Il caos negli aeroporti di Haiti costringe il premier ad atterrare a Porto Rico
Un aereo con a bordo il primo ministro haitiano Ariel Henry ha cercato oggi di rientrare ad Haiti, ma ha dovuto rinunciare per il caos negli aeroporti haitiani e per un divieto ad atterrare opposto dalle autorità della Repubblica dominicana.
Il velivolo privato, che era partito dall'aeroporto statunitense di Teterboro, nel New Jersey, riferiscono i media dominicani, ha scelto alla fine di dirigersi verso Porto Rico dove è potuto atterrare nello scalo della capitale.
Da alcuni giorni negli ambienti politici haitiani ci si chiedeva che fine avesse fatto Henry dopo aver firmato il 1. marzo a Nairobi, in Kenya, un accordo per la costituzione della Missione multinazionale di sostegno alla sicurezza (Mmas), e nelle reti sociali si supponeva che si fosse trasferito per colloqui negli Stati Uniti.
In effetti così è stato perché oggi, a bordo di un aereo privato, Henry ha cercato di far ritorno, se non proprio ad Haiti a causa dell'ondata di violenze scatenata dalle gang criminali a Port au Prince, almeno nella Repubblica Dominicana.
Ma le autorità dominicane hanno negato l'autorizzazione all'atterraggio del velivolo del premier haitiano, annunciando addirittura una chiusura dello spazio aereo sull'isola Hispaniola che Santo Domingo divide con Haiti.
A questo punto, anche probabilmente per problemi di carburante, l'aereo si è diretto verso Porto Rico dove è atterrato nell'aeroporto Luis Muñoz Marin della capitale.
Dal 29 febbraio le bande criminali haitiane hanno organizzato manifestazioni, assalti a edifici pubblici e alle prigioni, attaccando ripetutamente i due scali aerei di Port au Prince, con l'evidente obiettivo di rendere difficile il ritorno del premier, a cui chiedono da tempo di dimettersi.