Il personaggio

Il magistrato che vuole vivere di polizieschi

Nicolas Feuz è procuratore a Neuchâtel ma vuole lasciare il posto per dedicarsi alla scrittura – Ci ha raccontato il suo ultimo libro
© Olivier Rychner
Andrea Bertagni
Andrea Bertagni
22.09.2024 13:30

Nicolas Feuz è molte cose. Un procuratore pubblico del Canton Neuchâtel, uno scrittore, un amante dei libri e dei film thriller, «alla Seven, per intenderci», un ex giocatore di pallacanestro (ha giocato in serie A e serie B, «ricordo una bella sfida contro la SAV Vacallo»), un ex collezionista di francobolli, un papà, un amico di Joël Dicker... Ma soprattutto un uomo ironico, curioso, competente e appassionato di tutto quello che sta facendo. Specialmente ora che uno dei suoi 17 romanzi, Il Filatelista (Baldini+Castoldi) è stato tradotto in italiano ed è pronto a farsi conoscere ai lettori ticinesi e della Penisola, dopo aver raccolto successi nella Svizzera Romanda e in Francia, dove Feuz è già molto conosciuto e apprezzato. Perché sono passati ormai più di 10 anni da quando in Kenya ha preso carta e penna e ha iniziato a scrivere. In Kenya? «Eh già», sospira sorridendo l’autore a Massagno, e meglio alla libreria Il Rifugio Letterario, che l’ha invitato dando il via a un ciclo di eventi in attesa del Festival «Tutti i colori del giallo» dell’anno prossimo.

In vacanza è scoccata la scintilla

Un luogo insolito il Kenya per iniziare una carriera di scrittore. Anche se, a ben vedere, non esistono luoghi insoliti se si ha qualcosa da raccontare. «Ci ero andato in vacanza - spiega Feuz - e per viaggiare leggero mi ero portato solo un libro, che però ho letto subito nel volo di andata. Così, quando sono arrivato sul posto, dovendo attendere qualche giorno prima di iniziare un safari, è scoccata la scintilla». Anche perché il libro che Feuz aveva divorato in aeroplano, «ovviamente un thriller», aveva una parte ambientata in Romandia. E quel dettaglio «mi ha fatto capire che anche io potevo fare altrettanto: ambientare delle storie gialle dove vivo e sono cresciuto».

A quel tempo l’autore non poteva saperlo. Ma è da quel momento che è iniziato tutto. Perché poi Feuz non si è più fermato, pubblicando un «polar» (termine francese per indicare i gialli) dopo l’altro. Prima da sé, autopubblicando. Poi trovando un distributore e editore a tutti gli effetti. Quel che conta è che il successo è stato immediato. Perché Feuz sa benissimo di cosa parla. Come magistrato conosce a menadito il funzionamento e i gangli della giustizia. Così come le pieghe più profonde. Giacché è dal 1999 che abita i Palazzi di giustizia. Prima come giudice istruttore, poi nel 2008 come presidente del collegio dei giudici istruttori, e infine nel 2011 come procuratore del Cantone di Neuchâtel. Ruolo che lo vede impegnato soprattutto nella lotta contro il traffico di stupefacenti.

«Non sono l’unico magistrato che scrive»

Nel raccontare qual è il suo lavoro, Feuz anticipa una delle domande che gli fanno sempre. «Non sono l’unico magistrato o poliziotto che scrive libri. In Italia prima di diventare scrittori a tempo pieno lo sono stati Gianrico Carofiglio e Giancarlo De Cataldo». In Francia c’è Christophe Molmy, alto funzionario della polizia e autore. E anche uno dei registi preferiti di Feuz, Olivier Marchal, è stato un poliziotto. Tenere separate, ma in qualche modo unite le attività di scrittore e funzionario di pubblica sicurezza è dunque possibile. Anche in Svizzera. Tanto più che Feuz non scrive mai (ovviamente) di inchieste in corso e quando lo fa è perché sono già di dominio pubblico. Un po’ come succede ne Il Filatelista, quando il magistrato racconta un episodio realmente successo a Ginevra.

