Lugano

Il futuro parco Viarno è doppiamente congelato

Da una parte il rinvio a causa delle ristrettezze finanziarie della Città, dall'altra un ricorso – «Hanno commesso un errore da brivido»
La Città vorrebbe demolire l'ala a destra. © Ti-Press/Pablo Gianinazzi
Giuliano Gasperi
23.01.2025 06:00

Da una parte le ristrettezze finanziarie della Città, dall’altra un ricorso. In mezzo, un progetto che aspetta di essere realizzato. Siamo a Pregassona, in quello che nei piani della Città dovrebbe diventare il secondo parco pubblico più esteso di Lugano: il parco Viarno. Quando era stata presentata, la visione aveva acceso gli entusiasmi e incassato un consenso politico totale (zero contrari e zero astenuti quando il Consiglio comunale, un anno fa, aveva staccato un assegno da 26 milioni). Poi le cose avevano preso una piega sfavorevole. Prima per scelta del Municipio che, preoccupato dalla salute delle casse comunali, aveva deciso di realizzare l’opera a tappe diluendo l’investimento su un arco di sette anni, dal 2024 al 2030 (sempre che la nuova stagione di risparmi non allunghi ancora di più l’attesa). Negli ultimi mesi, poi, si è aperto un altro fronte: quello giuridico-culturale. A maggio, sostenuti dalla Società Ticinese Arte e Natura, alcuni abitanti di Pregassona hanno contestato la necessaria variante di Piano regolatore approvata dal Legislativo. «Non siamo contro il parco Viarno né di principio contro questa variante – chiariscono i ricorrenti – e non vogliamo ritardare l’iter per la realizzazione del progetto. Semplicemente, chiediamo venga mantenuta integralmente l’antica villa e non abbattuta per metà».

Il disegno

Rivediamo le caratteristiche principali del progetto, che si basa sulle proposte degli studi d’architettura Westpol Landschafts Architektur di Basilea (per la parte del parco) e Demattè Fontana di Zurigo (per gli edifici) vincitori del relativo concorso. I due elementi essenziali sono il muro di cinta e il nucleo del parco. Il muro racchiuderà la superficie del parco, ne definirà la forma e il rapporto con la città, evidenziando le entrate e valorizzando il portale storico su via Cantonale. Il nucleo sarà invece costituito dalla villa storica, da giardini tematici e dall’orangerie che ospiterà uno snack bar e i servizi, mentre attorno troveranno spazio aree di gioco e relax e zone d’ombra. Chiedendo il credito da 26 milioni, il Municipio specificava che della villa verrà «risanata la struttura originaria e demolita l’ala sud, di scarso valore architettonico e storico». Un «errore da brivido», secondo i ricorrenti.

Le altre vite

«Gli architetti che hanno vinto il concorso – spiegano sempre i cittadini contrari alla variante – confondono la parte antica e la parte più recente della villa, e vogliono far abbattere la parte più antica; non hanno svolto alcuna indagine storica per capire l’edificio che avevano di fronte». Citando una perizia sulla variante firmata dagli architetti Benedetto Antonini, Riccardo Bergossi e Maria Mazza, gli opponenti ricordano che da fine Ottocento l’edificio «è un unico» e «caratterizza Pregassona» dal punto di vista architettonico e urbano, «quindi deve essere preservato». Anche in memoria delle diverse funzioni che il complesso ha avuto in passato: è stato la residenza del conte Guioni, poi un’area agricola, successivamente la prima sede della clinica che da questo luogo prende nome, infine ancora un’area agricola. Da notare che l’Ufficio dei beni culturali del Cantone, nel 2013, aveva proposto la tutela della villa a livello locale, ma il Consiglio comunale non aveva raccolto il suggerimento.