News
La diretta
L'indice SMI guadagna lo 0,28% a 10.643,64 punti, quello allargato SPI lo 0,35% a 13.953,41 – Se un quarto dei membri di una Camera lo richiede, una sessione straordinaria potrebbe essere messa in calendario – Il professor Peter V. Kunz: «Arriveranno denunce contro la Confederazione» – L'economista: «A rischio gli impieghi di entrambe le banche» – TUTTI GLI AGGIORNAMENTI
LIVE
20:51
20:51
Moody's: rating di Credit Suisse sotto osservazione
Moody's ha messo i rating di Credit Suisse sotto osservazione per un possibile rialzo mentre erano monitorati per essere tagliati. La decisione segue l'annuncio che il secondo gruppo bancario svizzero sarà acquistato da UBS in un'operazione tutta in azioni del valore di 3 miliardi di franchi.
20:50
20:50
First Republic crolla, le banche USA valutano il salvataggio
Nuovo tonfo di First Republic a Wall Street. La banca perde oltre il 30% e crolla a nuovi minimi storici con il suo futuro che appare sempre più in bilico. Gli aiuti per 30 miliardi di dollari concessi dai maggiori istituti americani non sono riusciti a rassicurare, così come non ci sono riuscite le nozze fra Credit Suisse e UBS. E di fronte a una situazione che rischia di precipitare, con possibili onde d'urto su tutto il sistema, è allo studio un nuovo piano di salvataggio per rafforzare il capitale della banca.
A lavorare all'iniziativa è l'amministratore delegato di JPMorgan Jamie Dimon che, come nel 2008, si impone sulla scena da protagonista. Durante la crisi finanziaria Dimon si era guadagnato il soprannome di 'maghetto di Wall Street' e molti sperano che possa ora compiere una magia per First Republic. Il suo primo tentativo non è andato a buon fine: l'aver messo insieme le 11 maggiori banche americane per assicurare alla banca 30 miliardi di depositi non ha spazzato via i dubbi sulla sostenibilità di First Republic. Ora insieme agli altri amministratori dei colossi americani, Dimon studia la possibilità di convertire in capitale tutti o parte dei 30 miliardi di dollari accordati. Le trattative sono in corso e - secondo indiscrezioni - includono anche le autorità americane, impegnate nel fine settimana nel salvataggio di Credit Suisse che sembra aver fatto loro dimenticare, secondo i critici, i problemi in casa.
A pesare su First Republic è la fuga dei depositi ma anche i downgrade decisi da S&P, due in una settimana con i quali ormai il suo rating è 'B+'. I 30 miliardi di depositi «potrebbero allentare le pressioni sulla liquidità nel breve termine ma - ha spiegato l'agenzia - potrebbero non risolvere le sfide sostanziali di finanziamento e redditività che la banca riteniamo stia affrontando».
19:49
19:49
Il Bitcoin rivede quota 28.000 dollari con la crisi delle banche
La crisi bancaria fa bene al Bitcoin. La criptovaluta rivede quota 28.000 dollari per la prima volta da giugno ed è in rialzo del 25% dall'8 marzo.
19:46
19:46
S&P: il rating di Credit Suisse sotto osservazione
S&P Global Ratings ha messo sotto osservazione il rating del gruppo Credit Suisse «con risvolti positivi» e ha abbassato il rating sugli strumenti di capitale ibridi AT1 emessi da Credit Suisse Group a 'C' da 'B' e 'B+' dopo l'accordo per la fusione con UBS. Se andrà a buon fine i rating verranno equiparati a quelli di UBS.
«Riteniamo che il gruppo UBS sia materialmente più forte del gruppo Credit Suisse. L'acquisizione andrà quindi a vantaggio della società stabilizzando il suo franchising, nonché il suo finanziamento e la sua liquidità. Dovrebbe anche promuovere un rafforzamento degli standard di governance e di gestione del rischio di Credit Suisse» spiegano gli analisti.
Nell'ambito dell'operazione la FINMA ha stabilito che il capitale AT1 del Credit Suisse sarà azzerato. L'importo nominale aggregato di questi strumenti è di circa 16 miliardi di franchi. «Di conseguenza, abbiamo abbassato le nostre valutazioni su di loro a »C«. A nostro avviso, il default su questi strumenti è una certezza virtuale e prevediamo di abbassare i rating di emissione a »D« una volta confermata l'attuazione della svalutazione» aggiungono.
S&P ha messo coerentemente sotto osservazione anche UBS con una possibile rivalutazione negativa sul rischio di esecuzione derivante dall'acquisizione di Credit Suisse, anche se non pensa che sia uno scenario probabile. «Riteniamo che il management di UBS eseguirà prudentemente l'integrazione e, a causa delle riserve finanziarie molto elevate derivanti dalla transazione e del massiccio sostegno di liquidità da parte della Banca nazionale svizzera, vediamo riserve sufficienti per limitare efficacemente i rischi emergenti».
«Prendiamo inoltre atto delle misure straordinarie della Banca nazionale svizzera per fornire un massiccio supporto di liquidità al gruppo combinato, che dovrebbe garantire solidi buffer a livello consolidato e di entità legale. Ciò contribuirà a ripristinare la fiducia del mercato durante la fase iniziale dell'integrazione» aggiungono gli analisti.
18:57
18:57
Manifestazione di protesta a Zurigo-Paradeplatz
Diverse centinaia di persone hanno manifestato oggi sulla celebre Paradeplatz di Zurigo, dove si trovano le sedi emblematiche del Credit Suisse e di UBS. La Gioventù socialista (GISO) e altre organizzazioni avevano lanciato l'appello a protestare contro gli «abusi».
