Il .swiss diventa di dominio pubblico, o quasi
Di dominio pubblico, sì, o quasi. Ci scuserete il gioco di parole. Ma in effetti, a partire da oggi, il dominio .swiss è acquistabile anche dalle persone fisiche, a condizione che siano svizzere o residenti in Svizzera. Come aveva spiegato il Consiglio federale lo scorso giugno, «l’intera comunità svizzera avrà quindi accesso a uno spazio di nominazione sicuro e di qualità a essa dedicato». Per ottenere un nome di dominio .swiss, una persona fisica dovrà adempiere anche altre condizioni. Vediamole. Innanzitutto, «la denonimazione richiesta dovrà, in linea di massima, contenere uno o più cognomi o altri cognomi attestati nel registro dello stato civile». Oltre a ciò, «i cittadini svizzeri domiciliati all’estero potranno utilizzare i propri nomi di dominio .swiss unicamente a scopo privato, associativo o caritativo. Ossia, chi non dispone di una sede o un centro amministrativo in Svizzera non potrà utilizzare un’indicazione di provenienza come il dominio .swiss per attività commerciali svolte all’estero». Va ricordato che, alle origini, il dominio era riservato alle imprese iscritte nel registro di commercio aventi la sede e un centro amministrativo in Svizzera, agli enti pubblici o ad altre organizzazioni di diritto pubblico, nonché ad associazioni e fondazioni svizzere. Ciò, come ricordava lo stesso Consiglio federale, aveva impedito una corsa al dominio .swiss e aveva dato all’UFCOM la possibilità di garantirne la qualità e la sicurezza.
L’esclusività
Il dominio .swiss viene già «venduto» come qualcosa di esclusivo. Si parla, non a caso, di «valore aggiunto», di identificare «il titolare con i valori svizzeri e il marchio Swiss Made», di «contraddistinguere i marchi, i prodotti e i servizi». Alessandro Trivilini, responsabile del Servizio informatica forense della SUPSI, contestualizza il tutto all’interno dell’attuale situazione geopolitica. «Fenomeni politici e tecnologia procedono sempre più di pari passo. Basti pensare alle diatribe su TikTok. E allora, in un’epoca in cui è diventato difficile distinguere il vero dal falso, in cui non riusciamo più a capire che cosa sia stato generato dall’uomo o dalle macchine, il dominio .swiss potrebbe portare davvero qualcosa di nuovo». Già, ma che cosa? Trivilini conferma quanto evidenziato dalla Confederazione e parla proprio di «autorevolezza, di qualità, di swissness». Anche perché «la Svizzera viene ancora percepita come un Paese serio, sicuro, stabile, culturalmente evoluto». Al contrario il .com rappresenta la globalizzazione, ma non solo. «Diciamo che il dominio, oggi, è quantomeno traballante. E allora il .swiss potrebbe far gola a chi volesse sfruttare l’onda della reputazione positiva». Per Trivilini, è anche una questione di «regole» della Rete. «Per tradizione, il .com sta a indicare il commercio globale, ma oggi è ampiamente sfruttato dalla criminalità informatica, per commettere illeciti. O il .info rappresenta tutto ciò che è legato al mondo dell’informazione. Ma queste scatole non sono più percepite come sicure. Il . swiss, in questo senso, rappresenta una sorta di “bollino di qualità” e, attraverso l’autorevolezza e la sicurezza che veicola, potrebbe contribuire a rinfrescare le regole delle certificazioni, è smarcante».
La sicurezza
Va ricordato come il dominio .swiss sia comunque riservato a chi sarà in grado di dimostrare l’esistenza di un legame sufficiente con la Svizzera. E poco si presta alle astuzie commerciali. Basti pensare al fatto che le denominazioni generiche come turista.swiss, cioccolato.swiss, finetools.swiss, coltellinosvizzero.swiss oppure volare.swiss sono sottoposte a una «tutela speciale». Come si legge nel sito della Confederazione, «possono essere utilizzate soltanto se l’intera comunità interessata dalla denominazione ne trae beneficio». E comunque, «le nuove regole mirano a proteggere il “marchio Svizzera” contro usi fraudolenti e a tutelarne il valore». La realizzazione sarà comunque sottoposta alla vigilanza dell’UFCOM, che assume la funzione di gestore del registro. Mentre le relazioni con la clientela spettano ai centri di registrazione accreditati e ai loro rivenditori. Per Trivilini la Svizzera si sta muovendo «nel momento giusto» e potrebbe essere «leader» di una nuova era dei domini, «meno globalizzati e più esclusivi». E in questo senso, .swiss non andrà a sostituire il già noto .ch. «Uno non esclude l’altro, anzi sono complementari. Il .swiss permetterà di far risaltare i prodotti, i servizi, di origine svizzera. È un vettore di apertura, non di chiusura, e questo è un buon punto di partenza».