Lugano

Il lato deserto di Corso Elvezia

Il tratto nord della via è spesso deserto: potrebbe essere reso più attrattivo e fruibile per i pedoni?
©Gabriele Putzu
Giuliano Gasperi
06.07.2023 06:00

Certi giorni, con un po’ d’immaginazione, sembra di percorrere la Route 66 o altre strade che attraversano paesaggi tanto desolati quanto affascinanti. L’incrocio con la frenetica via Zurigo fa svanire il senso di solitudine e tutto il resto, riportandoci alla realtà: siamo nella parte alta di corso Elvezia, uno dei tratti meno trafficati di Lugano. Eppure, questa generosa lingua di asfalto si trova nel cuore della città e della sua rete viaria. Un’oasi di pace.

4-5 mila transiti al giorno

Osservandola vuota, tuttavia, vien da chiedersi se potrebbe essere diversa, se tutti quei metri quadrati così poco battuti potrebbero essere sfruttati in un altro modo. Come? Si potrebbe ad esempio trasformare la strada in una «zona incontro», dare più spazio al verde, darle un carattere unico con interventi di arte urbana, o semplicemente limitare l’accesso a determinate categorie di utenti. Fine delle proposte non richieste. Mauro Ferella Falda, ingegnere che ha lavorato al Piano viario del polo, concorda sul fatto che la parte nord di corso Elvezia sia molto meno utilizzata rispetto alle arterie principali della zona, ma non tanto da essere inutile. «Si tratta comunque di un collegamento importante, che conta fra i quattro e i cinquemila transiti al giorno», compresi quelli delle auto che escono dall’autosilo dell’Università della Svizzera Italiana e s’immettono praticamente subito in via Madonnetta. Su quest’ultima strada, per darvi un’idea, passano circa ventimila vetture al giorno. Per non parlare del tratto sud di corso Elvezia, che continua ad essere luogo di lunghe attese nonostante il Municipio, ormai quattro anni fa, abbia introdotto nuove possibilità di svolta per sgravare gli intasati incroci con via Balestra e corso Pestalozzi. «Sul lato nord di corso Elvezia è auspicabile favorire una convivenza tra le auto, i bus e la mobilità dolce – osserva Ferella Falda – che di fatto comunque esiste già: sono infatti demarcate delle corsie ciclabili, sono presenti marciapiedi e vi é una corsia per i bus in senso discendente».

Il fattore «T»

Su cosa si possa fare o non fare di nuovo abbiamo chiesto un parere anche al municipale responsabile della pianificazione Filippo Lombardi, che per quella parte di strada, come per altre limitrofe, ritiene ogni mossa prematura: «Si potrà farci un ragionamento dopo la realizzazione del tram-treno», il cui arrivo alla pensilina Botta, da cui potrebbe proseguire lungo corso Pestalozzi e viale Cattaneo per arrivare a Cassarate e forse oltre, andrà inevitabilmente a cambiare i flussi e gli equilibri del traffico nelle vicinanze.

Uno sguardo alla piazza

Aspettando il trasporto pubblico del futuro – o meglio, del passato, perché un tempo esisteva e poi è stato smantellato – una riflessione su Corso Elvezia è già partita. I suoi ultimi metri, quelli a fianco del campus, sono infatti stati inclusi dal Municipio nel progetto di riqualificazione della vicina piazza Molino Nuovo. Qualcosa dunque si muove, sulla Route 66 di Lugano.