Il Giappone cerca il modo per far bere più alcolici ai suoi giovani

Se guidi, non bere. I giovani che si sballano. Il pericolo delle dipendenze. Di campagne di sensibilizzazione contro l'abuso di alcol ne abbiamo viste e «subite». Ma basta dare un'occhiata all'altra parte del mondo per scoprire che le cose non sono uguali ovunque. I giovani giapponesi consumano meno alcool delle generazioni precedenti. E, udite udite, questo rappresenta un problema. Per chi? Per l’economia. Tanto che le autorità vorrebbero invertire questa rotta inducendo i giovani adulti a un maggiore consumo di bevande alcoliche, come il tradizionale sakè. In che modo? Tramite «Sakè Viva!», una nuova campagna per rilanciare l’industria.
Un concorso nazionale
A sostegno delle imprese è intervenuta l’Agenzia delle Entrate (Nta) nipponica proponendo un concorso nazionale con l’obiettivo di risolvere il problema economico dovuto al calo della consumazione di bevande alcoliche da parte dei giovani adulti. «Sake Viva!» prevede che i giovani fra i 20 e i 39 anni condividano le loro idee per convincere i loro coetanei a bere di più e quindi aumentare la domanda di sakè giapponese, shochu, whisky, birra o vino. È previsto che si faccia leva in particolare su promozioni, branding e idee riguardanti l’intelligenza artificiale. Questa prima fase terminerà a settembre e i progetti più interessanti verranno realizzati con l’aiuto di esperti.
Un bene per la popolazione?
Secondo uno studio dei ricercatori dell’università nipponica di Tsukuba, pubblicato su l’Asahi Evening News, gli asiatici tollerano meno l'alcol rispetto agli europei, a causa alla minore presenza, nel fegato, di un enzima che ha il compito di scomporre l'alcol e neutralizzarlo, trasformandolo in altre sostanze che vengono assorbite dall’organismo. In poche parole, per un giapponese, è fisicamente più difficile non subire gli effetti dei distillati. Perché si accumula nel sangue l'acetaldeide, un prodotto tossico del metabolismo dell’alcol.
Sui media giapponesi le reazioni a «Sakè Viva!» sono contrastanti. Pare che la popolazione, com'era prevedibile, si divida tra chi critica la promozione di un'abitudine poco salutare e chi invece segue l'onda e si butta sui social postando idee di ogni tipo.
Un problema intergenerazionale
Il pressing sull'economia, comunque, resta reale. I dati pubblicati recentemente dall'Agenzia delle Entrate mostrano che il consumo di sakè nel Paese è passato da 100 litri all’anno a 75 nel periodo tra il 1995 e il 2020. Inoltre, come riporta il quotidiano The Japan Times, il governo raccoglie sui produttori alcolici il 3,3% in meno rispetto al 1980. E per il gruppo che gestisce il concorso «Sakè Viva!» le cause sarebbero molte, tra cui sicuramente la pandemia di COVID-19, ma anche l’invecchiamento della popolazione e il calo delle nascite. Stando alle stime, quasi un terzo della popolazione nipponica apparteiene alla fascia degli over 65. Si tratta del 29%, la percentuale più alta al mondo. Un dato che mette in evidenza le difficoltà sociali che il Giappone dovrà affrontare nel prossimo futuro.
Giovani sempre più sobri
I giapponesi, dunque, non solo dovranno riflettere su come rimediare al calo di consumazione di sakè e delle altre bevande alcoliche, ma dovranno anche affrontarne le cause sociali: come rimediare alla mancanza di personale giovane nelle svariate professioni dovuta all’invecchiamento della popolazione? Come sostenere gli anziani del territorio, sia a livello economico che di assistenza?
E il consumo di alcool in Svizzera?
Se il Giappone si è trovato costretto ad incentivare il consumo di alcool nei giovani adulti, questo non è il caso della Svizzera. Infatti, i dati pubblicati dall’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) mostrano come, negli ultimi anni, sia fortemente aumentato il consumo di alcol nella fascia d’età tra i 15 e i 24 anni. «Poiché a questa giovane età il cervello e l’intero organismo sono ancora in fase di sviluppo, i danni sono ancora più pericolosi e il rischio di soffrire in futuro di problemi di alcol aumenta». Circa un quarto degli adolescenti (23,9%) tra i 15 e i 19 anni consuma alcol in quantità eccessive almeno una volta al mese. Tra i 20 e i 34 anni, la proporzione è di 24,5 %. In entrambe le fasce d’età, il consumo di alcol avviene soprattutto nel fine settimana.