Il rapper R. Kelly ricorre in appello contro la condanna a 30 anni di carcere

Il rapper statunitense R. Kelly cerca di appellarsi alla sentenza che lo ha condannato nel 2022 a trent'anni di carcere. Lo riferiscono i media statunitensi.
I suoi legali stanno cercando di dimostrare che non ci sono prove che il cantante abbia violato la cosiddetta legge Rico (Racketeer Influenced and Corrupt Organizations, organizzazioni influenzate dal racket e corrotte), una norma anti mafia.
Dopo decenni di accuse di molestie e abusi sessuali, Kelly, il cui vero nome è Robert Sylvester Kelly, è stato condannato per aver adescato a scopo sessuale donne e bambini e per aver guidato per oltre due decenni una rete criminale a Chicago (Illinois) che reclutava donne sottoponendole ad abusi sessuali e psicologici.
Secondo la richiesta di appello, il governo non è stato in grado di provare che i componenti dell'organizzazione di Kelly fossero al corrente della presenza di reati, quindi la legge Rico non può essere applicata. Inoltre, il suo staff non era neanche a conoscenza del fatto che erano implicate donne minorenni.
Diversa l'opinione dell'accusa, secondo cui «l'imputato aveva messo in piedi un sistema che attivare ragazzine nella sua orbita e poi si impossessava della loro vita».