franchi – inizierà a ospitare gli allenamenti della prima squadra bianconera, che potrà utilizzarlo in modo esclusivo fino a giugno 2026. La novità sta soprattutto nella posa di un manto ibrido paragonabile, per caratteristiche, a quello usato da un’altra squadra bianconera: la Juventus. Insomma, un terreno top, come i club per cui lavora abitualmente la ditta ticinese esecutrice dell’opera: la FlexGrass. Perché, dunque, non sfruttarlo da subito? Ragioni varie, per quanto abbiamo potuto ricostruire.

L’impatto di un tackle

Il primo stop avviene lo scorso agosto ed è di natura tecnica. Pur rispettando a pieno tutti i parametri a livello di prestazioni e di sicurezza fissati dalla FIFA, il terreno di gioco ha dovuto essere adattato a delle specifiche esigenze del Lugano. Niente di drammatico, comunque. La questione è stata risolta in poche settimane, ma il campo in zona Madonnina ha continuato a restare vuoto. Ottobre, novembre, dicembre… Come mai? Una ragione è legata all’intervento – che potremmo definire un tackle, duro ma regolare – dell’Associazione Traffico e Ambiente, che lo scorso agosto si è opposta alla realizzazione del progetto Cornaredo Sud mandando su tutte le furie la Divisione dello sport di Lugano, che per quel comparto aveva trovato un complicato incastro spazio-temporale. Lo scontro giuridico ha prolungato, per il FC Lugano, la disponibilità del campo C, quello in erba naturale che dà su via Ciani, dove la prima squadra si allenava da tempo. Così ha continuato a farlo, rimandando fino ad oggi lo spostamento a Cadro. «Una questione di praticità – ci fa sapere il club – legata anche al momento che abbiamo vissuto: essendo stati molto in giro per l’Europa e per tanti giorni impegnati a Thun, le sessioni a Lugano sono state ridotte al minimo. Ora che il lavoro è ripreso in Ticino dopo il ritiro di Marbella, la prima squadra potrà utilizzare il campo di Cadro in base alle esigenze dello staff tecnico. In queste settimane invernali, comunque, poter alternare questa nuova soluzione con il campo C, che continueremo a usare finché sarà possibile, gioverà alla qualità degli allenamenti: le dimensioni del campo C, infatti, sono inferiori a quelle richieste per i terreni di gioco su cui si svolgono le partite ufficiali, in più ci sono benefici per la manutenzione e la tenuta di ambedue i manti erbosi». Del resto, nelle ultime settimane, il C è stato condizionato dal gelo.

L’esclusiva è doppia

A questo punto, considerando la forte domanda di campi da parte delle società calcistiche di vario livello attive a Lugano, sorge spontanea una domanda: il campo C di Cornaredo, nei momenti in cui non servirà al Lugano, sarà messo a disposizione di chi ne ha bisogno? La risposta, che compete alla Divisione dello sport, è no. «Con il Lugano abbiamo un accordo di esclusiva anche per l’uso del campo C, fino a quando sarà disponibile» spiega il vicesindaco Roberto Badaracco. «I turni per l’occupazione di tutti i campi fra Cornaredo e il Maglio sono stati stabiliti – aggiunge il municipale – e ogni società ha il suo spazio, ma se qualcuna ne volesse di più...» al momento non potrebbe essere accontentata. «È vero, la domanda di campi è forte, e tutte le fasce orarie sono sature» conferma Badaracco. «Se avessimo a disposizione altri terreni di gioco, non faremmo fatica ad occuparli. Questa vivacità è un’ottima cosa, soprattutto pensando a bambini e ragazzi, ma indubbiamente pone un problema logistico». Problema che la realizzazione del Polo sportivo non risolverà, perché il numero di campi, a lavori finiti, sarà lo stesso di prima dei vari cantieri.  «È stato fatto tutto in funzione di avere il nuovo stadio e gli stessi campi di prima» conferma il capodicastero. «Non potevamo aggiungerne altri». Per farlo, probabilmente, sarebbe stato necessario sacrificare alcuni contenuti non sportivi inclusi nel patto con i privati, ma a quel punto sarebbe cambiato il prezzo dell’intero progetto. «Ai tempi, qualcuno chiedeva di includere anche una piscina e una pista di ghiaccio, ma non era possibile».

Perché non rifarlo?

Sorge quindi un’ulteriore domanda, che ci riporta a Cadro e poi fuori Lugano. Per soddisfare la domanda di campi, Lugano non potrebbe ripetere in altri Comuni e con altre società l’operazione portata a termine con il Circolo Operaio del Boglia, cofinanziando la sistemazione di terreni di gioco sottoutilizzati? «Tempo fa avevamo chiesto ad alcuni Comuni vicini la disponibilità a concedere alcune ore di gioco sui loro campi – ricorda Badaracco – ma la risposta non era stata soddisfacente: ognuno tende a guardare il suo orticello, è difficile».

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