Il caso

Il tennis e la guerra: ma chi sostiene Vladimir Putin?

Il torneo di Wimbledon riaccende i riflettori sulla questione, mentre Politico rivela i legami fra giocatrici e giocatori con il Cremlino e, addirittura, con il Gruppo Wagner
© NEIL HALL
Marcello Pelizzari
07.07.2023 11:30

Wimbledon. Il torneo di tennis per eccellenza. Ma anche quello che, più di altri, rilancia la questione: è possibile, per ATP e WTA, le due organizzazioni che gestiscono i due massimi circuiti professionistici, gestire la presenza di atleti russi? Snì. A maggior ragione se, come rivela Politico, alcuni di loro sostengono la guerra di Vladimir Putin o, peggio ancora, hanno legami conclamati con società che finanziano l'invasione. In campo maschile, in particolare, se ne discute (anche animatamente) nello spogliatoio. 

La litigata

Secondo quanto pubblicato, nell'aprile del 2022, durante un torneo a Belgrado, il giocatore russo Karen Khachanov, oggi numero 11 al mondo, si era scagliato contro il connazionale Andrey Rublev, reo – a febbraio – di aver «firmato» a fine partire una telecamera con la scritta No War Please. Niente guerra, già. Khachanov, al contrario, non avrebbe sostenuto il conflitto ma avrebbe detto a Rublev che la Russia, ai suoi occhi, avrebbe dovuto mostrare la sua grandezza la mondo.

Una posizione, questa, mai espressa pubblicamente. A precisa domanda dei giornalisti, infatti, Khachanov ha sempre proposto una narrazione oramai collaudata: «Sono un atleta, non un politico».

I dirigenti nicchiano

La presenza, massiccia, di giocatori russi e bielorussi nel circuito ha provocato non pochi mal di pancia (eufemismo) ai colleghi ucraini, costretti da un lato a vedere la spavalderia di alcuni tennisti e, dall'altro, il proprio Paese in macerie. Così Lesia Tsurenko, numero 60 del ranking WTA: «Abbiamo chiesto alla dirigenza della WTA di chiarire la posizione dei giocatori dei Paesi aggressori. Dovevamo capire che cosa stava succedendo intorno a noi. Ci sono molte giocatrici che amano e diffondono la propaganda o quelle che hanno giocato tornei di esibizione per avere soldi sporchi da Gazprom». Ma, ha proseguito l'atleta, a quanto pare per l'organizzazione guidata da Steve Simon sostenere la guerra non è un problema. Sempre Tsurenko: «Come ha detto lui, è la loro opinione. Il nostro benessere morale non interessa a nessuno. Per me è un grande stress vedere nei tornei persone che sostengono apertamente l'aggressione russa». 

Wimbledon, in questo senso, sta ricevendo un'attenzione incredibile. Proprio perché, rispetto al 2022, ha revocato il divieto d'accesso per giocatori russi e bielorussi, a patto che si impegnino a non sostenere apertamente il regime di Putin. Vero, Khachanov – infortunato – è assente. Ma diciotto esponenti dei due Paesi erano presenti ai sorteggi del singolare.

Il logo di Tatneft

La gestione dello sport e degli sportivi, in Russia, raramente è stata trasparente. Non solo, l'impressione che lo Stato e i suoi tentacoli abbiano forte voce in capitolo, a più riprese, è stata confermata dai fatti, senza per questo necessariamente scomodare lo scandalo del doping di Stato. Veronika Kudermetova, testa di serie numero 12 del tabellone principale, dal canto suo poco o nulla ha fatto per nascondere i suoi legami con il Cremlino e l'aggressione bellica: è sponsorizzata da Tatneft, azienda di combustibili fossili del Tatarstan accusata, fra le altre cose, di finanziare direttamente l'invasione fornendo carburante e pneumatici all'esercito di Mosca. Una sua controllata, Tatneft-Neftekhim LLC, come ricorda Politico, attualmente è sotto sanzioni UE. Il logo di Tatneft, nonostante la guerra in corso, era regolarmente presente a Sydney, Dubai e Madrid. Possibile?

Kudermetova, per non farsi mancare nulla, ha ringraziato tanto Tatneft quanto il governatore del Tatarstan, Rustam Minnikhanov, per il loro sostegno. Senza il quale non le sarebbe stato possibile ottenere simili risultati, ha aggiunto. Inciso: Minnikhanov ha più volte lodato il suo sforzo e quello della sua Repubblica nel sostenere il Cremlino. 