Per i manifestanti quanto successo è uno scandalo. «Profitti per il settore privato, perdite per lo Stato», recitava l'appello alla manifestazione. I dimostranti hanno ricordato i miliardi versati da Credit Suisse in bonus e dividendi.
I manifestanti hanno anche criticato il fatto che non ci sono soldi per la lotta contro la crisi climatica, la sicurezza delle pensioni e l'aiuto ai rifugiati, mentre per il salvataggio delle banche non ci sono problemi.
Oltre allo GISO, hanno sostenuto la dimostrazione anche Sciopero del Clima, i Giovani Verdi, il PS di Zurigo, i Verdi di Zurigo e la Sinistra alternativa.
18:18
18:18
BAK Economics: «Saranno soppressi 9.500-12.000 impieghi»
L'acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS causerà la perdita di 9.500-12.000 posti di lavoro. Malgrado ciò, non si prevede un forte aumento del tasso di disoccupazione. Lo indica l'istituto di ricerca BAK Economics, nel quale indica che l'operazione ha permesso di evitare un grave danno all'economia svizzera.
In una nota, l'istituto precisa che «con l'acquisizione da parte di UBS sono stati limitati i danni per la piazza finanziaria svizzera causati dalla crisi di Credit Suisse». Insomma, il rischio di una crisi bancaria generale è stato notevolmente ridotto. «Si è così evitato un danno diretto maggiore all'intera piazza economica elvetica».
L'operazione, stando a BAK Economics, avrà effetti limitati sul PIL della Svizzera, che dovrebbe ancora crescere del 0,7% quest'anno e dell'1,6% nel 2024. Gli effetti negativi della crisi di Credit Suisse rimangono infatti in gran parte limitati al settore bancario.
Ci saranno comunque delle conseguenze, anche se il deflusso dei fondi dei clienti all'estero dovrebbe ora arrestarsi. BAK Economics ritiene invece che la perdita di valore aggiunto subita dalla piazza finanziaria svizzera sarà verosimilmente permanente.
Le conseguenze dell'acquisizione si faranno sentire chiaramente sul mercato del lavoro: si stima che le due grandi banche offrano complessivamente 37.000 impieghi in Svizzera. A medio termine, lo smantellamento della rete di filiali e altre misure di razionalizzazione comporteranno probabilmente la perdita di circa 9.500-12.000 posti di lavoro, ciò che corrisponde allo 0,3% del totale degli impieghi in Svizzera.
Stando a BAK Economics, il cantone più colpito sarà Zurigo, dove il potenziale di razionalizzazione sarà probabilmente di 6.500-8.000 impieghi. Ciò corrisponde allo 0,9% di tutti i posti di lavoro del cantone.
Malgrado questi massicci tagli, BAK Economics non prevede un aumento improvviso del tasso di disoccupazione, né a livello nazionale né a livello cantonale. Il processo di razionalizzazione di UBS richiederà infatti diversi anni. Il mercato del lavoro, caratterizzato da una carenza di lavoratori qualificati, dovrebbe inoltre essere in grado di assorbire in gran parte lo schock.
17:53
17:53
Borsa svizzera: chiusura in rialzo, CS -55,74%, UBS +1,26%
In una giornata in cui la piazza finanziaria elvetica ha capeggiato sulle prime pagine di tutti i giornali, la Borsa svizzera termina le contrattazioni in positivo. L'indice SMI guadagna lo 0,28% a 10.643,64 punti, quello allargato SPI lo 0,35% a 13.953,41.
Dopo l'annuncio avvenuto ieri di un'acquisizione da parte di UBS, inutile dire che tutti gli occhi erano puntati su Credit Suisse. Dopo essere sprofondato del 62% in apertura, il titolo ha concluso con un -55,74% a 0,82 franchi. Si tratta di un valore comunque superiore ai 76 centesimi proposti dal numero uno bancario elvetico UBS per l'acquisizione dello storico rivale, per un prezzo totale di 3 miliardi di franchi.
Inizialmente anche il titolo UBS aveva subito un tonfo, subendo una contrazione dell'8,6%. Nel corso della giornata c'è però stato un recupero, confermato dalla positiva apertura di Wall Street, che si è concluso con un +1,26% a 17,32. In giornata la prima banca elvetica ha fra le altre cose annunciato che per il momento il riacquisto di azioni proprie è sospeso.
Il rilevamento di Credit Suisse ha in generale creato un vero e proprio caos, con una miriade di prese di posizione e richieste provenienti letteralmente da tutto il mondo. A livello svizzero numerosi partiti hanno fra l'altro domandato una sessione straordinaria delle Camere federali.
Fra le altre blue chip, hanno terminato in modo contrastato i difensivi di peso: Roche ha perso lo 0,11% a 261,45 franchi e Nestlé lo 0,33% a 108.98, mentre Novartis ha guadagnato lo 0,66% a 76,74. Tutti positivi invece gli assicurativi, con Swiss Life in crescita dell'1,24% a 540,80, Swiss Re dell'1,50% a 89,28 e Zurich - miglior titolo di giornata - del 2,42% a 411,20.
Particolarmente brillanti sono poi risultati i titoli di Richemont (+2,40% a 136,60 franchi) e Partners Group (+2,16% a 766,60). Bene anche Givaudan (+1,96% a 2.972,00). Piuttosto male invece Sonova, che lascia sul terreno l'1,34% a 243,30.
17:23
17:23
Acquisizione Credit Suisse: possibili effetti sulle imposte a Zurigo
L'acquisizione di Credit Suisse (CS) da parte di UBS potrebbe avere delle ripercussioni sulle imposte nel Cantone di Zurigo. A comunicarlo è il capo del Dipartimento delle finanze Ernst Stocker. Le conseguenze precise saranno analizzate prossimamente.