Quella pallottola nel piede

«La storia dell’aperitivo, quando dopo una sequestro di droga gli agenti si mettono a festeggiare sparando alcuni colpi in ufficio e colpendo un collega a un piede, è vera. Così come sono reali i graffiti intimidatori sparsi per la città che uno dei personaggi del libro fa alla donna che perseguita e che è vittima di stalking». Il proiettile è talmente reale e concreto che un giorno Feuz, dopo la pubblicazione del thriller, è stato contattato proprio dal poliziotto ferito. «Mi ha scritto su Instagram, dicendo che nel libro si parlava di lui. Gli ho chiesto cosa intendesse e mi ha risposto che era lui quello a cui hanno sparato». Feuz è curioso. Lo incontra e gli regala una copia del romanzo.

Mescolare sapientamente finzione e realtà. È forse questo uno dei trucchi e degli ingredienti che Feuz usa per inventare le sue storie da brivido. Storie che hanno convinto Joël Dicker a pubblicare due libri di Feuz con la nuova casa editrice dello scrittore ginevrino, Rosie&Wolfe. Il primo è Il Filatelista. Il secondo uscirà il 3 ottobre in francese con il titolo Les Extradées. «Oggi lavoro come magistrato al 70%. Da qualche mese ho presentato una richiesta per passare al 50%. Non mi hanno ancora risposto. Ma penso che sarò un pubblico ministero solo per altri due anni. Perché mi sono prefissato il 1° settembre 2026 come termine. Dopo vorrei vivere solo di scrittura».

Un libro che «inchioda» il lettore

Nel frattempo c’è tutto un pubblico italofono da conquistare. E a giudicare dai primi riscontri la strada potrebbe non essere così irta di ostacoli. Anche perché Il Filatelista è un giallo che inchioda il lettore dalla prima all’ultima pagina. Colpi di scena, risvolti psicologici. Tutto combacia alla perfezione. Come un orologio svizzero, verrebbe da dire. Una metafora usata non a caso già da qualche recensore italiano. Rimasto colpito dal soggetto del romanzo. Che fa incastrare ogni elemento al posto giusto al momento giusto. Feuz non è Dicker e Dicker non è Feuz, comunque. Perché l’autore neocastellano, oltre a un bagaglio di conoscenze e competenze che gli arrivano dal suo essere un pubblico ministero, condisce i suoi romanzi con un pizzico di violenza in più. Non mancano insomma i passaggi cruenti e un po’ crudi. Anche se non si arriva mai allo splatter. Al contrario. Ogni dettaglio è funzionale alla storia e al suo svolgimento. Ecco allora che nel libro il filatelista non è altro che il soprannome che i media danno al misterioso killer che ama recapitare dei pacchi sui quali sono stati apposti francobolli fatti con pelle umana...

Tra pacchi e una parola nascosta

Pacchi postali, polizia romanda e francese. Ma anche molestie. Soprattutto ai danni delle donne. Donne molto spesso non credute. Questo e altro è IlFilatelista. Un giallo che a Feuz è stato suggerito... proprio dal Gigante Giallo. Sembra incredibile, ma è tutto vero. «Un giorno durante una presentazione di un mio libro sono stato avvicinato da una funzionaria della Posta che mi ha chiesto se non avevo mai pensato di ambientare un mio romanzo sul mondo della posta, appunto. Io l’ho guardata e le ho detto di no, perché il soggetto non mi parlava. In più non sapevo nulla degli uffici postali, dove andavo solo per spedire una lettera o magari fare dei pagamenti». Passano i mesi e quel «no» piano piano diventa però un «sì». Anche perché nel frattempo il magistrato si ricorda di essere stato da bambino un collezionista di francobolli e a poco a poco comincia a balenargli in testa una storia. Sempre più convinto approfondisce. Raccoglie informazioni e va anche a visitare i centri di smistamento delle lettere e dei pacchi della Svizzera francese. Fino a quando si convince. E addirittura acconsente a una bizzarra richiesta de La Posta. Inserire un termine ben preciso nel romanzo. Un termine nascosto, quindi, «di cui non sapevo nemmeno il significato. È stato un gioco. Mi sono divertito». La parola in questione è orchiclasta. Ai lettori-investigatori il compito di trovarla.

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