Il conducente della Tesla esplosa: «Niente terrorismo, il mio è un campanello d'allarme per gli USA»
«Questo non è un attacco terroristico, è un campanello d'allarme. Gli americani prestano attenzione solo agli spettacoli e alla violenza. Quale modo migliore per far capire il mio punto di vista se non con una trovata con fuochi d'artificio ed esplosivi?». Parole, queste, che Matthew Alan Livelsberger, l'uomo fattosi esplodere il giorno di Capodanno davanti al Trump Hotel di Las Vegas all'interno di un Tesla Cybertruck, ha scritto nelle note di uno dei suoi due cellulari, trovato carbonizzato all'interno della macchina andata in fiamme. A renderle note, durante una conferenza stampa tenutasi venerdì, sono state le autorità.
Un monito alla nazione insomma. Già, perché secondo Livelsberger, gli Stati Uniti sono «diretti verso il collasso». Come spiegato dall'assistente sceriffo della polizia metropolitana di Las Vegas, Dori Koren, all'interno dello smartphone dell'uomo sono state rinvenute numerose note contenenti svariate lamentele inerenti sia la politica, sia questioni personali. Nel suo cellulare, il militare chiarisce anche le circostanze del folle gesto. «Perché l'ho fatto personalmente ora? Avevo bisogno di purificare la mia mente dai fratelli che ho perso e liberarmi dal peso delle vite che ho tolto».
I materiali trovati dagli investigatori sul telefonino di Livelsberger suggeriscono, spiega il New York Times, che il militare fosse sempre più preoccupato per la situazione politica nella quale versavano gli Stati Uniti. In una nota, il berretto verde scrive che, per far uscire i democratici dal Governo federale, le persone dovrebbero «innanzitutto provare con mezzi pacifici, ma rimanere comunque pronte a lottare».
In un altro scritto, Livelsberger afferma invece che «la mascolinità è una cosa buona e gli uomini devono essere leader». Egli aggiunge quindi che le persone dovrebbero stringersi attorno a Donald Trump e a Elon Musk
La scelta di far esplodere la macchina davanti all'hotel di Trump non sembra perciò essere legata a ragioni politiche. Come dimostrano alcune delle note recuperate dalle autorità all'interno del suo cellulare, Livelsberger era infatti un sostenitore del tycoon. Il fatto che il militare non provasse sentimenti negativi nei confronti del presidente eletto è confermato anche dall'agente speciale responsabile dell'ufficio di Las Vegas dell'FBI, Spencer Evans, il quale ha detto che, in base agli interrogatori effettuati con amici, parenti e colleghi del berretto verde, non è emerso che Livelsberger nutrisse animosità nei confronti di Trump.
Alicia Arritt, ex infermiera dell'esercito che ha frequentato Livelsberger nel 2018 ed è stata sua amica fino alla sua morte, ha affermato, riporta il New York Times, che il berretto verde era una persona generosa, tendente al conservatorismo, ma che raramente si impegnava apertamente in politica. Dopo anni di missioni, ha detto, aveva problemi di salute mentale che cercava di nascondere per poter continuare a prestare servizio nelle forze speciali. «Aveva bisogno di aiuto e aveva paura di ottenerlo. Cosa, questa, molto comune per chi fa il suo lavoro», ha spiegato la donna.
Resi pubblici alcuni materiali contenuti in uno dei due cellulari di Livelsberger, gli investigatori hanno spiegato che stanno tutt'ora lavorando per accedere ai contenuti del secondo cellulare dell'uomo così come a quelli del suo computer portatile.
Sempre venerdì, l'agente dell'FBI Spencer Evans ha chiarito che non c'è nessuno collegamento con la strage di New Orleans, ipotesi che si era fatta strada poche ore dopo i due episodi. «Non abbiamo identificato alcun collegamento tra questo soggetto e qualsiasi altra organizzazione terroristica».
Niente terrorismo, insomma. A guidare Livelsberger verso questo folle gesto, oltre alle motivazioni politiche da lui addotte nelle note di uno dei suoi cellulari, ci sarebbe invece un disturbo mentale. Già, perché l'uomo soffriva di stress post-traumatico. A confermarlo è anche l'agente dell'FBI Spencer Evans che, parlando di quanto fatto dal berretto verde, ha detto «sebbene il gesto sia pubblico e più sensazionale del solito, sembra comunque essersi trattato, in definitiva, di un tragico caso di suicidio che coinvolge un veterano di guerra ampiamente decorato che stava lottando contro il disturbo da stress post-traumatico e altri problemi».