Il robot entra in sala operatoria
L’ospedale regionale di Lugano ha il suo Da Vinci. Si tratta dell’ultima evoluzione della chirurgia mininvasiva, in cui il chirurgo non opera più fisicamente sul paziente con le proprie mani, ma manovrando un robot a distanza, seduto a una console computerizzata posta all’interno della sala operatoria. Benvenuti nel futuro. Il 3 novembre 2022 è una data storica per l’ospedale Civico. È stato infatti effettuato il primo intervento in Ticino di chirurgia robotica bariatrica, o chirurgia dell’obesità.
La prima paziente
La paziente è Guya Vicari, 49 anni. Ha un’obesità che il dottor Fabio Garofalo, caposervizio di Chirurgia viscerale, definisce «importante» (di grado 3). È affetta da diverse malattie, tra cui il diabete mellito, una delle comorbidità associate all’obesità. Per lei si è deciso di intervenire con un percorso di chirurgia bariatrica tramite bypass gastrico. «Il percorso è stato multidisciplinare – spiega il medico -. La paziente è seguita da tempo dal team composto anche da esperti di nutrizione e psichiatri». Non si tratta, va detto, di un intervento di chirurgia estetica. Avrà un impatto significativo sulla perdita di peso, ma agisce soprattutto sulle comorbità, sulle malattie. «Diventa esso stesso la cura del diabete». La signora Vicari, prima di sottoporsi all’intervento, ha dimostrato di essere fiduciosa. La sua vita può solo migliorare, così come il suo stato di salute.
Il robot Da Vinci
Il primo sistema robotico è entrato in funzione all’inizio del secolo. L’evoluzione tecnologica ha portato alla quarta generazione di robot Da Vinci. Quello acquistato dall’Ente ospedaliero cantonale a Lugano è il più versatile e consente di operare in diversi campi della chirurgia, tra cui urologia, ginecologia e, ovviamente, chirurgia bariatrica.
Come funziona? Il robot è costituito da tre elementi: la colonna video, che elabora le immagini in HD; la colonna pazienze, le cui braccia robotiche entrano nel paziente; la console, dove il chirurgo si trova e lavora. Ogni movimento del chirurgo all’interno della console è riprodotto fedelmente dalla colonna pazienze. «È sempre il chirurgo che opera il paziente e mai la macchina», precisa il dottor Garofalo. In sala operatoria, poi, sono presenti uno o più assistenti che coadiuvano il chirurgo e sostituiscono gli strumenti delle braccia robotiche.
I vantaggi
Rispetto alla classica laparoscopia, la chirurgia robotica, anch’essa mininvasiva, racchiude dei vantaggi. Lo strumento opera su sette gradi di movimento, consentendo una maggiore precisione. La visione 3D all’interno della console, i sistemi di miglioramento dell’immagine e la fluorescenza delle zone maggiormente vascolarizzate sono strumenti che potenziano la capacità d’intervento. Inoltre, si riduce l’invasività e le cicatrici sono più piccole. La chirurgia robotica riduce pure il tasso di infezioni e di sanguinamento, la degenza si riduce. E il comfort della console consente al chirurgo di operare in una situazione che oggettivamente ne migliora la performance. «Ma - precisa il chirurgo - la laparoscopia classica rimane una valida alternativa, soprattutto per un team esperto. È un errore dire che la chirurgia laparoscopica è superata».
I numeri
All’inizio degli anni 2000, quando è stato introdotto il robot Da Vinci, nel mondo se ne contavano 40 esemplari e gli interventi in un anno toccavano il migliaio. Nel 2021 erano oltre 6.700 i sistemi Da Vinci, oltre 15 milioni gli interventi. «L’evoluzione è stata incredibile. In Svizzera siamo passati da 20 sistemi nel 2014, con 1.200 interventi, a 12.000 interventi nell’anno in corso, con 42 sistemi distribuiti all’interno del territorio. Sempre più strutture investono sulla chirurgia robotica».
Il robot Da Vinci è già presente in Ticino dal 2011, quando è stato acquistato dall’ospedale regionale di Bellinzona e Valli. Il dottor Garofalo collabora con il San Giovanni, che ha investito moltissimo in un programma per il trattamento di malattie esofago-gastriche. «Adesso abbiamo l’opportunità di fare altrettanto con la chirurgia barbarica al Civico».
L’essere umano al centro
Il quesito si pone: in futuro saranno i robot a effettuare le operazioni? Su questo aspetto il medico è categorico: «Il robot aiuta il chirurgo, migliorandone la performance. Ma è sempre l’uomo il leader dell’intervento, che gestisce la strategia operatoria e guida l’intervento. Si tratta di un principio fondamentale». E l’esperienza dimostra che i pazienti, una volta ricevute le spiegazioni del caso, non sono restii ad accettare la chirurgia robotica. Effettuare un intervento a distanza è già possibile, ma «a mio modo di vedere – continua - è molto più sicuro che il chirurgo rimanga in sala operatoria. La tecnologia lo ha reso possibile, ma la sicurezza prevale».