Cultura

Il teatro in casa, dove «tutto è finto e niente è falso»

Alessandro Marchetti e Luisella Sala raccontano cosa vuol dire essere una coppia nella vita e sul palcoscenico
Il teatro nella villa di Marchetti e Sala a Verbania
Clemente Mazzetta
04.02.2024 12:15

Hanno lavorato in Ticino con l’indimenticabile clown Dimitri, una collaborazione durata trent’anni. Hanno tenuto corsi al Bauhaus di Weimar in Germania, dove insegnarono Paul Klee e Vasilij Kandinskij, hanno recitato Ruzante - su invito del Ministero degli esteri italiano - fra le baracche degli operai italiani che stavano realizzando il tunnel autostradale del Gottardo negli anni ’70.

«Ci accolsero un po’ sospettosi, forse si aspettavano qualche ballerina del can-can, ma alla fine furono entusiasti e ci fu un lungo applauso. Bravi, bravi, ci dissero. Tornammo l’anno dopo con Pirandello».

I corsi di dizione per i giovani

Una vita travolgente quella di Alessandro Marchetti e Luisella Sala, attori, drammaturghi, registi. In coppia nel teatro e nella vita. Ancora in attività con corsi di formazione, dizione, recitazione rivolti soprattutto ai giovani.

Li incontriamo a Verbania, nella loro villa, dove hanno ricavato un piccolo teatro: una trentina di posti, con le pareti decorate da scene della commedia dell’arte. Opera di Marchetti, «maestro della commedia dell’Arte», ma anche scenografo, pittore, scultore. Acquistata la villa, senza pensarci due volte, si mise a demolire i muri, togliere pareti, disegnare fondali. «Io gli feci da «bocia» - dice Luisella - portando via i detriti». Realizzarono così il loro piccolo - splendido teatro. Qui hanno ospitato amici, attori da Flavio Bucci, a Dimitri, a Marcel Marceau, tenuto stage teatrali, musicali.

«Ci siamo conosciuti a Roma, al Teatro delle Arti, a due passi da Via Veneto, nel 1963; non sapevo niente di lui, eppure un mese dopo dormivamo nello stesso letto. La stanza profumava dei primi mandarini», racconta Luisella. Allora diciottenne, arrivava dall’Accademia dei filodrammatici di Milano, da cui sono usciti personaggi come Giorgio Strehler, Pino Carraro, Lucilla Morlacchi. Marchetti, già trentaquatrenne, nato da una famiglia di attori, tanto da esordire a sette anni, aveva alle spalle solide esperienze: Goldoni, Shakespeare, Pirandello…

Esordio con il teatro dialettale veneto

Erano stati scritturati a Roma da Cesco Baseggio, grande interprete del teatro dialettale veneto, per la Compagnia Goldoniana. In quel frangente, a dirla tutta, Marchetti era in fuga da un’amante che aveva sul lago Maggiore. «Una donna sposata, un’attrice perdipiù che reagì alla mia decisione di chiudere la storia con melodrammatica teatralità e finto suicidio, rivelando tutto al povero marito», racconta, subito rimbeccato da Luisella: «Pare fosse tradizione di famiglia sedurre le donne altrui: capitò al padre di Alessandro, e anche al nonno che mise incinta una principessa, ovviamente già maritata». Nel caso del papà ci fu di mezzo anche un duello.

Uno dei tanti episodi nel libro-verità «Al di là del Sipario» (edito da Tararà-Verbania) scritto da Luisella che racconta le vicende dei due attori. Episodi ora drammatici, ora divertenti, quasi irreali. Si piange e si ride. «Una sera seguivo fra il pubblico Marchetti che recitava Jonesco con Paola Borboni, l’attrice del primo seno nudo in teatro - dice Luisella -; alla fine Paola doveva togliersi il vestito alzandolo sopra la testa lasciando immaginare, più che intravvedere, perché subito si spegnevano i fari. Una sera qualcosa andò storto: le luci rimasero accese. Al che la Borboni, a seno nudo, consapevole della legge di gravità, gridò: «Più di tre secondi non regge. Buio».

Per Marchetti l’approdo a Roma e l’incontro con Luisella, «dagli occhi simili al lago calmo dopo la tempesta», fu un nuovo inizio. Assieme hanno poi calcato i teatri di mezzo mondo: Locarno, Lugano, Milano, Roma, Torino, Berna, Zurigo, Grenoble, Marsiglia, Lione, Hannover, Berlino, Amsterdam, Tunisi, Dakar, Tokyo, Kyoto…

Insieme a Gasmann e Dario Fo

Sono stati invitati a Parigi dal ministro della cultura francese Jack Lang al primo festival della Commedia dell’Arte assieme a Vittorio Gasmann e Dario Fo, futuro premio Nobel. In quell’occasione, la maschera di «Marchetti-Arlecchino» giganteggiava sui manifesti dei tram parigini.

Nel ’68, a Milano costituirono una propria compagnia «Teatro 7» mettendo in scena «Il berretto a sonagli» di Pirandello. «A Rimini un gruppo di contestatori al grido di «Pirandello fascista» voleva bloccarci. Marchetti riuscì a placarli. Arrivammo così alla fine del primo atto senza incidenti con la polizia che presidiava la sala. Poi Marchetti, che impersonava Ciampa, dovette simulare di essersi ferito. Entrò in scena barcollando, con una riga rossa sulla fronte, la ferita appunto. Gli attori in scena a chiedergli, come da copione, «Siete ferito?». Al che un commissario di polizia gridando «Chi è stato?», saltò sul palco interrompendo la scena. Quello che non erano riusciti a fare gli studenti, lo fecero i poliziotti. Ce ne volle a spiegare che il colpevole era … Pirandello».

Rinunciò a Carosello per un giallo alla TSI

Anni eroici. Che videro la loro partecipazione e a programmi televisivi, al mitico «Carosello» che andava in onda alle 9 di sera. «Dove si guadagnava in tre giorni quello che il teatro ci garantiva in un mese». Luisella, che rifiutò un ruolo come annunciatrice alla Rai, sarebbe diventata una delle tante signorina buonasera, rinunciò anche a Carosello: accettò di recitare per l’allora TSI dal regista Vittorio Barino (scomparso due anni fa) per un giallo «L’ombra del delitto».

La compagnia «Teatro 7» fu attiva per una ventina d’anni. Poi Marchetti, ideò un recital «La maschera e il volto» che fece il giro d’Europa, sbarcando anche in Africa. Vera commedia dell’Arte, con le maschere di Arlecchino, Pulcinella, Pantalone, Balanzone… ebbe più di 500 rappresentazioni. «Ad Amburgo in un festival dedicato a Rosa Luxemburg trovammo nel retropalco una maschera a gas: l’introducemmo nel recital a simbolizzare l’inutilità della guerra», scrive Luisella nel suo libro. Un testo che è una lezione di vita, di coraggio, di intraprendenza. Che è soprattutto una storia di amore - fra di loro - e per il teatro. «Dove tutto è finto, ma niente è falso».

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