«L'operazione finanziaria potrà intaccare le entrate fiscali sia delle persone fisiche sia di quelle giuridiche», ha dichiarato oggi Stocker in una conferenza stampa tenutasi a Zurigo. Ha poi aggiunto che «verranno ora avviate delle analisi a tal riguardo». Il «ministro» ha infine ribadito la solidità delle finanze del Cantone.
La sindaca di Zurigo, Corine Mauch, si è detta «scioccata» dalla fine di CS. «È una cesura per la Svizzera e soprattutto per Zurigo», poiché la banca svolge un ruolo importante come datore di lavoro, formatore, contribuente e mecenate culturale. Ha inoltre chiesto che vengano chiarite le responsabilità di questa vicenda.
17:09
17:09
Anche il Centro vuole la sessione straordinaria delle Camere
Dopo Verdi, socialisti e liberali-radicali, anche l'Alleanza del Centro vede di buon occhio la convocazione di una sessione straordinaria delle Camere federali sul caso Credit Suisse. In questo modo, scrive il partito in un comunicato, la soluzione trovata potrà poggiare su basi parlamentari solide.
I centristi vogliono anche discutere di come limitare i rischi per l'economia svizzera ora che rimane una sola grande banca. Sono in gioco la sicurezza e la stabilità dei posti di lavoro in Svizzera, delle PMI, dei risparmi privati e di quelli degli istituti di previdenza.
Secondo la legge sul Parlamento, se un credito urgente è superiore ai 500 milioni di franchi, un quarto dei membri di una Camera può chiedere la convocazione dell'Assemblea federale in sessione straordinaria entro una settimana. Tale sessione straordinaria deve tenersi nel corso della terza settimana che segue l'inoltro della richiesta di convocazione. Potrebbe quindi svolgersi dopo Pasqua.
16:19
16:19
Pure il PLR vuole la sessione straordinaria delle Camere
(Aggiornato)
Dopo i Verdi, il PS e il Centro, anche il PLR si unisce al coro di partiti che vogliono una sessione straordinaria del Parlamento sulla questione Credit Suisse, un appuntamento che ormai appare inevitabile. Nel corso di un incontro odierno con i media a Berna, i liberali-radicali hanno inoltre chiesto una serie di misure, fra cui la rinuncia ai bonus da parte dei manager.
I vecchi vertici di Credit Suisse devono essere chiamati a rispondere, ha detto il presidente del partito e consigliere agli Stati argoviese Thierry Burkart. I bonus degli anni precedenti vanno dunque restituiti e quelli per l'anno in corso bloccati.
Stando a Burkart, la necessità di un salvataggio della grande banca è da far risalire a una cattiva condotta da parte dei dirigenti, che non hanno fatto i compiti dopo la crisi finanziaria del 2008. Una situazione che il «senatore» non ha esitato a definire vergognosa, pur se bisognava agire per scongiurare un effetto domino.
Secondo il PLR, la sessione straordinaria è un'opportunità per presentare le proprie rivendicazioni attraverso degli interventi. I dibattiti mostreranno poi se una Commissione parlamentare d'inchiesta (CPI), come vorrebbe la sinistra, dovrebbe essere istituita o meno, ha aggiunto Burkart.
I liberali-radicali hanno poi illustrato altre loro richieste. In primo luogo, serve una nuova strategia per la piazza finanziaria, così da limitare i rischi legati alla nuova mega banca sorta dopo l'acquisizione di Credit Suisse a opera di UBS, ha affermato il consigliere nazionale zurighese Beat Walti.
In una seconda fase, UBS dovrebbe scorporare la redditizia attività svizzera dell'ormai ex rivale, o almeno portarla avanti in modo indipendente. I rappresentanti del PLR hanno inoltre sottolineato come il caso Credit Suisse dimostri che il regolamento esistente non sia efficace: bisognerà chiarire se l'Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari (FINMA) ha fatto o meno il proprio lavoro.
Il partito ha anche rivolto un pensiero ai dipendenti dell'istituto, in particolare ai quasi 17.000 che lavorano in Svizzera. «La nuova mega banca dovrà tenere conto degli impiegati, che non hanno alcuna colpa. A queste persone serve rapidamente sicurezza e chiarezza», ha evidenziato il consigliere nazionale vodese Olivier Feller.
«Quella di ieri è stata una domenica buia per loro, ma anche per l'immagine e la reputazione del nostro Paese», si è rammaricato Feller. «Nessuno ha immaginato che la perdita di fiducia degli investitori e dei clienti potesse portare sull'orlo del collasso una banca sistemica», ha constatato.
L'acquisizione da parte di UBS non è una transazione puramente commerciale, ma un salvataggio pubblico con una partecipazione del settore privato, ha riassunto Burkart. La leadership del partito ritiene quindi che il governo debba ricevere un'adeguata compensazione dal leader bancario elvetico per le sue garanzie.
16:13
16:13
Il Parlamento potrebbe tenere una sessione straordinaria
Il Parlamento potrebbe discutere rapidamente sull'acquisto di Credit Suisse da parte di UBS con l'avallo della Confederazione. Se un quarto dei membri di un Consiglio lo richiede, una sessione straordinaria potrebbe essere messa in calendario.
Stando alla presidente della Delegazione delle finanze (DelFin) delle Camere federali, Ursula Schneider Schüttel (PS/FR), si tratta di un'opzione possibile.
La DelFin ha approvato ieri i crediti di impegno urgenti proposti dal Consiglio federale. Secondo la legge sul Parlamento, se un credito urgente è superiore ai 500 milioni di franchi, un quarto dei membri di una Camera può chiedere la convocazione dell'Assemblea federale in sessione straordinaria entro una settimana.