Se altrove questi legami, pensiamo al logo, sono emersi con una certa prepotenza e tracotanza, a Wimbledon finora il principio di neutralità stabilito dal governo britannico è stato rispettato. Già al Roland Garros, d'altro canto, Kudermetova aveva fatto rimuovere il logo di Tatneft dalla sua divisa.

Spazio (anche) a Wagner

Perfino il Gruppo Wagner, protagonista tramite il suo fondatore Yevgeny Prigozhin di un vero e proprio ammutinamento se non addirittura un tentativo di colpo di Stato, ha trovato posto all'interno della galassia tennistica russa. Un mercenario che ha combattuto ed è morto per la milizia privata, Vladimir Nikishin, è stato ricordato in occasione di un torneo giovanile sostenuto dal padre di Anastasia Pavlyuchenkova, medaglia d'oro nel doppio misto alle Olimpiadi estive di Tokyo nel 2021.

Il milieu culturale della tennista, d'altronde, è di quelli classici: forti e profondi legami con il Cremlino, a immagine del premio ricevuto dal ministro dello Sport russo dopo essere stata nominata dallo stesso Putin, a guerra peraltro già cominciata, per aver vinto l'oro in Giappone. Alla cerimonia era presente pure Vladimir Lazarev, un alto funzionario del tennis russo, la mente dei tornei Z in Russia. E che cosa indossava Lazarev? Una maglietta con la stessa Z, uno dei simboli dell'invasione.

Pavlyuchenkova, a questo giro, non è presente a Londra, complici una pessima classifica e la mancata concessione di una wild card. Suo padre, Sergei, ad ogni modo è stato a lungo allenatore nei quadri della Federazione russa di tennis. Federazione guidata da Shamil Tarpischev, da sempre foriero di complimenti nei confronti di Putin.

Si spiega anche così la cancellazione (quasi) immediata di un post pubblicato sui canali social di Anastasia Pavlyuchenkova all'indomani dell'inizio della cosiddetta operazione militare speciale in Ucraina: quel no alla guerra, per farla breve, cozzava con i sentimenti e le visioni del suo entourage e, allargando il campo, dell'ambiente che frequenta sin da bambina. 

La posizione del Cremlino

C'è, come ricorda pure Politico, anche una forte presenza di giocatori russi anti-guerra e anti-Putin. Daria Kasatkina, ad esempio, si è espressa contro il leader del Cremlino e ha dichiarato pubblicamente di essere gay. Un passo importante, considerando le posizioni dello stesso Putin sui diritti LGBTQ+. Kasatkina ha descritto la guerra come «un vero e proprio incubo», con tutti i rischi del caso dal momento che la sua famiglia è ancora in Russia. Ha anche ribadito di essere preoccupata per la sua sicurezza se tornasse nel suo Paese.

Rublev, la vittima degli strali di Khachanov nello spogliatoio, finora è stato sempre molto cauto nelle sue dichiarazioni pubbliche, affermando di sostenere la pace ma di non attribuire colpe per quanto sta succedendo. Anche Daniil Medvedev, testa di serie numero 3 a Wimbledon, usa da mesi un linguaggio molto neutro sulla guerra. Dice di trovarla «molto sconvolgente» e di essere «per la pace», ma – scrive Politico – si guarda bene dall'esprimere la sua opinione su chi sia il colpevole della guerra, se la Russia debba ritirarsi o quale tipo di accordo di pace ritenga accettabile.

Di certo, il fatto che esponenti di spicco come i citati Rublev e Medvedev non accusino apertamente Putin fa, e pure parecchio, il gioco del Cremlino. Che, così facendo, lancia un messaggio chiaro al resto del mondo: quello di mantenere le star in un angolo.

Curiosamente, tutto ciò sta succedendo dieci anni dopo una delle più grandi sorprese nella storia di Wimbledon, l'eliminazione di Roger Federer per mano dell'ucraino Sergiy Stakhovsky, all'epoca numero 116 al mondo. Lo stesso Stakhovsky che, con lo scoppio della guerra, ha abbandonato la racchetta per imbracciare il fucile e andare a respingere i russi in prima linea.

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