Il «produttore dei talenti» Pietro Foresti, tra il rock e Amici di Maria De Filippi

Pietro Foresti è un produttore musicale che si è formato a Los Angeles con nomi che ruotano intorno a icone del rock (Guns N’ Roses, Korn, Counting Crows). Ha realizzato più di 200 dischi in 20 anni di carriera. Oggi si distingue nel panorama musicale come produttore e mentore per diversi talenti italiani emergenti, tra cui la recente vincitrice dell’ultima edizione di Amici, Sarah Toscano – e anche per alcuni artisti ticinesi (Nic Gyalson, Koan e altri) con cui ha collaborato –, con un particolare approccio al suo lavoro come produttore, nel quale mette al primo posto il rapporto con la persona, il supporto umano e psicologico e soprattutto con l’obiettivo di creare anzitutto il giusto mindset, prima ancora di cominciare a lavorare in studio. L’abbiamo incontrato.
Pietro, sei ormai stato definito “il
produttore dei talenti”, visto il successo degli artisti che si sono affidati a
te, tra cui Enula e Sarah Toscano, vincitrice dell’ultima edizione di Amici -
oltre ad essere stato premiato al Meeting delle etichette indipendenti come
produttore rock dell’anno: hai un segreto per la tua capacità di valorizzare il
talento di un artista?
«Forse il desiderio di vedere la
persona/artista per quello che è, i suoi lati peculiari, la sua unicità sia
artistica che umana, senza applicare schemi, regole o stereotipi. Mi piacciono
gli esseri umani, artisti lo siamo più o meno tutti, in vari ambiti».
Hai portato una giovanissima cantante come
Sarah Toscano, a vincere un contest prestigioso come Amici: talento puro o duro
lavoro?
«Entrambi. Lei è una ragazza capace e dotata,
portata naturalmente all'evoluzione. Con la direzione giusta e i target
adeguati ha sviluppato bene il suo già ottimo potenziale».

Come stabilisci un rapporto con un artista,
come fai ad entrare nel suo mondo per supportarlo nella sua creatività?
«Lo/la ascolto, approfondisco, mi incuriosisco
del suo “funzionamento”, del suo immaginario, sia musicale che extra musicale.
E poi, se avviene naturalmente, si crea una sana empatia».
Che importanza ha oggi la figura del produttore
in ambito pop e rock? È sempre fondamentale o l’ondata dell’“homemade” ha
cambiato tutto?
«L'homemade è una cosa valida, a livello di
creazione dell'idea. Ma va poi sviluppata uscendo dall'autorefernzialità e
dall'assenza/eccesso di autocritica, inevitabile per un artista. Il produttore
capace è necessario allo step-up dei livelli sia musicale, sia artistico di
ogni artista, brano, album, ecc».
Parliamo di produzione: cosa è fondamentale
oggi per riuscire a “tirar fuori” il meglio dal talento di un artista? E
soprattutto - te lo chiedo un po’ provocatoriamente - il “talento” è davvero
fondamentale o in un mondo di brani da 2 minuti fatti per catturare l’orecchio
in 30 secondi, di fondamentale c’è ormai solo la scelta dei suoni e gli arrangiamenti
che rientrino nel cosiddetto “mainstream”?
«Nella “Parabola dei Talenti” si raccontava la
storia di un padrone che lasciava delle monete (=talenti) ai suoi servi. Al suo
ritorno punì colui che non li aveva saputi ben investire. Noi oggi invece chiamiamo
talento il “dono di natura”. A mio parere per lasciare un segno occorre sia la
predisposizione naturale (attitudine) che la capacità di valorizzare ciò che si
ha. Il suono e la produzione seguono invece il
momento storico, è tutto lì».

Dopo tutti questi anni nel mondo musicale tra
Europa e Stati Uniti, dopo aver lavorato con grandi artisti e con giovani
talenti, la musica riesce ancora a stupirti?
«Mi emoziona ancora. E mi fa capire che è e
sarà ancora parte fondamentale della mia vita».
Hai preferenze personali a livello di musica?
C’è qualcosa che non ti stancheresti mai di ascoltare?
«Adoro le voci, le melodie, sia umane che
strumentali. L'intensità e il vuoto. Le progressioni orizzontali e quelle
verticali. Dove trovo questi elementi ripeto l'ascolto più e più volte».
So che recentemente hai pubblicato un libro
(Rock star? Come fare successo con la tua musica, ed QuiEdit, 2022): ti
sentiresti di dire qualcosa ai giovani che vogliono provare a fare della musica
la propria vita?
«Nella vita ciò che conta è l'evoluzione e la
comprensione di sé. Se riuscite a farlo con la musica, se la musica diventa il
vostro mezzo di comunicazione perfetto, sarete felici».