Tale sessione straordinaria deve tenersi nel corso della terza settimana che segue l'inoltro della richiesta di convocazione. Potrebbe quindi svolgersi dopo Pasqua. «Vi saranno certamente abbastanza parlamentari che la richiederanno», ha dichiarato la presidente della DelFin all'agenzia Keystone-ATS.
Non tutti i parlamentari sono però dello stesso avviso. Il presidente della «potente» Commissione dell'economia e dei tributi del Nazionale, Leo Müller (Centro/LU) sostiene piuttosto un lavoro in una cerchia ristretta, in seno alla commissione. Ad inizio aprile, questa commissione riceverà informazioni da parte del Consiglio federale, della Banca nazionale svizzera e dell'Autorità di vigilanza dei mercati (Finma).
Soltanto la questione del credito di impegno urgente spinge per una sessione straordinaria, ha indicato Müller a Keystone-ATS. Per contro, il parlamentare del Centro non vuole una commissione parlamentare d'inchiesta (Cpi). Una tale commissione dovrebbe esaminare i comportamenti del Consiglio federale e dell'amministrazione. Ma, nel caso di Credit Suisse, la colpa è della banca stessa.
La Cpi è uno strumento complesso da attuare. I due Consigli devono approvarla. La priorità è di esaminare i fatti e di cercare soluzioni concrete, non di lavorare sul passato perché tutti lo vedano«, ha aggiunto.
15:43
15:43
Credit Suisse: gli azionisti svizzeri minacciano azioni legali
La Fondazione Ethos, in rappresentanza dei fondi pensione svizzeri, lamenta che i soci di UBS e Credit Suisse «non saranno in grado di votare» in assemblea sulla fusione e che in futuro tutti i clienti svizzeri dovranno fare i conti «con i rischi di una posizione dominante» di UBS nel mercato elvetico.
«Tutte le opzioni saranno esaminate nei prossimi giorni, incluse quelle legali, per determinare le responsabilità di questa debacle», afferma Ethos, che promette di «continuare a difendere gli interessi» dei soci e chiede lo scorporo delle attività svizzere del Credit Suisse, per ridurre gli esuberi e mantenere una «sana competizione»
15:00
15:00
Le azioni di UBS recuperano terreno
Dopo aver subito forti perdite all'inizio della giornata di contrattazioni e avere toccato il minimo dell'anno (-8,6% a 15,64 franchi), il titolo UBS è tornato positivo nel primo pomeriggio. Poco dopo le 15.00 guadagnava il 3,71% a 17,74 franchi, dopo aver superato il +6% poco prima.
In apertura UBS perdeva l'8,6% a 15,64 franchi. Credit Suisse al momento è in discesa del 51,74% a 0,89 franchi, dopo aver aperto a -62% (a 70 centesimi), una cifra inferiore all'equivalente di 76 centesimi proposto dal numero uno bancario elvetico UBS per l'acquisizione dello storico rivale.
14:30
14:30
Berset rinuncia al viaggio in Colombia
Il rilevamento di Credit Suisse da parte di UBS avrà ripercussioni anche sull'agenda del presidente della Confederazione Alain Berset. Un viaggio del consigliere federale friburghese in Colombia, pianificato da molto tempo, è in effetti stato annullato.
Lo stesso Berset aveva annunciato la trasferta in un'intervista concessa a Le Temps lo scorso dicembre. La visita era poi stata confermata dal presidente colombiano Gustavo Petro durante il Forum economico mondiale (WEF) di Davos (GR) in gennaio.
Ma la vicenda Credit Suisse ha avuto ragione del viaggio in Sudamerica. «A causa delle decisioni prese in questi ultimi giorni dal Consiglio federale, l'agenda di Berset ha subito cambiamenti che si ripercuotono su tutta la settimana. La visita è quindi stata cancellata», ha fatto sapere a Keystone-ATS il Dipartimento federale dell'interno.
Nel Paese andino, la Svizzera accompagna il processo di pace in corso con l'Esercito di liberazione nazionale (ELN). Dieci giorni fa, il movimento di guerriglia di ispirazione guevarista e il governo di Bogotà si sono impegnati ad avviare colloqui per un cessate il fuoco.
Come precisato a «Le Temps», dopo il Mozambico, dove si è recato in febbraio, Berset voleva tastare la realtà sul terreno anche in Colombia relativamente alla problematica della protezione dei civili nelle zone di conflitto. Un tema che la Confederazione promuoverà nel corso della sua presidenza al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, il prossimo maggio.
14:01
14:01
La Società degli impiegati del commercio chiede il coinvolgimento delle parti sociali
Le parti sociali devono essere coinvolte nell'imminente processo di integrazione relativo all'acquisizione di Credit Suisse per mano di UBS. A domandarlo è la Società degli impiegati del commercio, che chiede inoltre massima trasparenza nei confronti dei dipendenti sui prossimi passi.
In un comunicato odierno, l'associazione deplora l'operazione annunciata ieri. Affinché il tutto avvenga nel modo più socialmente accettabile, è necessario mantenere il maggior numero possibile di posti di lavoro e rispettare i piani sociali, scrive l'organizzazione, garantendo che i collaboratori interessati verranno sostenuti con consulenze e informazioni.
13:52
13:52
Too big to fail? «La normativa va cambiate, la dirigenza rinunci ai bonus»
Le normative too-big-to-fail vanno riviste per obbligare la dirigenza di Credit Suisse a rinunciare ai bonus. Lo chiede la Fondazione per la protezione dei consumatori (SKS) alla luce dell'acquisizione della banca da parte di UBS.
