Il Centro e il danno d’immagine
![](https://naxos-cdn01.gruppocdt.ch/cdt/stories/2025/02/09/1920x1080/f3f368ce-1131-435f-83b9-5081a9bf1ac2.jpeg)
A Berna sta accadendo qualcosa di anomalo. Dopo la partenza di Viola Amherd dal Consiglio federale, abbiamo assistito a un fuggi fuggi di potenziali candidati. Sono state molte di più le rinunce rispetto a chi è andato fino in fondo. L’Alleanza del Centro potrà contare su due soli candidati: Markus Ritter e Martin Pfister. Questa situazione è dovuta a un problema interno al partito oppure è una tendenza generalizzata e che tocca tutto il Governo federale? A La domenica del Corriere, condotta dal vicedirettore del CdT Gianni Righinetti, se ne è discusso con Greta Gysin (consigliera nazionale dei Verdi), Fabio Regazzi (consigliere agli Stati del Centro), Alex Farinelli (consigliere nazionale del PLR) e Marco Chiesa (consigliere agli Stati dell’UDC).
Amherd, ricorda in entrata Righinetti, era finita sotto il fuoco di fila dell’UDC, che ne aveva espressamente chiesto le dimissioni. Poi, pochi giorni dopo, ecco l’annuncio a sorpresa della consigliera federale. Un caso, oppure i democentristi hanno davvero tutto questo potere? «Questa è una provocazione», dice con un sorriso Chiesa. «Non è così. Un partito ha il dovere di dire le cose che non funzionano. Ma non siamo stati gli unici». All’interno dell’esercito, spiega ancora Chiesta, sono parecchie le cose che non vanno. «Bisognerebbe riflettere anche sul comandante in capo Thomas Süssli». Con le dimissioni qualche giorno prima anche del presidente del Centro Gerhard Pfister, «si è pensato a un disegno». «Prendo atto che Chiesa mette in discussione anche il ruolo di Süssli», commenta da parte sua Regazzi. «Ho trovato l’attacco dell’UDC sopra le righe, poco svizzero». Il deputato non nega che il Dipartimento della difesa ha dei problemi, «ma non bisogna dimenticarci delle cose buone che sono state fatte, come la votazione sugli F-35». Inoltre, ricorda ancora Regazzi, i predecessori di Amherd alla testa dell’esercito erano due UDC. Ad ogni modo, non so quali valutazioni abbia fatto Amherd. Sono convinto però che queste riflessioni le aveva fatte da tempo, prima ancora delle dimissioni di Pfister». Il «senatore» spiega però che, alla luce delle richieste «fuori luogo» dell’UDC e delle dimissioni di Pfister, Amherd avrebbe potuto aspettare per non dare l’impressione di cedere alle pressioni democentriste o di far parte di un disegno politico.
Righinetti, in seguito, chiede a Gysin se anche i Verdi in futuro potrebbero fare richieste simili ai membri del Governo. «Ciò che ha fatto l’UDC è decisamente poco svizzero», osserva la deputata. «Per il partito che continua a ripetere di difendere i valori svizzeri, agire in questo modo mi lascia perplessa». Gysin sottolinea che al momento il Consiglio federale non è rappresentativo del Parlamento. «E questo va cambiato in futuro». Il seggio lasciato vacante da Amherd andrà al Centro, ma «alla prossima vacanza di un seggio PLR sarà il momento di attaccare da parte del mio partito».
«Non condivido il fatto che i ‘ministri’ vengano attaccati così frontalmente», premette da parte sua Farinelli. «E la responsabilità dei problemi all’interno dei Dipartimenti è collegiale, anche degli altri membri del Governo». Secondo il deputato liberale-radicale, la ripartizione del Consiglio federale è continuamente oggetto di discussioni. «Ma la realtà è che c’è una regola. Così funziona il sistema. Il sistema svizzero è costruito attorno alla stabilità». E ciò non permette a un partito di dominare la politica. «Sono affermazioni di un partito che vuole rimanere al potere», controbatte Gysin. «In Svizzera non c’è la regola del 2, 2, 2, 1: le forze presenti in Parlamento devono essere rispettate anche il Governo. È ora di rivedere questa formula magica».
Il conduttore torna poi al tema centrale della puntata: perché nessuno (o quasi) vuole fare il consigliere federale? «Nel mio gruppo non c’è la sensazione di un problema interno al partito», rileva Regazzi. «Chi ha rinunciato aveva motivazioni valide. Per contro, il tema del ruolo di un “ministro” si pone. La pressione è aumentata, la sua condizione è cambiata in peggio. E sta diventando problematico». «Da osservatore esterno, ho pensato a una strategia da parte del Centro con le due dimissioni eccellenti. Pensavo avessero i nomi dei successori». Invece, «si è sfiorata l’improvvisazione». «Condivido le riflessioni, c’è stata mancanza di organizzazione e di comunicazione fra Pfister e Amherd. E ha esposto il partito a un danno di immagine», ammette Regazzi. «L’impressione di improvvisazione si è accentuata ancor di più con l’ultima candidatura di Pfister, che nessuno conosce», rileva Farinelli. «Sembra che il partito lo abbia pregato di candidarsi».
Un altro tema affrontato è quello della rappresentanza di genere in Governo. Con l’addio di Amherd e la presenza di due candidati uomini, ci sarà una donna in meno nell’Esecutivo. «Non siamo stati in grado di presentare una donna», taglia corto Regazzi. «Se ci fossero state due donne sul ticket non avrei avuto nulla da dire». «Quando si parla di rappresentanza equa, non va interpretata in maniera troppo rigida», spiega Gysin. «Al Centro non rimprovero nulla. Mi aspetto però che alla prossima vacanza, in particolare dall’UDC, vengano proposte delle donne». «Avevamo presentato Rita Furrer», quando poi vinse Ueli Maurer, ricorda Chiesa. «Ma condivido, dobbiamo presentare anche noi una rappresentanza femminile».