Il dramma degli orfani russi

MOSCA - Doppio incubo per gli orfani russi, che oggi sono circa 700 mila, più di quanti erano alla fine della seconda guerra mondiale: circa un terzo di quelli adottati negli ultimi tre anni sono stati restituiti agli orfanotrofi, in particolare per la crisi finanziaria che ha ritardato il versamento dei fondi statali.
A lanciare l'allarme con una intervista al settimanale Itoghi è Albert Likhanov, capo del Fondo di beneficenza per l'infanzia. Degli oltre 100 mila orfani dati in adozione dal 2007 al 2009, circa 30 mila sono stati costretti a tornare in orfanotrofio, riferisce, spiegando che molte famiglie adottive sono state spinte a questo gesto dalla crisi e dall'impoverimento delle finanze pubbliche, con i relativi ritardi dei contributi.
Lo Stato paga dagli 11 mila ai 37 mila rubli (270-910 euro) per ciascun bambino adottato. Negli ultimi tre anni il numero dei ritorni agli orfanotrofi è cresciuto: 4'500 nel 2007, 7'000 nel 2008, oltre 10 lo scorso anno. Un fenomeno aggravato dal fatto che il numero degli «orfani» con i genitori vivi aumenta di 60 mila bimbi l'anno. Le adozioni delle famiglie russe sono il doppio di quelle straniere, ma l'esito non è dei più fortunati. Ma, sottolinea Likhanov, «in Russia, nel solo 2008, 126 mila bimbi sono stati sottoposti a violenza dai genitori, 2000 sono stati uccisi dai propri genitori e quasi 3000 feriti gravemente».