Olimpiadi

Il rumore, e poi finalmente la grandeur

Un commento in diretta sulla cerimonia inaugurale dei Giochi olimpici - Una sfilata che sembra stata disegnata per TikTok, colorata e ottimista
Paolo Galli
26.07.2024 21:57

La Francia è una creatura complessa. Da vivere e da capire, a volte anche da amare. È ricca di contraddizioni, di follie. Ma è anche una creatura che non sa accontentarsi. Mai. Lo stiamo vedendo anche in questa cerimonia, così matta - specie in questi tempi - da essere sicuramente unica. Non abbiamo mai visto nulla di simile, d'altronde. Ci sono barche e barchette che navigano lungo la Senna. Ballerini con vestiti buffi che si muovono lungo le due rive. E poi di tanto in tanto spunta un misterioso tedoforo. Sarà lo stesso che, verosimilmente, si svelerà alla fine della sfilata. È protagonista anche di alcuni contributi registrati. Nel Louvre, immagine della Ville Lumière, e altrove, tra le bellezze inarrivabili della capitale. C'è anche Lady Gaga, che cita Zizi Jeanmaire.

E c'è Aya Nakamura che canta sul Pont des Arts, una fotografia molto forte da regalare al mondo. La questione femminile, oltre a quella di genere, si impone in questa serata quasi grottesca - una serata fatta per TikTok, prima ancora che per la cara vecchia tv -, eppure bellissima. Ci sono gli atleti, tutte le delegazioni - o quasi -, compresa Israele. Gli sportivi israeliani sono sulla stessa barca di islandesi e italiani. Era la barca più attesa, sfila come nulla fosse. E Parigi allora ritrova il suo respiro. Passa anche un po' di paura. Ma la guardia resta alta. Gli agenti, decine di migliaia, non si muovono, mantengono il controllo di una città che viene descritta come blindata. Da giorni. Eppure finita comunque nel tilt in mattinata, a causa del sabotaggio dei TGV. Un attacco gigantesco. Che ha avuto l'effetto di un allarme, ricordando a Parigi che oggi sarebbero davvero iniziati i Giochi olimpici. I Giochi forse più tesi della storia. Ma nonostante la paura, la Francia è andata avanti per la sua strada, proponendo tutto questo, tutti questi colori, tutta questa follia. Tanta giovinezza, e valori che vanno oltre la retorica.

Certo, per apprezzare l'insieme di luci, rumori, colori, ci vuole un pizzico di incoscienza anche in chi guarda. Perché a volte, quando si può, anche di fronte a qualcosa di così controverso (e parliamo dei Giochi), è giusto concedersi questo lusso, di sorridere, di farsi contagiare da tanto rumore e dalla grandeur. Le bruit et la grandeur, sì. Ma non stiamo citando il discorso di Jacques Chirac sull'immigrazione - era il 1991 -, stiamo riprendendo la canzone che ci hanno costruito sopra, in risposta, gli Zebda (Le bruit et l'odeur). Gli Zebda cantavano così: «L'égalité mes frères n'existe que dans les rêves / Mais je n'abdique pas pour autant / Si la peur est un bras qui nous soulève / Elle nous décime j'en ai peur pour la nuit des temps». Je n'abdique pas. Non mi arrendo. E forse non è un caso se abbiamo ripensato a quelle parole, anche a quelle così divisive di Chirac, osservando la Francia divisa (appunto) e complessa di oggi, e attorno un mondo spaccato. In questo momento sfila anche la delegazione svizzera. Arriva anche quella francese, che non si arrende. Nessuno, ai Giochi, lo fa a prescindere. I ballerini ballano. Sembra una follia, ma in realtà è così che deve essere.

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