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Il pane pagato in Bitcoin

Fra poco sarà possibile in maniera semplice fare compere con sistemi come Bitcoin ed Ether, cambiando radicalmente la nostra quotidianità
©Chiara Zocchetti
Stefano Olivari
22.07.2022 18:04

Per le criptovalute non è un grande momento, ma chi le conosce sa che gli alti e bassi nelle quotazioni fanno parte della loro natura. Il vero problema come monete non è in ogni caso il valore, ma la possibilità di essere usate nell’economia reale. Per comprare il pane, il giornale, un’auto, i vestiti, i biglietti di una partita, eccetera, in modo da essere percepite come reali. Fra poco sarà possibile in maniera semplice, non perché i governi siano diventati cultori di Bitcoin ed Ether ma perché a crederci sono giganti della old economy come Visa e Mastercard. Cosa sta succedendo?

Prima il Ticino

Il clamoroso progetto di Visa e Mastercard, che in teoria renderebbe le criptovalute un fenomeno davvero di massa, farà sorridere molti commercianti svizzeri visto che quasi centomila di loro danno già la possibilità di utilizzare un servizio chiamato WL Crypto Payments (WL sta per Wordline, il nome della piattaforma) per avere in tempo reale la quotazione in Bitcoin o Ether di prodotti il cui prezzo è espresso in franchi. Un’operazione che per i commercianti presenta pochi rischi, visto che l’eventuale acquisto effettuato in criptovaluta viene convertito subito in franchi, mentre il punto interrogativo riguarda il consumatore: bello avere una modalità di pagamento in più, ma il differenziale ovvio in tutti i cambi difficilmente gioca a loro favore. C’è comunque sempre una sorta di triangolazione, non la criptovaluta usata come moneta corrente. Di certo la Svizzera ed il Ticino in particolare sono molto avanti per quanto riguarda il mondo crypto: dello scorso 7 luglio è la notizia che il Canton Ticino accetterà i Bitcoin per i pagamenti di alcuni servizi amministrativi e di alcune tasse. Progetto pilota, dal perimetro ben delimitato, ma comunque indicativo di un atteggiamento di apertura.

Vite parallele

Tornando all’uso quotidiano delle criptovalute e quindi saltando i discorsi sul fintech, rivolti ad utilizzatori di nicchia, bisogna dire che Visa e Mastercard stanno, secondo il Wall Street Journal, mettendo in piedi una vera e propria rete parallela di pagamento, che non necessiterebbe di cambi o conversione. In altre parole nei negozi fisici il mondo crypto si affiancherebbe a quello delle monete tradizionali, entrando in concorrenza diretta con loro. Dal punto di vista del negoziante pare più una cosa da grandi catene che da esercizio indipendente, ma la diffusione della Visa o Mastercard parallela appoggiata ad un conto in criptovaluta sarà in ogni caso decisa anche dalle commissioni, come del resto avviene nella guerra fra carte di credito tradizionali, con alcune che molto spesso vengono rifiutate. Per un po’ vite parallele, anche come hardware, poi si vedrà.

Senza domanda

Nel mondo tech ed in quello della finanza qualsiasi novità sembra bellissima e rivoluzionaria, poi però ci sono le persone reali che fanno fatica a mandare una email ed il discorso cambia. Esiste una domanda dal basso di pagamenti in criptovalute tale da far installare ad ogni negoziante un nuovo apparecchio? Questa la candida dichiarazione di Jorn Lambert, Chief Digital Officer di Mastercard, in occasione dell'Investor Day dell'anno scorso: "Oggi non vediamo una vera e propria domanda in tal senso, ma potrebbe arrivare; e questo è anche un motivo per cui stiamo investendo". Stiamo insomma parlando di una cosa per chi vuole apparire cool o al limite vuole investire sulla Next Big Thing, ma non per chi vuole pagare il pane. Certo tutti sono convinti che entro il 2025 diventerà un comportamento di massa: dall’anno scorso PayPal permette ai consumatori statunitensi di pagare in criptovaluta, con la conversione in valuta locale che avviene grazie a Paxos, infrastruttura blockchain. Di più: un mese fa PayPal ha dichiarato che avrebbe permesso ai suoi utenti che possiedono criptovalute sulla sua piattaforma di pagare altri utenti PayPal con le criptovalute stesse, senza cambi e triangolazioni: anche in questo caso quindi un mondo parallelo, sia pure sotto l’ombrello di un marchio famoso come PayPal. In definitiva nel 2022 non si vedono milioni di persone in piazza che manifestano per pagare in Bitcoin invece che in franchi, dollari o euro, ma esiste anche un domanda trainata dal presente e precisamente dagli NFT, cioè i gettoni (token) digitali associati ad opere d'arte, canzoni, video, figurine, eccetera. Molti venditori di NFT accettano come pagamento soltanto criptovalute: esplosioni e bolle di questo mercato con aspetti giuridici ancora vaghi avranno un riflesso immediato sul mondo crypto.

Banche e sicurezza

I primi antipatizzanti delle criptovalute sono di solito i governi, anche quelli dei paesi democratici, con qualche eccezione,. I secondi sono senz’altro le banche tradizionali, per un doppio motivo: il declino del proprio ruolo di intermediari ed una clientela meno solvibile a causa di disastri causati dalle criptovalute. Anche se c’è molta più gente che si è rovinata per un consiglio ‘sbagliato’ del ‘consulente’ della sua banca di ‘fiducia’… Tutto da mettere fra virgolette. Quando inizierà il futuro? È già iniziato, perché lo scorso aprile Nex, società inglese, e proprio Mastercard hanno lanciato una carta di credito sostenuta dalle criptovalute dei titolari. In questo caso la crypto non è la moneta dello scambio, come sarà in futuro, ma una sorta di collaterale messo a garanzia del pagamento. La stessa Visa ha già carte cosiddette ‘crypto-linked’ (che non sono quelle allo studio), che nel solo primo trimestre del 2022 hanno regolato transazioni per 2,5 miliardi di dollari. Non azzardiamo previsioni, di sicuro tutto questo per diventare fenomeno di massa deve fare un salto di qualità come sicurezza e uscita dall’anonimato. In questo senso operazioni come quella di Visa e Mastercard costringono l’utente ad associare la propria identitò reale a quella alfanumerica, rivelando magari una ricchezza che non aveva intenzione di rivelare. Difficile che tanti cultori del Bitcoin, non necessariamente delinquenti, rinuncino all’anonimato. Ma il mercato dei nerd più o meno cresciuti è comunque vastissimo.