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Il Lugano non c’è più, contro il Friburgo è un altro disastro annunciato

Dopo 28 minuti, gli ospiti sono già sul 5-1; tardiva la reazione bianconera per il 3-5 finale – Dopo la contestazione iniziale della Curva Nord, sugli spalti prevale la rassegnazione
©Gabriele Putzu
Fernando Lavezzo
30.11.2024 22:07

Il Lugano non c’è più. Né con la testa, né con le emozioni. Il vuoto assoluto. E a questo punto, qualcosa la società dovrà pur fare. «Di questa città siete il disonore», recitava uno degli striscioni esposti in Curva Nord, disertata per i primi dieci minuti della partita. L’impressione, però, è che la rabbia dei tifosi si stia ormai trasformando in rassegnazione. Un sentimento ancora più pericoloso: perché da lì al disinteresse, il passo è più breve. Il pubblico delle tribune, almeno inizialmente, ha cercato di incoraggiare i bianconeri, reduci dalla frastornante sconfitta di Porrentruy. Ma una rete del Friburgo dopo l’altra, anche la pazienza dei fedelissimi si è esaurita e il clima si è raggelato. Fino ai fischi al momento dei “saluti”.

Del resto, la realtà è sotto gli occhi di tutti: staff tecnico e giocatori non sanno più come uscire da questa crisi senza fine. Alla Cornèr Arena, il Gottéron ha avuto la vita facile contro una squadra improponibile sulla carta e imbarazzante sul ghiaccio. In una sfida tanto importante quanto delicata, Luca Gianinazzi ha confermato di non saper più che pesci pigliare. Il coach ticinese ha messo in pista una formazione nuovamente stravolta, con i due attaccanti cechi, Zohorna e Sekac, spediti in tribuna, e Huska tra i pali al posto di Schlegel. Un azzardo, considerando che il portiere slovacco non giocava dal 25 ottobre a Davos, dove venne sostituito a metà partita con cinque reti sul groppone. E infatti c’è stato proprio un suo intervento impreciso con il guantone all’origine della prima rete burgunda, al 5’26’’, seguita 30 secondi dopo dal 2-0 di Schmid, con Dahlström ed Aebischer fuori posizione. La gara di Huska è così durata un solo tempo, chiuso sul 3-1 per il Gottéron, con l’illusoria rete di Verboon e quella in power-play di Lilja, dopo un ingenuo fallo in attacco di Cormier. 

Nel periodo centrale, la sconfitta ha rapidamente assunto dimensioni inaccettabili, con gli ospiti a sfruttare anche il secondo power-play per segnare il 4-1, seguito poco dopo dal 5-1. A quel punto – sì, solo a quel punto – Gianinazzi ha chiamato il time-out, tra i fischi della Cornèr Arena. Solo nel terzo tempo i bianconeri hanno reagito, portandosi sul 3-5 con Verboon e Fazzini. Troppo tardi.

Una sintesi perfetta

Vedere l’acerbo Reichle schierato in prima linea con Thürkauf e Joly, lasciava presagire una serata complicata sin dalla distribuzione del foglio partita. È andata pure peggio. La partita contro i Dragoni è stata la perfetta sintesi di un disastro iniziato oltre un mese e mezzo fa. Huska è stato ingaggiato in fretta e furia dopo l’infortunio di van Pottelberghe, ma non è mai stato gestito come una vera alternativa a Schlegel. Un po’ per i suoi limiti, un po’ per la necessità di schierare sei stranieri di movimento. Dopo aver recuperato Thürkauf, i bianconeri hanno perso Mirco Müller e Samuel Guerra, ritrovandosi costretti a schierare due difensori stranieri: uno non all’altezza del ruolo (Dahlström), l’altro non ancora a un livello di forma ideale (Schultz). In tutto questo, non ci si può allora dimenticare di Calle Andersson, considerato inutile zavorra e oggi titolare in una squadra d’alta classifica come il Davos. La scelta di lasciar fuori Sekac e Zohorna, in una gara così importante, non ha fatto altro che certificare gli errori del direttore sportivo Hnat Domenichelli nella scelta dei nuovi stranieri. E adesso?

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