L'editoriale

Il tavolo del dialogo e le parole di Gobbi

Riflessioni a margine dell'incontro tra il Governo e la politica in vista dei conti - Ma tiene sempre banco il direttore del Dipartimento delle istituzioni
Gianni Righinetti
19.06.2024 06:00

In questo inizio d’estate, prima del rompete le righe da parte del mondo della politica per concedersi un po’ di pausa, ci sono due questioni che stanno facendo rumore. L’incontro tra il Consiglio di Stato e i partiti per tentare una sorta di allineamento in vista delle decisioni autunnali sui conti del 2025 e le sorprendenti dichiarazioni di Norman Gobbi sull’autosospensione dalla responsabilità politica della Polizia. Ma partiamo dalla questione macro che concerne l’intero arco istituzionale. Da tempo immemore, e a corrente alternata, si sente parlare di «patto», «collaborazione» e «larghe intese», concetti triti e ritriti entrati a far parte del gergo di un mondo che predica vicinanza con la realtà dei cittadini, ma che fatica ad esserlo in maniera compiuta. Il litigio e il confronto, talvolta aspro, non scandalizza nessuno ed è insito nelle cose della politica, ma quando si procrastina senza darsi puntuali termini la fase della «lotta» per rinviare all’infinito quella del «dialogo» finalizzato a delle soluzioni, non si fa nulla di buono per il Paese. Lo stato di tensione permanente finisce per svalutare la tensione stessa e renderla più scenografica che reale. E così va a finire che quello che dovrebbe essere normale, assume carattere eccezionale, alla stregua di un evento. È il caso dell’incontro che ieri ha visto protagonisti il Governo e i partiti, seduti al tavolo per guardarsi negli occhi, dialogare e iniziare a immaginare scenari in vista dei prossimi mesi. Dovrebbe essere qualcosa di assolutamente normale, letteralmente naturale e neppure da strombazzare o analizzare. Ma così non è. Se il dialogo fa eccezione rispetto alla normalità del braccio di ferro, vien da dire che abbiamo un problema. La speranza è che la volontà e la capacità prendano il sopravvento sulla situazione arcinota nella politica cantonale dove, il «no» è diventato il verbo di una sempre più massiccia maggioranza. Capofila dei «Neinsager» rimane la sinistra, per la quale sembra non esserci mai una possibilità per fare qualcosa, per assumere scelte anche scomode, ma secondo la quale si deve sempre chiedere di più allo Stato, applicando la mossa delle mani nelle tasche dei cittadini. Staremo a vedere se il chiaro sì popolare al pacchetto di sgravi fiscali farà cambiare idea, oppure se terrà banco quel consueto «i cittadini non hanno capito». Il Preventivo 2024 ha però dimostrato che la moda dell’opposizione preconcetta alle mosse del Governo è stata fatta propria anche da destra e da parte del centro politico. Nella fase calda di quella stagione, quando il Governo si era rintanato in un poco onorevole silenzio, gli era stato chiesto di coinvolgere nella gestazione delle misure anche il Legislativo. L’incontro di ieri rientra in questa esigenza manifestata da molti politici. Si vedrà quale sarà la volontà effettiva di collaborare. Nella speranza che il dialogo non sia estemporaneo e solo di facciata.

E veniamo alle parole del direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi, che non finisce mai di stupire. Appurato che dal profilo penale per il caso dell’incidente in Leventina non c’è nulla da rimproverargli (procuratore generale dixit), ci si poteva attendere da parte del Governo la decisione di restituirgli la responsabilità della Polizia. Ma questo non è avvenuto e l’Esecutivo aveva dichiarato di restare in attesa di comunicazioni dal Ministero pubblico, dato che due agenti sono tutt’ora colpiti da un «atto d’accusa». Non proprio una cosetta da nulla dunque. Anche per una minima considerazione e comprensione nei confronti di queste persone ci attendavamo da parte del consigliere di Stato un rispettoso silenzio, invece le uscite infelici si sono sommate una dopo l’altra, in maniera persino stucchevole. L’ultima in ordine cronologico, lunedì in Gran Consiglio in merito «all’autosospensione» annunciata da Gobbi stesso messo alle strette, seguita da un comunicato del Governo, senza che mai nessuno abbia ancora esplicitamente dichiarato (al di fuori dell’interessato che parlando di sé stesso si trova in lampante conflitto d’interessi) la fine di questo «dimezzamento». Gobbi si è manifestato con queste parole in Gran Consiglio, messo alle strette da diversi deputati: «La mia autosospensione non è più tale. Spetta ora al Governo prendere l’ultima decisione». Un’altra fuga in avanti, sempre all’insegna dell’autodeterminazione, mentre il consigliere di Stato mantiene l’autosospensione dal rispondere alle domande dei giornalisti che lo hanno interpellato. Intanto anche il collegio governativo sembra piombato in una sorta di «tremendo imbarazzo». Non conferma e non smentisce quanto detto da Gobbi. Insomma, il nervosismo regna sovrano. La grande fortuna delle parti interessate è che l’estate è ormai alle porte. Speriamo possa essere in qualche modo serena anche per i due agenti e per i loro cari.