«È inaccettabile che una banca di importanza sistemica venga condotta al baratro, che debba essere sostenuta dallo Stato e che allo stesso tempo vengano versati bonus», indica SKS in una nota. «Ci sono volute misure drastiche per ripristinare la fiducia nel Credit Suisse», ha ricordato Sara Stalder nel comunicato. Il prezzo è stato tuttavia molto alto: in futuro, i rischi per la Svizzera in caso di fallimento di UBS saranno ancora maggiori di quelli attuali.
13:02
13:02
Commissione europea: «Seguiamo con attenzione gli sviluppi»
La Commissione europea «continua a seguire attentamente la situazione» del settore bancario dopo il salvataggio di Credit Suisse da parte di UBS con il sostegno delle autorità svizzere. Così un portavoce dell'esecutivo Ue rispondendo alle domande dei giornalisti.
«Il sistema bancario europeo si è molto rafforzato in questi ultimi anni ed è attentamente monitorato dalle autorità nazionali e comunitarie», ha evidenziato il portavoce, riferendo che Bruxelles è in stretto contatto con gli organismi di sorveglianza.
12:23
12:23
Credit Suisse, scetticismo fra gli analisti
L'acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS è stata accolta con un certo scetticismo dagli analisti del settore. La manovra evita certo il tracollo, ma non è detto che si tratterà di un affare positivo per UBS.
Probabilmente quanto avvenuto non è la scelta che avrebbe fatto in maniera prioritaria UBS, hanno commentato gli esperti della canadese RBC. Sulla carta, i tre miliardi per l'acquisizione sono poco, sottolineano gli analisti di Vontobel. Allo stesso tempo però cambia sostanzialmente la struttura degli affari di UBS.
Secondo la Banca cantonale di Zurigo (ZKB), i potenziali vantaggi sembrano comunque superare gli svantaggi per UBS. Questo però solamente se si riuscirà a ricostruire la fiducia, cosa che secondo gli esperti probabilmente avverrà.
Altri economisti sottolineano le numerose questioni in sospeso. Il vero valore dell'operazione è difficile da giudicare, secondo l'americana Jefferies, anche perché Credit Suisse al momento registra forti perdite. A detta della banca d'investimenti Usa KBW, sul lungo termine l'affare sarà positivo, ma bisognerà aspettare un po' prima che la novità smetta di fare troppo rumore.
Secondo gli esperti di Capital Economics, l'esperienza con questo tipo di «matrimoni forzati» è piuttosto eterogenea. Esistono gli esempi positivi, ma anche quelli decisamente negativi.
12:04
12:04
Il Parlamento potrebbe discutere rapidamente sull'acquisto di Credit Suisse da parte di UBS
Il Parlamento potrebbe discutere rapidamente sull'acquisto di Credit Suisse da parte di UBS con l'avallo della Confederazione. Se un quarto dei membri di un Consiglio lo richiede, una sessione straordinaria potrebbe essere messa in calendario.
Stando alla presidente della Delegazione delle finanze (DelFin) delle Camere federali, Ursula Schneider Schüttel (PS/FR), si tratta di un'opzione possibile.
La DelFin ha approvato ieri i crediti di impegno urgenti proposti dal Consiglio federale. Secondo la legge sul Parlamento, se un credito urgente è superiore ai 500 milioni di franchi, un quarto dei membri di una Camera può chiedere la convocazione dell'Assemblea federale in sessione straordinaria entro una settimana.
Tale sessione straordinaria deve tenersi nel corso della terza settimana che segue l'inoltro della richiesta di convocazione. Potrebbe quindi svolgersi dopo Pasqua. «Vi saranno certamente abbastanza parlamentari che la richiederanno», ha dichiarato la presidente della DelFin all'agenzia Keystone-ATS.
12:03
12:03
I soci sauditi perdono 1,1 miliardi di franchi
Costa caro ai sauditi l'investimento nel Credit Suisse, di cui la Saudi National Bank (Snb) aveva rilevato alcuni mesi fa il 9,9% del capitale per 1,4 miliardi di franchi. La quota, sottoscritta a fine novembre nell'ambito dell'aumento di capitale da 4 miliardi dell'istituto elvetico, vale ora circa 300 milioni. La banca saudita in una nota ha detto che «i cambiamenti della valutazione dell'investimento di Snb nel Credit Suisse non hanno impatti sui piani di crescita di Snb e sulla guidance per il 2023».
12:03
12:03
Fonti UE: «La crisi di Credit Suisse sarà sul tavolo dell'Eurosummit»
La crisi di Credit Suisse, ma anche gli effetti del fallimento dell'americana Silicon Valley Bank, «saranno sul tavolo dell'Eurosummit» ma non è ancora stato deciso se il punto sarà inserito nelle conclusioni. Lo spiega un alto funzionario europeo in vista del Consiglio europeo che si terrà giovedì e venerdì prossimo a Bruxelles.
Oggi, alle 12, si terrà un pranzo di lavoro tra il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, la presidente della Bce, Christine Lagarde, e il presidente della Bei, Werner Hoyer per la preparazione dell'Eurosummit.
11:50
11:50
«A rischio gli impieghi di entrambe le banche»
L'acquisizione di Credit Suisse (CS) da parte di UBS metterà a rischio gli impieghi di entrambe le banche, non solamente quelli di CS. A dichiararlo è l'economista Stéphane Garelli, professore presso l'International Institute for Management Development (IMD).
«Quando avviene una fusione tra due entità simili vi è una sovrapposizione di responsabilità e in questo caso non è detto che saranno assunte dai collaboratori di UBS», ha detto Stéphane Garelli ai microfoni di RTS questa mattina, ossia il giorno dopo l'annuncio dell'acquisizione della banca delle due vele da parte della rivale UBS.
