Il crollo di Ambrì e Lugano, da un derby all’altro
«Sembra un’eternità, sembra una vita fa», come canta Calcutta. E invece sono passati solo 39 giorni. Lo scorso 11 ottobre, Ambrì Piotta e Lugano si presentavano al primo derby stagionale guardando quasi tutti dall’alto: bianconeri secondi in classifica alle spalle degli ZSC Lions, con 16 punti in 8 partite; leventinesi quarti con lo stesso bottino, ma un match in più. Preceduta dalla scomparsa di Geo Mantegazza, la sfida della Gottardo Arena offrì momenti di commozione seguiti da una gara equilibrata e piacevole. I biancoblù si imposero 2-1 e salirono al secondo rango, a 3 lunghezze dallo Zurigo, retrocedendo Fazzini e compagni al quinto. Nulla lasciava presagire quanto sarebbe capitato nelle settimane successive. Ovvero il crollo di entrambe le squadre.
Venerdì, alla Cornèr Arena, Lugano e Ambrì Piotta torneranno a incrociare i bastoni. Non più in una sfida al vertice, ma in un derby della paura. Dopo 19 giornate, i bianconeri sono 11. con 25 punti, i leventinesi 12. con 24. Un tonfo, appunto. Tra tre giorni, una delle due vincerà e tornerà a respirare almeno un po’. Per chi invece uscirà sconfitto, si prospettano ore di fuoco. La pazienza delle tifoserie, infatti, ha ormai raggiunto il limite.
I numeri dei biancoblù
Nel primo derby, l’Ambrì Piotta aveva ottenuto la sua terza vittoria da 3 punti in stagione. Da allora, non ce ne sono state altre. Persino l’Ajoie – che sabato ha dato una lezione di concretezza ai leventinesi – ne ha ottenute di più (4). Il bilancio dei biancoblù dopo il primo derby è catastrofico: 9 partite, una vittoria ai rigori (il 22 ottobre a Rapperswil) e 8 sconfitte, 3 delle quali all’overtime. «Anche quando perdiamo, ce la giochiamo con tutti», è stato a lungo il mantra dei sopracenerini. In 19 partite, in effetti, solo 3 volte Grassi e compagni hanno perso con più di una rete di scarto. Ma è una magra consolazione, per non dire un’aggravante. Le statistiche che contano, infatti, inchiodano Cereda e i suoi uomini: l’attacco è il 9. del campionato (2,58 gol a partita), la difesa addirittura la penultima (3,21 reti subite di media). Malissimo anche gli special team: 11. posto per il power-play (16,92%) e 12. per il box-play (72%). E i portieri? Senn (10 gare da titolare) ha una percentuale di parate del 90,11% (11. posto), Juvonen (9 gare) non va oltre l’87,72% (16. posto) e di certo non giustifica una licenza straniera.
Le cifre dei bianconeri
Dopo la sconfitta nel primo derby, il Lugano ha battuto 4-3 l’Ajoie, non senza difficoltà, nella toccante serata in ricordo di Geo Mantegazza. Da allora, l’involuzione è stata costante e impietosa: 9 partite, 2 vittorie (a Berna e in casa con il Bienne) e 7 sconfitte, con le figuracce di Davos (8-1) e Kloten (5-2) alternate ad altri k.o. subiti senza opporre validi argomenti. Nelle interviste i bianconeri si appigliano continuamente a quanto fatto nelle prime giornate («Siamo forti, lo abbiamo già dimostrato»), ma le cifre non mentono: il Lugano ha il 10. attacco di NL (2,53 reti a partita) e la penultima difesa alla pari con l’Ambrì (3,21). Le difficoltà del power-play sono una triste ricorrenza nella gestione di Gianinazzi (12. posto con il 16,13%) e il box-play non fa tanto meglio (10. posto con il 78,57%). Preoccupante anche il rendimento di Schlegel tra i pali: la sua bassa percentuale di parate (88,81%) lo colloca al 15. rango. Lo slovacco Huska, ingaggiato in fretta e furia proprio alla vigilia del primo derby, dopo l’infortunio di van Pottelberghe, non dà alcuna garanzia (86,81%) ed è stato titolarizzato solo 3 volte. Ingiudicabile Dominic Nyffeler, subentrato solo una volta a Kloten.
Il lifting non basta
Dietro i freddi numeri di squadra (gelidi, nel caso delle ticinesi), ci sono le prestazioni individuali. Dall’11 ottobre ad oggi, l’Ambrì si è concesso un lifting. Ha confermato Curran per l’intera stagione, si è sbarazzato di due stranieri gestiti come zavorra – Ang e Lilja, zero gol in due – e ha abbracciato DiDomenico. L’abbonamento alla tribuna è così finito in tasca a Maillet, in sovrannumero quando gioca Juvonen. Proprio il rendimento degli attaccanti stranieri è uno dei principali problemi in casa leventinese. Infatti, i migliori marcatori della squadra sono due difensori, Virtanen (5 gol, 11 assist) e Heed (3 gol, 13 assist). Da Kubalik ci si aspetta ben altro, sia a livello contabile (7 gol, 6 assist), sia nell’impatto sul gioco (vedi power-play). Anche l’effetto positivo del ceco sull’amico Zwerger è durato poco: per l’austriaco solo un gol e 5 assist. Il già citato Maillet, che doveva essere il primo centro, conta 2 gol e 2 assist in 12 gare. E gli svizzeri? Heim, che a metà ottobre sembrava tornato quello dei bei tempi, è sprofondato di nuovo nel suo buco nero. Vien da chiedersi dove sarebbero i biancoblù senza i punti dei difensori stranieri e senza l’apporto dei giovani Landry e De Luca.
Dove sono i rinforzi?
A Lugano il «problema stranieri» riguarda ogni ruolo ed è aggravato da due fattori: la prolungata assenza di Thürkauf (tornerà venerdì?) e la modestia di troppi «titolari per caso». Tra gli «import» si salva soltanto Joly (7 gol, 12 assist), mentre Carr non vede più la porta (4 gol, 10 assist) e commette errori irritanti. Fallimentare, fin qui, il campionato dei tre principali innesti estivi: Dahlström (1 gol, 1 assist e tanti regali agli avversari), Zohorna (3 gol, 5 assist) e Sekac (2 gol, 5 assist e un bilancio di -12). Anche Aebischer, l’altro «colpo» di mercato, sta deludendo (4 assist, -8). Finché la coppia Fazzini-Arcobello ha trascinato l’attacco, il Lugano ha trovato il modo di vincere. Ma nelle ultime 11 partite il «Fazz» ha segnato una sola rete e Arcobello due. In tutto questo, la dirigenza non ha mai pensato di intervenire per sostituire Thürkauf con un centro straniero di alto livello. Ha invece reagito fin troppo velocemente all’infortunio di van Pottelberghe, puntando su un portiere (Huska) a corto di competizione (e si vede). Discorso simile per la difesa con l’innesto di Schultz, che è fuori ritmo e deve adattarsi alle piste grandi. Gli serve tempo. Ma al Lugano ne è rimasto poco.