Locarno77

Il cinema di animazione non è solo per bambini

«È un terreno fertile che Locarno osserva e segue con cura, l'attenzione è su tutte le evoluzioni di questa straordinaria forma di espressione, linguaggio e cinema» – Nel 1998 in Piazza Grande veniva proiettato «Mulan»
© Locarno Film Festival/Ti-Press
Jenny Covelli
17.08.2024 06:00

Approcciarsi al cinema attraverso lo stupore, la sorpresa, la scoperta. È il mantra del direttore artistico Giona A. Nazzaro. Metodo tipico dei bambini, ai quali il Locarno Film Festival dedica la sezione Locarno Kids Screenings, un viaggio iniziatico nel mondo del cinema grazie a film dedicati alla loro età. «Un bambino ci mostra anche quello che non vogliamo vedere delle nostre emozioni, questa è la parte interessante», ha dichiarato il regista vallesano Claude Barras, premiato con il Locarno Kids Award – attribuito dal 2021 a una personalità che risulta in grado di avvicinare il cinema ai più giovani – per Sauvages, la sua fiaba ecologica in stop motion che si svolge nel Borneo, selezionata a Cannes lo scorso maggio tra le proiezioni speciali.

© Locarno Film Festival/Ti-Press
© Locarno Film Festival/Ti-Press

Ma il cinema di animazione non è solo per bambini. E a Locarno ne sono convinti. Ampio spazio gli viene infatti concesso anche tra i Pardi di Domani, sezione che presenta corti e mediometraggi in prima mondiale o internazionale. Nel concorso internazionale quest’anno figurano Linnud läinud, secondo film della trilogia sulla natura della regista di animazione estone Anu-Laura Tuttelberg (Winter in the Rainforest, 2019, è stato presentato in anteprima ad Annecy e proiettato in oltre 90 festival, dove ha vinto numerosi premi), e Soleil gris di Camille Monnier. Gabriel Böhmer (Zurigo), che vive e lavora nel Regno Unito, ha portato Progress Mining, e Samuel Patthey, regista di film d'animazione a Friburgo, Sans Voix. Al concorso Corti d’Autore, poi, spazio a un film di 19 minuti il quale «contiene scene che potrebbero urtare la sensibilità del pubblico»: La Fille qui explose, di Caroline Poggi e Jonathan Vinel (Orso d’oro per il miglior cortometraggio a Berlino con Tant qu'il nous reste des fusils à pompe, 2014).

Nella sezione Cineasti del Presente, dedicata alle opere prime o seconde, Olivia & Las Nubes  dello storyteller dell'animazione della Repubblica Dominicana Tomás Pichardo-Espaillat. Un film che racconta di amore, legami, cuori spezzati e traumi, utilizzando un approccio soggettivo.

Quella volta di «Mulan» in Piazza Grande

«Il cinema di animazione è un terreno fertile che osserviamo e seguiamo con cura», dichiara oggi Nazzaro. «La nostra attenzione è concentrata fortemente su tutte le evoluzioni di questa straordinaria forma di espressione, linguaggio e cinema». Un genere che deve le sue origini a un esperimento del 1889 di Emile Reynaud: il théâtre optique, una complessa macchina che proiettava su un telo, grazie a un gioco di specchi, figure disegnate su un rullo di carta. Trasformare disegni, oggetti e qualunque figura statica in movimento è la grande magia dell’animazione che, in più di cento anni di storia, ha esplorato molteplici tecniche, senza alcun limite se non la fantasia. «Qualunque forma di tecnologia sufficientemente avanzata non è distinguibile dalla magia», sosteneva Arthur C. Clarke, autore del romanzo di fantascienza 2001: Odissea nello spazio, portato sullo schermo da Stanley Kubrick. Il cinema d’animazione è la migliore interpretazione di questo pensiero.

Lo sapeva bene Marco Müller, direttore artistico del Festival tra il 1992 e il 2000. Era il 1998 quando fu il primo a portare tra i film serali in Piazza Grande la pellicola Disney Mulan. Un film capace di imprimere un cambiamento decisivo, di depositarsi nell'immaginario collettivo grazie a un personaggio femminile tra i più rivoluzionari, emancipati e meglio concepiti del cinema moderno. Impreziosito dalla colonna sonora di Jerry Goldsmith e Matthew Wilder, Mulan aveva la capacità di trattare argomenti difficili e attuali e appassionò anche la piazza locarnese. Per inciso, l’edizione di 26 anni fa si concluse con la proiezione davanti a oltre 8.000 spettatori di La vita è bella, con il collegamento telefonico da Roma di Roberto Benigni: «È la prima volta che parlo al telefono con diecimila persone. Una goduria. Sentirvi è come fare l’amore con una donna che ti piace, accarezzando il suo seno».

Nel 2021, per celebrare i cinquant’anni di Festival in Piazza Grande, era stato scelto tra gli altri Yaya e Lennie – The Walking Liberty del regista italiano Alessandro Rak, che per l’occasione aveva affermato: «L’animazione si presta a qualsiasi tipo di narrazione e anzi credo che il cinema sia una branca di questa. Quando fai animazione puoi mettere tutto quello che vuoi, anche immagini del reale».

In questo articolo: