Il vertice di Swiss Olympic fa gola a due pesi massimi
Anche in Svizzera, con le dovute proporzioni, una donna e un uomo hanno dato vita (e continuano a farlo) a una campagna elettorale tanto appassionante, quanto incerta. Osservatori e media non hanno dubbi: «Non si era mai vista una competizione così accesa». E le ragioni, sostanzialmente, sono due: l’incarico in palio e lo spessore dei due candidati in corsa. Il 22 novembre, infatti, si tratterà di eleggere la nuova o il nuovo presidente di Swiss Olympic. Si tratterà di schierarsi per Ruth Metzler o Markus Wolf.
Il Parlamento dello sport, in questo senso, sarà chiamato a una scelta di campo. A sfidarsi, d’altronde, non sono solo due pesi massimi, ma anche due sensibilità, figlie di percorsi professionali molto differenti. Da un lato un’ex consigliera federale, che dopo l’esperienza a Palazzo non ha smesso di accumulare mandati in CdA e consigli di fondazione, oltre a un contratto all’Università di San Gallo. Politica e affari, volendo sintetizzare. Dall’altro una figura di primo piano dello sport elvetico, già giocatore e tecnico di punta nell’unihockey, ma soprattutto operativo in numerosi consessi pubblici e privati: il Canton Grigioni, l’Ufficio federale dello sport e gli impianti di risalita del comprensorio Laax-Flims-Falera. Sul biglietto da visita di Wolf, tuttavia, spicca la funzione di CEO di Swiss-Ski, occupata per cinque anni.
È anche una lotta tra discipline
Sponsorizzata da Swiss Athletics, che l’ha proposta già lo scorso febbraio, Metzler gode pure del sostegno della Federazione svizzera di ginnastica e dell’ASF, fra le più influenti in seno al Parlamento dello sport. Wolf, gettato nella mischia in maggio, risponde con i pesanti voti di Swiss Cycling, Swiss Ice Hockey e - va da sé - Swiss-Ski e swiss unihockey. Oltre a coinvolgere due persone, insomma, la scalata al potere interessa anche le singole federazioni, con le rispettive visioni e priorità. Non solo: stando agli addetti ai lavori, si sta profilando uno scontro tra sport estivi e sport invernali. In corsa, invero, c’era anche Sergei Aschwanden, ex medaglia olimpica nel judo. La forza elettorale dei due principali concorrenti, e un rapido calcolo dei voti possibili, ha però portato il granconsigliere vodese a desistere lo scorso 21 ottobre. E così, sarà una questione tra svizzerotedeschi. Okay, ma qual è - nella sostanza - la portata dell’elezione all’orizzonte?
«In questo caso, il mandato conteso ha una valenza non indifferente perché si inserisce nelle discussioni avanzate per la candidatura a ospitare i Giochi invernali del 2038» sottolinea Jean-LoupChappelet, professore emerito all’Università di Losanna e fra i massimi esperti in materia di organizzazioni sportive e governance. «Per poter concretizzare il progetto senza la concorrenza di altre sedi, e proseguire dunque un dialogo privilegiato, entro il 2027 andranno soddisfatti i requisiti fissati dalCIO. E l’associazione Giochi olimpici e paralimpici Svizzera 2038, creata con questo obiettivo, avrà quale principale interlocutore proprio il futuro presidente di Swiss Olympic».
Urs Lehmann: fattore scomodo
Metzler e Wolf, naturalmente, hanno fornito rassicurazioni circa una delle più importanti sfide future del movimento olimpico svizzero. Anche se su piani differenti. La prima, per esempio, non ha mancato di fare leva sulla rete di contatti politici sviluppata in questi anni, precisando di voler coltivare più intensamente i rapporti con le organizzazioni sportive internazionali con sede in Svizzera. Wolf, da parte sua, può vantare sulla pubblicità del promotore per eccellenza della candidatura elvetica per le Olimpiadi del 2038: Urs Lehmann. «Se mira a un ulteriore sviluppo, Swiss Olympic necessita di un leader che conosca a fondo e a tutti i livelli il nostro sistema sportivo» ha dichiarato il presidente di Swiss-Ski, appoggiando la candidatura del suo vecchio braccio destro.
