Il volo Swiss diretto a Beirut fa dietrofront: «Ieri sera era difficile valutare la situazione in Libano»
«I nostri esperti sono giunti alla conclusione che ieri sera era difficile valutare la situazione in Libano». È questa la motivazione ufficiale con cui Swiss, da noi interpellata, giustifica la scelta di dirottare su Vienna un suo aereo diretto a Beirut.
Il velivolo – un Airbus A220-300 – era partito alle 21.52 dall'aeroporto di Zurigo, con a bordo 138 passeggeri e cinque membri dell'equipaggio. L'atterraggio era previsto alle 02.30 nella capitale libanese. Ma dopo circa un'ora di volo, quando si trovava sopra alla Bosnia-Erzegovina, la cabina di pilotaggio ha ricevuto l'ordine di tornare indietro. Poiché non c'era più l'autorizzazione ad atterrare a Zurigo, l'aereo è stato deviato a Vienna.
«La sicurezza dei nostri passeggeri e dell'equipaggio è sempre la nostra massima priorità – indicano dall'ufficio stampa –. Per guadagnare tempo e valutare correttamente la situazione, i nostri esperti hanno deciso di prendere questa misura precauzionale».
Il pericolo
«Era difficile valutare la situazione in Libano». Nella tarda mattinata di ieri, Haaretz riferiva che la difesa israeliana «è in alto livello di allerta per il rischio di un attacco» dell'Iran a seguito del raid su Damasco costato la vita a diversi pasdaran, tra cui Mohammad Reza Zahedi, fino al 2016 responsabile della forza scelta iraniana, i Guardiani della Rivoluzione, per il Libano e la stessa Siria. Nel pomeriggio, il rappresentante di Hamas a Beirut, Osama Hamdan, durante una conferenza stampa nella capitale libanese ha affermato che «i negoziati con Israele sono a un punto morto».
Haaretz segnalava tre scenari di possibili rappresaglie: un attacco di droni o di missili da crociera direttamente dall'Iran diretti verso infrastrutture israeliane (l'ipotesi meno probabile); intensi attacchi di missili dal Libano o dalla Siria attraverso gli Hezbollah e altre milizie sciite; o ancora «attentati alle ambasciate israeliane all'estero». In serata alcuni media israeliani riferivano pure che Israele aveva ordinato la chiusura delle sue sedi diplomatiche nel mondo, ma il ministero degli esteri a Gerusalemme aveva smentito l'indiscrezione.
Una situazione tesa, che non ha lasciato indifferenti gli esperti del vettore svizzero. Tanto che Swiss ha deciso di fare dietrofront e non atterrare a Beirut. Tutti i passeggeri sono stati assistiti sul posto e trasferiti su altri voli in base alla loro destinazione. «Contiamo sulla comprensione dei passeggeri interessati e abbiamo fatto tutto il possibile per portarli a destinazione il più rapidamente possibile».
Situazione monitorata, ma si continua a volare
Quella applicata al volo LX224 è stata una «misura precauzionale», dettata dal momento. Swiss fa infatti sapere che «dopo un ulteriore e approfondito esame della situazione», è stato «deciso di mantenere il programma di voli per Beirut, come pure per Tel Aviv, come previsto»: «Continuiamo a monitorare da vicino gli sviluppi e a rimanere in stretto contatto con le autorità competenti».
Gli equipaggi hanno paura
Proprio ieri, Swiss – confermando una notizia del Tagesanzeiger – aveva fatto sapere che sono sempre di più i piloti e gli assistenti di volo che, per paura, rifiutano ingaggi su aerei diretti in Medio Oriente. Poiché in caso di rinuncia da parte di un membro dell'equipaggio tocca ad altri sostituirlo, si verifica spesso che alcuni piloti o assistenti di volo debbano essere impiegati più sovente su questa tratta. La compagnia ha quindi deciso di modificare le procedure: a partire da sabato, il personale dovrà annunciare la propria assenza su un volo da o per Israele almeno sette giorni prima.