Il timore degli USA: «Pyongyang potrebbe imparare da Mosca e dichiarare guerra ai suoi vicini»
La guerra in Ucraina non si ferma. E l'arrivo di soldati nordcoreani in Russia non fa che alimentare le paure. Soprattutto per ciò che potrebbe accadere, in futuro, al di fuori dell'Europa. A lanciare l'allarme è Dorothy Camille Shea, vice ambasciatrice al Consiglio di sicurezza delle Nazione Unite, che sottolinea come Pyongyang stia «traendo vantaggio dalle sue truppe che combattono a fianco della Russia contro l'Ucraina». Tradotto: in questo modo, la Corea del nord starebbe «imparando da Mosca». Maturando esperienze che la renderebbero «più capace di condurre una guerra contro i suoi vicini». In particolare, la Corea del Sud.
Questi, insomma, i timori avanzati dalla vice ambasciatrice al Consiglio di sicurezza dell'ONU, nel corso di un'assemblea convocata negli scorsi giorni, ha seguito di un nuovo test missilistico nordcoreano. A suo dire, «Pyongyang sta beneficiando in modo significativo dell'acquisizione di equipaggiamento militare, tecnologia ed esperienza della Russia». Il che la renderebbe, come detto, più «in grado» di dichiarare guerra ai suoi vicini». E non solo. «A sua volta, la DPRK sarà probabilmente desiderosa di sfruttare questi miglioramenti per promuovere le vendite di armi e i contratti di addestramento militare a livello globale», ha aggiunto Shea. Al momento, sono oltre 12.000 i soldati nordcoreani che si trovano in Russia e che il mese scorso hanno iniziato a combattere contro le forze ucraine nella regione russa del Kursk.
A tal proposito, solo qualche giorno fa, anche il segretario di Stato americano Antony Blinken aveva condiviso preoccupazioni simili. Durante la sua missione in Corea del Sud, Blinken aveva rivelato come Pyongyang stia già ricevendo equipaggiamento e addestramento militare russo. «Ora abbiamo ragione di credere che Mosca intenda condividere la tecnologia spaziale e satellitare avanzata con Pyongyang», aveva sottolineato.
Accuse, queste, che non sono piaciute alla Corea del Nord. In particolare dopo le preoccupazioni aggiuntive, espresse da Dorothy Camille Shea. Kim Song, ambasciatore della Corea del Nord all'ONU, si è infatti affrettato a giustificare il test missilistico di lunedì come «parte di un piano per migliorare le capacità di difesa del Paese». Il tutto accusando gli USA di avere «doppi standard». «Quando il numero delle vittime civili a Gaza ha superato quota 45.000, gli Stati Uniti hanno abbellito l'atrocità nefasta delle uccisioni di massa di Israele come diritto all'autodifesa... Nel frattempo, contestano il legittimo esercizio dell'autodifesa della DPRK», ha dichiarato Kim Song, rivolgendosi al consiglio di sicurezza.
Dal canto suo, anche l'ambasciatore russo all'ONU, Vassily Nebenzia, si è espresso sulla questione, sottolineando come «USA, Corea del Sud e Giappone provochino, da tempo, la Corea del Nord con esercitazioni militari». Nel suo intervento, ha quindi respinto, etichettando come «totalmente infondata» anche l'accusa degli Stati Uniti secondo cui Mosca sarebbe in procinto di condividere la tecnologia satellitare e spaziale con Pyongyang. «Tali dichiarazioni sono l'ultimo esempio di congetture infondate che mirano a diffamare la cooperazione bilaterale tra la Federazione Russa e la nazione amica della DPRK», ha aggiunto.
A tal proposito, l'ambasciatore sudcoreano all'ONU, Joonkook Hwang, rivolgendosi al consiglio di sicurezza, ha risposto sottolineando come i soldati nordcoreani siano «essenzialmente schiavi di Kim Jong-un, sottoposti al lavaggio del cervello per sacrificare le proprie vite su campi di battaglia lontani, per raccogliere denaro per il suo regime e assicurarsi la tecnologia militare avanzata della Russia».