Ambiente

Il Trattato globale per ridurre l'inquinamento da plastica dovrà aspettare

A Busan, in Corea del Sud, la quinta riunione del Comitato intergovernativo di negoziazione delle Nazioni Unite non ha trovato l'agognata intesa
©Darko Vojinovic
Red. Online
01.12.2024 20:00

A parole, tutti d'accordo: questa volta, troviamo un'intesa. Costi quel che costi. In questi giorni, invece, i Paesi chiamati a discutere, una volta di più, un Trattato globale per ridurre l'inquinamento da plastica si sono riscoperti lontani. Da una parte, oltre un centinaio di nazioni ha spinto affinché venga limitata, in primis, la produzione di questo materiale. Dall'altra, una manciata di Paesi produttori di petrolio vuole concentrarsi esclusivamente sui rifiuti.

La quinta riunione del Comitato intergovernativo di negoziazione delle Nazioni Unite per la definizione di un Trattato sul tema, globale e, soprattutto, legalmente vincolante, avrebbe dovuto essere quella definitiva. E invece, il meeting di Busan, Corea del Sud, conclusosi oggi, si è rivelato un fiasco. L'unico accordo trovato è stato quello di rimandare ogni decisione chiave a una prossima riunione. «Laddove ho visto punti di convergenza in molte aree, le posizioni rimangono divergenti in altre» ha sintetizzato Luis Vayas Valdivieso, presidente della riunione. Le questioni più dibattute hanno riguardato – come detto – la limitazione della produzione di plastica, la gestione dei prodotti di plastica e delle sostanze chimiche nonché i finanziamenti per aiutare i Paesi in via di sviluppo ad attuare il Trattato.

Un'opzione proposta da Panama, sostenuta da oltre cento Paesi, puntava appunto alla riduzione della produzione globale di plastica. Una cerchia, ristretta, di Paesi produttori di petrolio, con l'Arabia Saudita in testa, si è tuttavia opposta agli sforzi per limitare la produzione di plastica. Mettendo in piedi un vero e proprio teatrino per ritardare i negoziati. Parentesi: Cina, Stati Uniti, India, Corea del Sud e Arabia Saudita erano i primi cinque Paesi produttori di polimeri primari nel 2023, secondo il fornitore di dati Eunomia.

Il Trattato sulla plastica, su cui si discute invero da anni, è visto e interpretato come una svolta epocale dalla comunità scientifica. Tanto quanto l'Accordo di Parigi sul clima del 2015. L'ennesimo rinvio, per giunta a pochi giorni dalla turbolenta conclusione della COP29 a Baku, in Azerbaigian, getta un'ombra sinistra sulle reali intenzioni dei Paesi, in particolare quelli ricchi, di agire per il bene del pianeta. 

La produzione di plastica è destinata a triplicare entro il 2050 mentre le microplastiche sono state trovate nell'aria, nei prodotti freschi e persino nel latte materno umano. Le sostanze chimiche presenti nella plastica che destano preoccupazione sono più di 3.200, secondo un rapporto del 2023 del Programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente. Rapporto dal quale si evince che donne e bambini sono particolarmente sensibili alla loro tossicità.

Nonostante il rinvio, diversi negoziatori hanno espresso l'urgenza di riprendere i colloqui. «Ogni giorno di ritardo è un giorno contro l'umanità» ha dichiarato il capo delegazione di Panama, Juan Carlos Monterrey Gomez. «Rinviare i negoziati non significa rinviare la crisi. Quando ci riuniremo di nuovo, la posta in gioco sarà più alta».