Stando a Metzler, però, lo stretto legame tra Wolf e Lehmann non per forza va visto di buon occhio. «Io voglio essere una presidente per tutti» ha dichiarato negli scorsi giorni alla NZZ, mettendo in dubbio l’indipendenza del rivale. I due candidati sono stati protagonisti di un unico, vero faccia a faccia, il 31 ottobre a Macolin. Non sono emerse, leggiamo, strategie diametralmente opposte. I diretti interessati hanno comunque cercato di smarcarsi. «La profondità con la quale posso affrontare i diversi argomenti sul tavolo mi permette di dare forma ai progetti, non solo di accompagnarli» ha indicato Wolf, alludendo alla lontananza di Metzler dallo sport. «Ma bisogna sapere come far passare un’idea» ha replicato l’ex ministra, cogliendo l’occasione per riferire di un recente pranzo con l’intero Consiglio federale.
Se i politici non hanno convinto
D nuovo, dunque: chi la spunterà? Il dirigente affermato o la politica navigata? «Dopo la presidenza di Daniel Plattner, al vertice dell’organizzazione dal 1985 al 1996, si sono succeduti solo profili legati alla politica» precisa il professor Chappelet. «Raramente, insomma, Swiss Olympic è stato presieduto da figure sportive. Ora, però, diverse federazioni vorrebbero ridare questo potere allo sport». Anche perché i mandati degli ultimi due presidenti non sembrano aver soddisfatto pienamente alcuni settori, atleti compresi. Ancora Chappelet: «Non dimentichiamo che sia Jürg Stahl, consigliere nazionale zurighese, sia Jörg Schild, consigliere di Stato basilese, si sono ritrovati a gestire delle potenziali candidature olimpiche. Ed entrambi, complice un grado d’implicazione insufficiente, hanno fallito». Ad ogni modo, vi sono altre variabili significative. «Beninteso, il fatto che Metzler è una donna» osserva l’esperto. In una fase di ristrettezze economiche, e con il Consiglio federale che intravede un potenziale risparmio di 18 milioni di franchi nello sport, sarà inoltre richiesta una gestione più efficace e imprenditoriale della imponente struttura olimpica. Un punto a favore di Wolf, secondo i bookmakers.
Anche scout, circensi e Gianni Infantino hanno diritto di voto
A regnare, dunque, è la suspense. Ogni voto, il 22 novembre, potrebbe fare la differenza. Già, ma come funziona l’elezione del presidente di Swiss Olympic? Chi si esprimerà? E quale peso avranno i differenti membri del Parlamento dello sport? Il primo numero da tenere a mente è 516. Tante, in effetti, sono le preferenze in gioco, qualora a Ittigen presenzieranno tutti coloro che possiedono il diritto di voto. Per essere eletti, Ruth Metzler e Markus Wolf dovranno ottenere la maggioranza assoluta dei voti espressi. E, a titolo di paragone, il primo mandato del presidente uscente Jürg Stahl - nel 2016 - si era concretizzato grazie a 240 crocette su 444. Parte degli schieramenti, lo abbiamo accennato nell’articolo principale, è nota. Fra le 83 federazioni sportive nazionali (di cui 36 olimpiche), figurano tre capifila: Swiss Athletics, la Federazione svizzera di ginnastica e l’Associazione svizzera di calcio. Queste tre anime del Parlamento dello sport dispongono 16 voti ciascuna. E se i rappresentanti di atleti e ginnasti sostengono da mesi Metzler, sul fronte calcistico la decisione del comitato centrale dell’ASF è caduta solo venerdì: «Anche noi voteremo per la signora Metzler».
Swiss Olympic, comunque, rappresenta molte altre discipline. E ognuna di esse, appunto, potrà fare la differenza. Due voti, per esempio, spettano a Swiss Minigolf o all’associazione mantello delle cheerleader. Oltre alle federazioni sportive, poi, si registrano 30 organizzazioni partner, cappello sotto il quale soggiacciono - tutti con una preferenza a testa - gli Amici della natura, la federazione che riunisce le scuole circensi, il movimento scoutistico elvetico o ancora l’associazione dei fornitori di articoli sportivi. Ma ve ne sono molti altri, per un totale di 30 voti.
Sin qui abbiamo fatto riferimento ai delegati delle differenti federazioni e organizzazioni. Gli ultimi 7 voti sono invece suddivisi in altrettante persone fisiche: cinque rappresentanti degli atleti e due membri del Comitato olimpico internazionale: Denis Oswald e nientemeno che il presidente della FIFA Gianni Infantino.