I dipendenti del Credit Suisse apporteranno un contributo anche sui piani delle competenze e delle reti, ha aggiunto Garelli. «Questo significa che rischiamo di ritrovarci con molte persone che dispongono di competenze finanziarie sul mercato, che però saranno purtroppo senza lavoro».
In relazione a «un gigante bancario che è molto più grande degli altri», l'esperto ritiene che questo non sia «molto salutare», soprattutto per la concorrenza. In futuro, sarà necessario garantire che non si verifichi un abuso di posizione dominante. Ci si chiede anche se una tale dimensione sia gestibile.
11:34
11:34
La reazione dei Verdi: «Ancora una volta devono rispondere i contribuenti e non i manager»
Il caso di Credit Suisse è la conseguenza di anni di cattiva gestione, di cui ancora una volta devono rispondere i contribuenti e non i manager. È l'accusa lanciata dai Verdi, che hanno così commentato l'acquisizione, ufficializzata ieri, del secondo istituto finanziario elvetico da parte di UBS.
Quindici anni dopo proprio UBS, scrive il partito in una nota odierna, anche Credit Suisse ha dovuto essere salvata dai contribuenti. Vengono nuovamente concessi aiuti di Stato a società che sono in gran parte responsabili del riscaldamento globale, lamentano gli ecologisti. La Confederazione ha infatti messo sul piatto una garanzia di 9 miliardi di franchi per far fronte ai rischi dell'operazione.
E questo, proseguono i Verdi, è stato fatto senza alcun requisito di sostenibilità ambientale, sociale ed economico. Lo schieramento sta quindi valutando se convocare straordinariamente l'Assemblea federale, come è possibile dopo la concessione di prestiti urgenti da parte della Delegazione delle finanze, in quanto il Parlamento deve poter esprimersi su questioni di tale portata. Un'eventualità condivisa pure dal PS, ha riferito durante una conferenza stampa online la capogruppo ecologista alle Camere Aline Trede (BE).
Le due formazioni di sinistra sostengono anche l'istituzione di una Commissione parlamentare d'inchiesta (CPI) sulla vicenda, già ventilata ieri dai socialisti. Secondo Trede, un'indagine di questo tipo offrirebbe la possibilità di un'analisi vera e propria su quanto successo.
«La politica economica e finanziaria borghese ha quasi trascinato la Svizzera nel baratro per la seconda volta in quindici anni. Non si può più andare avanti così», ha invece affermato il presidente del partito e consigliere nazionale zurighese Balthasar Glättli. «Il Consiglio federale deve presentare immediatamente proposte che mettano fine alla cultura dell'irresponsabilità collettiva. Solo così sarà possibile ripristinare la competitività e l'affidabilità della piazza finanziaria svizzera», ha aggiunto il suo collega alla Camera del popolo Gerhard Andrey (FR).
Stando ai Verdi, sono quindi necessarie nuove regole del gioco per tenere sotto controllo i rischi sistemici, culturali e di politica finanziaria della piazza elvetica. «Proporremo in commissione l'introduzione di un sistema bancario separato», ha detto la consigliera nazionale sangallese e vicepresidente del partito Franziska Ryser. Una decina di anni fa, una mozione del gruppo ecologista che chiedeva di dividere le attività bancarie tradizionali da quelle d'investimento era stata bocciata a causa della resistenza di PLR, dell'allora PPD e dei Verdi liberali.
Gli eventi degli ultimi giorni, continuano i Verdi, hanno dimostrato che la regolamentazione svizzera «too big to fail» è carta straccia alla luce dei rischi economici e delle dipendenze derivanti dalle banche di importanza sistemica. E la fusione di UBS e Credit Suisse, sostenuta dallo Stato, non farà altro che aggravare questo problema in futuro.
«I pericoli non sono minori con una nuova 'banca mostro'», ha dichiarato Glättli riferendosi a UBS. Le due banche coinvolte nella clamorosa transazione sono colpevoli, attraverso il finanziamento delle industrie del carbone, del petrolio e del gas, di più emissioni di quante ne rilasci l'intero Paese, fa poi notare il partito sensibile alla causa ambientalista.
10:55
10:55
Effetto Credit Suisse, 275 miliardi bond emessi da banche a rischio
Crollano i bond At1 emessi dalle banche europee dopo che, nell'ambito del salvataggio di Credit Suisse, è stato deciso l'azzeramento di questa tipologia di titoli, con cui l'istituto elvetico aveva raccolto 16,3 miliardi di franchi. Un bond da 500 milioni di euro emesso da Unicaja Banco perde il 17,5% a quota 58,7, uno da 1,5 miliardi di sterline di Barclays cede il 9,4% a 84,6, un'emissione di Raiffeisen Bank 14,4% a 54,3, mentre, riferisce Bloomberg, il desk di trading di Hsbc ha tagliato del 10% il valore complessivo di questi titoli.
I bond At1 emessi dalle banche ammontano, secondo Bloomberg, a circa 275 miliardi di dollari. Si tratta di titoli ad alto rischio di cui è previsto l'azzeramento nel caso in cui gli indici di capitale di una banca scendano sotto determinati livelli. Ma il trattamento subito nell'ambito del salvataggio di Credit Suisse ha sollevato dubbi sul mercato, in quanto il loro trattamento è stato peggiore di quello degli azionisti, ai cui titoli è stato riconosciuto un valore residuo di 3 miliardi di franchi.
