Il nuovo sindaco di Como: «La Svizzera è un esempio»
Alessandro Rapinese, candidato civico e nemico dichiarato dei partiti, con quella che si può definire un’impresa storica, è il nuovo sindaco di Como. Le urne, domenica, hanno fornito un responso chiaro: sarà lui a governare. Spazzati via in un colpo solo i partiti di centrodestra – storicamente vincenti a Como – e recuperate migliaia di voti sulla candidata del centro sinistra Barbara Minghetti, in netto vantaggio dopo il primo turno, adesso arriverà il compito più difficile: gestire la «sua» città. Personaggio istrionico, legato a Como da un amore viscerale, conosciuto in centro storico praticamente da tutti, ha fatto di questo suo rapporto quasi confidenziale con i cittadini uno dei punti di forza.
Da mamma e papà
Il primo pensiero, dopo aver capito che i risultati lo avrebbero premiato, è stato per i genitori scomparsi quando era ancora giovane. Così è saltato in sella allo scooter e, mentre arrivavano i numeri dello spoglio a suo favore, è andato all’esterno del Cimitero Monumentale per «parlare» con i propri cari e raccontare loro quanto stava accadendo, per condividere un sogno coltivato così a lungo. Poi scaramanticamente, come accadde dopo il primo turno, è andato a bussare alla porta di una signora, sua sostenitrice, che l’aveva ospitato per seguire lo spoglio dei dati e qui ha riproposto gli stessi gesti scaramantici che avevano portato bene, bevendo prima un bicchiere d’acqua e poi mangiando alcune ciliegie. Infine, a risultato ormai certo ha fatto ritorno nel quartier generale dove si stava già festeggiando prima di recarsi, in corteo, a Palazzo Cernezzi, sede del Comune di Como. Una vittoria che si è concretizzata in 14.067 voti (55,36%) contro le 11.345 preferenze (44,646) della sfidante. Spostandosi di poco dal centro della città, sulla linea di confine, Alessandro Rapinese è conosciuto e ha fatto parlare di sé anche per alcuni interventi passati. Nell’ultimo, nel mese di maggio in piena campagna elettorale, aveva preso di mira gli automobilisti svizzeri che «parcheggiano dove gli pare e poi complici le difficoltà legali, non pagano mai le multe. Avrò un occhio di riguardo». Queste le sue parole, alle quali aveva fatto seguito la promessa di mettere in servizio «un carro attrezzi loro dedicato. Così quando avranno pagato potranno tornare a casa». Una provocazione così spiegata: «La Svizzera è di esempio in questo. Si tratta di una popolazione che ben comprende come le regole vadano rispettate. Io stesso quando guido oltre confine mi sento a mio agio e al sicuro – ha precisato ieri Rapinese, da noi contattato – Da qui l’idea del carro attrezzi. Imitando la precisione e la voglia di far rispettare le regole tipicamente elvetica, abbiamo ideato questa soluzione per gli automobilisti indisciplinati, non solo svizzeri».
Dai frontalieri alla Esselunga
Ma il rapporto con il Ticino ovviamene è anche molto altro. I temi forti, legati ad esempio alla mobilità e ai frontalieri, rappresentano argomenti delicati, sui quali il sindaco apre al confronto e alla collaborazione. «Como ha un alto numero di lavoratori che si spostano quotidianamente verso il Ticino e quindi parlare di mobilità transfrontaliera è vitale. La nostra non è una città in piano ma in mezzo ha un ‘buco’ che è il lago, e ciò impone studi e scelte accurate. La Svizzera in tale contesto ha delle politiche che sono avanti anni luce rispetto alle nostre. Plaudo, ad esempio, alle iniziative di alcune aziende e comuni ticinesi che incentivano l’utilizzo dei mezzi pubblici e addirittura sostengono economicamente chi decide di andare a lavoro in bici. Abbiamo molto da imparare: ecco perché siamo pronti a collaborare e a sederci a un tavolo insieme per progettare il futuro». In quest’ottica s’inserisce anche un altro elemento cruciale: la vivibilità di un quartiere di confine quale è Ponte Chiasso, tra le zone di Como più degradate. In tale ambito ecco allora - anche visti i flussi di ticinesi in ingresso in Italia per fare, ad esempio, la spesa - il progetto che prevede la realizzazione di un supermercato Esselunga e la riqualificazione del quartiere a pochi passi dalla dogana. «È uno dei dossier già sulla mia scrivania».