L'inchiesta

Il manager svizzero: «Così pagavo il pizzo agli ultras del Milan»

Dalle pagine dell'ordinanza del GIP Domenico Santoro emergono i taglieggiamenti del tifo organizzato rossonero a una società cooperativa
Un'inchiesta della Procura di Milano ha fatto emergere violenze ed estorsioni nell'ambito del tifo organizzato. ©ALESSANDRO GAROFALO
Dario Campione
01.10.2024 06:00

«Un dato emerge, significativamente, dalle indagini: il patto di non belligeranza fra le due tifoserie organizzate, a prima vista connesso a una tranquilla gestione della vita di stadio ma, a ben vedere, caratterizzato da legami fra gli apicali esponenti delle curve al fine di conseguire profitto, in un contesto in cui la passione sportiva appare mero pretesto per governare sinergicamente ogni possibile introito che la passione sportiva vera, quella dei tifosi di calcio, genera». Divisi dal tifo, uniti dagli affari. L’ordinanza del GIP di Milano Domenico Santoro spiega in modo chiarissimo come gli ultrà di Milan e Inter si lancino strali e lazzi dalle rispettive curve, ma trovino poi modo di non pestarsi i piedi a vicenda quando si tratta di estorcere denaro agli ambulanti fuori dallo stadio, di pretendere il pizzo dalle cooperative cui sono delegati i servizi interni a San Siro, di contrastare anche in maniera violenta i «magliettari» che, da Napoli, raggiungono Milano il giorno della partita per vendere i gadget prodotti nei propri laboratori artigianali.

Uno degli episodi che meglio chiarisce quanto lo stadio possa diventare una terra di nessuno è raccontato ai magistrati da un manager 50 enne di origini pugliesi, oggi consulente di una società svizzera di ristorazione e di eventi ma, fino al febbraio dello scorso anno, amministratore della FIT, cooperativa cui era stato affidato il servizio degli “spaltisti”, i venditori che si muovono sui gradoni dello stadio con snack, panini e bibite.

«Durante il campionato 2020-2021, tra ottobre e dicembre, sono stato avvicinato da un esponente della curva del Milan il quale si era proposto di aiutarci a fornire personale per il servizio di “spaltisti” all’interno della Curva Sud - racconta il manager - Gli risposi che non era assolutamente possibile in quanto la mia società lavorava già in regime di subappalto. Dopo i nostri dinieghi, ci chiesero allora se potevano intervenire con una società a loro vicina per subentrare nel servizio di distribuzione, limitatamente al settore della curva del Milan».

Ma anche in questo caso, e per gli stessi motivi, la risposta fu negativa. Dopodiché, per la FIT, in curva, divenne impossibile lavorare. «Gli ultras impedivano ai clienti di avvicinarsi ai bar facendo barricate fisiche. Abbiamo protestato con le forze di polizia e con il centro operativo dello stadio, ma ci hanno risposto di non poter fare nulla».

Alla fine, i capi ultrà rossoneri ottengono comunque qualcosa: la consegna, prima di ogni partita del Milan, di 500 buoni birra al prezzo di 1.500 euro. La metà del loro valore. Non solo: Luca Lucci, il capo della curva, costringe la FIT a fatturare a una sua società, la Mia Milano srl, prestazioni di facchinaggio mai effettuate per un importo di 8.500 euro + IVA (1.870 euro).

Alla domanda del magistrato: “Sa se vengono concessi ancora tali ticket agli ultras del Milan?”, la risposta del manager è chiarissima: “Fino a novembre 2023, periodo in cui prestavo attività lavorativa presso la FIT, continuavano a essere concessi”. E all’ulteriore domanda: “Questa concessione dei ticket vale anche per gli ultras interisti?”, il responso è laconico: “Credo proprio di sì”.

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