«Non ha senso, gli azionisti non avrebbero dovuto ricevere niente» perché «è chiaro che i bond At1 sono senior (privilegiati, ndr) nella distribuzione rispetto alle azioni», ha commentato a Bloomberg Patrik Kauffmann, gestore di Aquila Asset Management, che in portafoglio ha bond di Credit Suisse. Anche gli analisti di Jefferies sollevano dubbi sul fatto che i bondholder siano stati «spazzati via mentre gli azionisti non lo siano stati interamente».
10:04
10:04
Il commento dei media internazionali
L'acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS occupa le prime pagine dei giornali internazionali. Ecco i principali commenti.
Secondo il Financial Times una cosa è chiara: il caso Credit Suisse mostra che bisogna lavorare di più nell'ambito dei rischi bancari. Anche se una dose di rischio è nota, il crollo di Credit Suisse è arrivato comunque a sorpresa. Alle autorità non è rimasta altra scelta se non favorire la fusione con UBS.
L'americano Wall Street Journal sottolinea come Credit Suisse fosse la banca elvetica più propensa al rischio. Le difficoltà hanno però portato ad un'amara fine dopo 167 anni. Le radici di questa sconfitta sono da ricercare nel modo in cui è stata gestita la crisi del 2008. Prima di allora la situazione era infatti rosea.
Per il francese Le Monde l'immagine della Svizzera è legata al consenso. Eppure anche nella Confederazione tutto può cambiare brutalmente in fretta. La fine di Credit Suisse era fino a poco fa inimmaginabile.
La fusione annunciata ieri è la più importante nell'Europa bancaria dalla crisi economica di 15 anni fa, ha sottolineato invece il tedesco Handelsblatt. Il salvataggio è dovuto avvenire assolutamente prima dell'apertura dei mercati asiatici oggi. Il mondo intero ha seguito un accordo definito storico.
09:47
09:47
«Ci saranno denunce contro la Confederazione»
Il professor Peter V. Kunz, specialista di diritto bancario, valuta che l'acquisizione forzata di Credit Suisse da parte di UBS è stata posta su basi giuridiche non abbastanza solide. Si attende quindi denunce contro la Confederazione.
«Il fatto che gli azionisti di Credit Suisse non vengano nemmeno consultati è una proceduta completamente al di fuori delle norme legali», ha detto in un'intervista pubblicata dal Blick e dalle testate Tamedia. Solo venerdì, si diceva ancora che le liquidità della banca fossero sufficienti. Proprio per queste dichiarazioni gli azionisti potrebbero intraprendere vie legali.
«Denunce arriveranno», si è detto convinto il professore. Anche perché gli investitori sono stati posti davanti al fatto compiuto. Secondo Kunz con l'uso del diritto d'urgenza il Consiglio federale danneggia addirittura il Paese: «In Svizzera ora gli investitori devono partire dal presupposto di poter essere espropriati senza base legale».
09:33
09:33
L'oro vola
Il prezzo dell'oro vola sopra i 2 mila dollari l'oncia per la prima volta da marzo 2022 mentre il salvataggio del Credit Suisse spaventa i mercati. Sul mercato spot del metallo giallo, bene rifugio per eccellenza, balza del 3,9% a 2.005 dollari.
09:16
09:16
Apertura delle borse: -62% per Credit Suisse, -8,6% per UBS
Come annunciato, il titolo Credit Suisse risulta in profondo rosso in apertura dei mercati: il calo è del 62% a 70 centesimi. UBS cede dal canto suo l'8,6% a 15,64 franchi.
Il corso è in questo modo inferiore all'equivalente di 76 centesimi proposto dal numero uno bancario elvetico UBS per l'acquisizione dello storico rivale, per un prezzo totale di 3 miliardi di franchi.
L'acquisizione bancaria, oltre che infiammare i mercati, ha fatto scorrere fiumi di inchiostro sui giornali, che non esitano questa mattina a parlare di «scandalo storico» o ancora di «giornata disastrosa».
08:07
08:07
Azione Credit Suisse in caduta libera prima dell'apertura della Borsa: -62%
Il giorno dopo la notizia dell'acquisizione da parte di UBS, prima dell'apertura della Borsa il titolo di Credit Suisse risulta in caduta libera, con un pesante -62%.
Il corso sarebbe ancora inferiore all'equivalente di 76 centesimi proposto dal numero uno bancario elvetico UBS per l'acquisizione dello storico rivale, per un prezzo totale di 3 miliardi di franchi.
Secondo le previsioni di Julius Bär, anche il titolo UBS è in calo, per la precisione del 4,7% a 16,30 franchi, con un listino SMI che globalmente è in contrazione dell'1,56%.
08:03
08:03
Per la stampa una domenica di vergogna per la Svizzera
«L'acquisizione della vergogna», «scandalo storico», «giornata disastrosa»: questa mattina la stampa non le ha mandate a dire riguardo all'acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS. La fusione non sarà senza conseguenze per la piazza finanziaria elvetica che, dopo troppi errori, subisce un duro colpo al proprio orgoglio, stimano i giornali.
Il nostro giornale sottolinea che ancora una volta, come in un sequel di un film già visto quindici anni fa, l'intervento decisivo è quello della mano pubblica. Nell'editoriale di Generoso Chiaradonna, Credit Suisse viene descritto come un «rottame radioattivo» che avrebbe potuto causare danni ancora peggiori se lasciato alle intemperie del mercato.
«È uno spreco sociale, economico e una vergogna politica per dei dirigenti troppo lenti ad agire», scrive nel suo editoriale il capo della rubrica economica di Tribune de Genève e 24 Heures, Pierre Veya. Le autorità ci hanno messo troppo, a suo dire, a capire che «gli squali del mondo anglosassone» avrebbero imposto soluzioni radicali. Troppi errori, tergiversazioni, mezze verità e goffaggine hanno avuto la meglio su un istituto leggendario, che ha perso la sola qualità non negoziabile per una banca: la fiducia, ha proseguito. Risultato: la Svizzera si ritrova oggi più piccola e torna a una sorta di normalità bancaria. «Non è la fine della storia, relativizziamo, ma uno schiaffo al suo orgoglio».
