Il Palacinema e la foto che non c'è
LOCARNO - Alle dieci e mezzo del mattino piazza Grande è già surriscaldata dal sole in quella che si annuncia come la giornata più torrida per il Pardo. Le ottomila sedie gialle attendono i festivalieri. Turisti e aficionados cercano refrigerio nei bar e nei ristoranti sotto i portici. Qualche videocamera è all'opera per interviste volanti. Fotografie e selfie non si contano. Ma il motore della terza giornata del Festival gira ancora a bassi regimi. Si surriscalderà in serata con Andy Garcia sul palco. La mattina sembra proprio di essere in vacanza in questa città che, durante gli undici giorni della rassegna, cambia volto e ritmi di vita. L'appuntamento è con colei che ne ha retto le sorti fino a poco più di un mese fa. Tocca a Carla Speziali entrare idealmente nella gabbia del Pardo. E quando dici Carla Speziali dici Palacinema. È il suo progetto, fermamente voluto per ancorare il Festival saldamente a Locarno «città del cinema» e per dare al Pardo una sede di prestigio, un punto di riferimento sull'arco dei dodici mesi, non solo nei giorni fuggenti che precedeono il Ferragosto. L'appuntamento con l'ex sindaca è proprio all'entrata del cantiere del Palacinema dalla stretta via Conturbio. Sono un po' in anticipo. Poco dopo arrivano dapprima André Engelhardt, ingegnere, direttore dell'Ufficio tecnico comunale, e poi Martin Hellstern, il grande benefattore, colui che con la sua donazione ha reso possibile la realizzazione del progetto. A 81 anni è in piena forma, sempre sorridente, sempre positivo. È curioso di vedere come procedono i lavori. Carla Speziali ci raggiunge con una decina di minuti di ritardo: è stata trattenuta dal lavoro nel suo studio legale. Non c'è che dire: è in piena forma anche lei. Il distacco dal Municipio manifestamente non pesa. C'è la professione, ci sono comunque gli impegni politici oltre Gottardo. E c'è il Palacinema, appunto, della cui società Carla Speziali è presidente (oltre che vice di Solari). La visita è breve. Lo stabile delle vecchie scuole è stato letteralmente sventrato: dentro non c'è proprio più niente. Le quattro mura, sorrette dalle speciali impalcature, con le aperture delle finestre configurano oggi una enorme, grezza gabbia per il Pardo d'oro che sarà il simbolo dell'edificio. L'ex sindaca entra con cautela nella gabbia: le piace troppo la libertà. E non è mai del tutto soddisfatta: «Ma così vuoto sembra più piccolo» commenta un po' sorpresa. Non le dico che, prima che lei arrivasse, avevo espresso al capo dell'Ufficio tecnico la sensazione esattamente opposta. Si vede che Locarno, con i conti in ordine grazie proprio al rigore di Carla Speziali, sogna davvero in grande. La giornata è ritmata. C'è poco tempo, tra impegni professionali e partecipazione agli eventi del Festival, per le pause. Durante gli spostamenti l'ex sindaca non sembra ex: si sente e si vede la vicinanza dei cittadini. Saluti, abbracci e baci sono la regola. Si sale in furgone al Monte Verità di Ascona, per il ricevimento ufficiale del consigliere federale Alain Berset. Carla Speziali tiene a ribadire la sua filosofia: lavorare, far progredire i progetti, anche nelle giornate che sarebbero riservate a vivere il bello che il Festival offre. E così sarà. Al Monte Verità la sorpresa per lei di incontrare l'amico sindaco socialista di Berna Alexander Tschäppet (quello della battutaccia sugli italiani «troppo pigri per lavorare») in tenuta da spiaggia. Tschäppet non le manda a dire sulle invidie d'oltre Gottardo verso l'unicità del Pardo e dichiara il suo aperto sostegno a Locarno. Carla Speziali incassa il credito. E le polemiche sul film scartato dalla Direzione artistica? Possibile che non se ne parli? Ci pensa Marco Solari, che saluta calorosamente la vicepresidente. «Mi sembra che con l'articolo di oggi Mésoniat abbia fatto un po' marcia indietro» afferma. Carla Speziali non ha letto, ma non nasconde di aver poco gradito l'indice puntato per una scelta di natura artistica. La vicepresidente non entra però nella polemica. Preferisce badare alla concretezza, a ciò che si sta facendo per far crescere e consolidare la «città del cinema», anche se ad Ascona gioca fuori casa. Il crocchio a tre con Solari e Hellstern è accerchiato dai fotografi. Il Monte Verità è il luogo dell'utopia, ma a Carla Speziali le utopie non piacciono molto: «Un vero liberale non persegue le utopie, ma si ispira agli ideali. Cercare di concretizzare utopie può causare disastri. Gli ideali, invece, sappiamo che sono una meta irraggiungibile, ma l'impegno per avvicinarli permette di realizzare molto, tanto nella vita pubblica quanto in quella privata». L'attenzione e la preoccupazione per le forme dell'istituzionalità restano. Mentre Alain Berset snocciola battute con la brillantezza che tutti gli riconoscono, Carla Speziali borbotta perché il nuovo sindaco della «sua» Locarno è seduto non al tavolo centrale del consigliere federale, ma è appartato ai margini del grande gazebo che ripara gli invitati dal sole che picchia: «È una questione di dignità, bisogna marcare il territorio, il sindaco è il sindaco». «L'80% delle mie enregie le ho spese nel sindacato» confida durante il pranzo a Hellstern. Si torna in piazza Grande, che si sta animando in vista della serata. Da un lato il grande schermo, dall'altro Palazzo Marcacci. Quali film preferisce Carla Speziali? «Quelli storici e biografici, e poi i film d'azione». Davvero? «No, in realtà ho dimenticato i bei film d'amore». Uno su tutti? «Il dottor Zivago». Già: lì ci sono gli amori e c'è anche la storia, in un intreccio-scontro governato dal caso, dal destino, dalla provvidenza, dagli slanci e dalle follie umane. Non c'è più tempo per le confidenze. A Palazzo Marcacci è in agenda una riunione straordinaria del Consiglio di amministrazione della Palacinema SA per un incontro con l'architetto Alejandro Zaera-Polo. Nell'atrio che porta alla sala Carla Speziali accarezza la statua di Giovan Battista Rusca, sindaco dal 1920 al 23 gennaio 1961, giorno della sua dipartita. «Il mio Gian Battista» sussurra. Il 23 gennaio 1961 è anche il giorno in cui Carla Speziali è nata. Dirige la seduta da presidente, ma è come se fosse ancora sindaca. Le proposte dell'architetto per migliorare alcuni dettagli del grande progetto vanno bene, «purché il preventivo di spesa complessivo sia rispettato», ribadisce più volte Carla Speziali. Le luci della ribalta chiamano. Prima della serata in piazza, dove si presenta con un vestito leopardato, la Carlina ha l'ultimo impegno ufficiale di questo venerdì: all'Eden Rock di Ascona il Leopard Club celebra e premia uno dei miti del cinema a stelle e strisce, Andy Garcia. «Gli ho chiesto se era disposto a fare una fotografia insieme. Mi ha detto sì. Poi l'ho guardato negli occhi e ho pensato: chissà quanti gliel'avranno chiesto. Ho lasciato perdere. Non volevo molestarlo». È la foto che non c'è nella gabbia del Pardo. In piazza, più tardi, la Carlina si accontenta di fotografare Andy Garcia sul grande schermo. È fatta così.