Secondo Le Temps le autorità, ebbre di fiducia, non hanno dato seguito alle domande di estrazione della parte svizzera dell'attività, chiesta anche dagli azionisti. «L'attendismo» del quale hanno dato prova le autorità ha infine affossato Credit Suisse che «decisamente» non avrebbe dovuto cadere, deplora il quotidiano.
«La Svizzera ha dormito ben troppo a lungo mentre Credit Suisse scivolava occhi aperti verso la rovina», rincara la dose il Blick. Il quotidiano si sorprende che le autorità, ma anche le altre banche, non abbiano reagito prima, forzando i protagonisti di questa débâcle a inventarsi una soluzione d'emergenza.
Per le testate di lingua tedesca del gruppo Tamedia si tratta semplicemente di uno «scandalo storico». Confederazione, Finma e BNS si sono fatti schiacciare i piedi da UBS. Quest'ultima raccoglie tutti i benefici mentre clienti e collaboratori pagano il prezzo, si legge. Le misure prese dalla Confederazione gravano poi con un rischio di 9 miliardi sulle spalle dei contribuenti.
Bisogna attendersi «effetti collaterali», conferma la Neue Zürcher Zeitung (NZZ), che descrive un giorno nero per la piazza finanziaria elvetica e i suoi numerosi impiegati. «La Svizzera si è certamente sbarazzata di una banca zombie - prosegue il giornale - ma si risveglia oggi con una banca mostro». Mostro perché il bilancio totale di UBS è ormai quasi due volte più importante delle prestazioni economiche raggiunte in Svizzera.
08:00
08:00
UBS sospenderà per il momento il riacquisto di azioni proprie
UBS sospenderà per il momento il riacquisto di azioni proprie in seguito all'acquisizione di Credit Suisse (CS). Lo ha detto la direttrice delle finanze Sarah Youngwood ieri sera nel corso di una teleconferenza con gli analisti. Si tratta di un processo «conservativo», poiché la capitalizzazione resta forte.
La politica progressiva di dividendi in contanti sarà mantenuta, ha dichiarato il CEO Ralph Hamers. Solo la settimana scorsa, Hamers aveva sottolineato che riacquisti di azioni erano il modo preferito di restituire capitale agli azionisti, poiché il corso delle azioni ha ulteriore potenziale di rialzo.
All'inizio di marzo UBS aveva reso noto l'intenzione di proporre un nuovo programma di riacquisto di azioni in occasione della prossima assemblea generale di aprile.
Dalla fine del marzo 2022, UBS ha avviato un programma che prevede il riacquisto di azioni nominative fino a 6 miliardi di dollari entro il 2024. Originariamente, nell'ambito dell'attuale programma di riacquisto di azioni e del nuovo programma 2023, era previsto quest'anno di procedere al riacquisto di azioni per un valore di oltre 5 miliardi.
07:21
07:21
L'esperto: La Confederazione ha «veramente» spinto UBS ad acquisire Credit Suisse
La Confederazione ha «veramente» spinto UBS ad acquisire Credit Suisse (CS), secondo l'esperto François Savary. Tutto dimostra che la prima banca svizzera ha avuto difficoltà a trovare «un puro interesse economico in questa fusione», ha commentato sulla stampa.
«Impegnarsi in una nuova ristrutturazione e gestire la questione del futuro della banca d'investimento di Credit Suisse non era ciò che il management di UBS desiderava di più», ha dichiarato oggi a La Liberté il responsabile degli investimenti di Prime Partners.
Per Savary ne è prova il numero di condizioni poste da UBS per la realizzazione della fusione. «Prezzo basso, garanzia, questione del credit default swap (Cds): UBS voleva limitare al minimo il rischio di perdite nell'operazione, spiega Savary, ed è per questo che inizialmente ha offerto un miliardo di franchi a condizione che la Confederazione concedesse cinque miliardi di garanzie sugli investimenti della parte meno sana, la banca d'investimento di Credit Suisse.
Tutto ciò mostra che UBS ha avuto difficoltà a trovare interesse »puramente economico« in questa fusione, puntualizza Savary. Il management di UBS ha indicato nella tarda serata di ieri di non aver voluto e lavorato alla fusione con il Credit Suisse, sottolineando invece il suo »interesse strategico«.
06:20
06:20
Seduta in rosso per le Borse asiatiche
Seduta in rosso per le Borse asiatiche dopo l'accordo per l'acquisizione del Credit Suisse da parte di UBS. Tokyo ha perso l'1,54%, Sydney l'1,38 e Seul lo 0,69%. Pesante Hong Kong, che cede il 3,2%, mentre Shenzhen e Shanghai contengono i ribassi allo 0,4%. In calo i future sull'Europa e sugli Stati Uniti con quello sull'Euro Stoxx 50 che cede l'1,1% e quelli su Dow Jones e Nasdaq in flessione dello 0,8% e dello 0,4%.
Dopo una prima valutazione positiva del salvataggio e dell'iniezione di liquidità da parte delle banche centrali, che aveva spinto i future sull'Euro Stoxx a salire dell'1,4%, tra gli investitori prevale la cautela per le turbolenze che stanno investendo i mercati.
Secondo quanto riferisce Bloomberg, Credit Suisse avrebbe rassicurato il suo staff: i bonus saranno pagati, così come i promessi aumenti dei salari. «I bonus saranno pagati come previsto il 24 marzo».