Traffico

Imbottigliati a oltranza: una vita in colonna

Gli automobilisti svizzeri passano 48 mila ore fermi in coda – E siccome il tempo è denaro, la perdita supera il miliardo di franchi
©Gabriele Putzu
Andrea Bertagni
Andrea Bertagni
17.11.2024 11:00

Una vita in colonna. Dal 1994 al 2023 il traffico sulle strade nazionali non è solo continuato ad aumentare, costringendo gli automobilisti a restare fermi per 48.807 ore l’anno (dato 2023), ma ha avuto un impatto anche sui costi economici (derivanti dal tempo perso in coda) stimato in 1.180 milioni di franchi. A fornire questa ultima istantanea sono gli indicatori appena pubblicati dal Consiglio federale che servono a monitorare gli obiettivi che lo stesso Esecutivo e il Parlamento federale hanno fissato nel programma di legislatura 2023-2027. Brutte notizie, insomma. Tanto più che gli obiettivi parlano chiaro, visto che mirano a ridurre le ore di coda a 26.500 nel 2026. «Un intento ambizioso - commenta Peter Goetschi, presidente centrale del Touring Club Svizzero (TCS) - considerando il trend di crescita del traffico e il numero di persone che utilizzano quotidianamente la rete nazionale, sia per lavoro che nel tempo libero».

Ambizioso, ma non per questo impossibile da perseguire. «Intervenendo nei punti di maggiore criticità, dove le code sono frequenti e impattano anche la viabilità urbana - riprende Goetschi - è possibile alleggerire significativamente la pressione e permettere di raggiungere una maggiore fluidità, evitando così che il traffico vada a percorrere le strade cantonali e comunali per evitare gli ingorghi».

L’analisi sugli imbottigliamenti fatta eseguire dal Consiglio federale, che nel 2023 ha rilevato un aumento del 22,4% delle ore di coda rispetto all’anno precedente, ha infatti anche svelato che l’87% di queste è riconducibile al sovraccarico di traffico nelle grandi città, mentre il resto è da collegare principalmente a incidenti e cantieri. Ecco perché il presidente centrale del TCS si trova in linea con quanto prospettato dallo stesso Governo. «Una risposta concreta al sovraccarico delle strade nazionali è l’ampliamento delle infrastrutture nelle zone critiche, come proposto dal Consiglio federale con i sei interventi specifici che il prossimo 24 novembre saranno oggetto di referendum», spiega.

Ampliamento come strategia

Il pacchetto di interventi che secondo gli intendimenti dell’Esecutivo serviranno a potenziare l’asse stradale nazionale sarebbero quindi la conseguenza logica di un dato di fatto: evitare di passare la vita incolonnati gli uni agli altri. «L’obiettivo è di assorbire il traffico elevato, riducendo così l’impatto sulle vie locali e garantendo che il traffico a lunga percorrenza non disturbi i centri abitati - riprende Goetschi -. In questo modo, si favoriscono sia la sicurezza stradale sia la qualità della vita per i residenti delle aree urbane vicine agli svincoli autostradali. In questo contesto, un ampliamento dei tratti congestionati è visto come una strategia non solo per migliorare la fluidità del traffico ma anche per ridurre l’inquinamento acustico e migliorare la sicurezza in zone densamente abitate».

Non che restare in coda sia un qualcosa assolutamente da evitare. A esserne convinto è lo stesso Consiglio federale. «Un certo grado di code è inevitabile - scrive esprimendosi sempre sugli indicatori di legislatura -. Quando questi sono eccessivamente frequenti e persistono nel tempo, la funzionalità della rete viaria nazionale ne risulta compromessa e determina costi economici».

Potenziare per non compromettere anche l’economia, dunque.Anche Goetschi è d’accordo. «Le ore in colonna comportano costi diretti e indiretti, non solo per chi è coinvolto nei ritardi, ma anche per l’intero sistema economico svizzero. Un camion bloccato per ore in coda fa aumentare i costi di tutta la merce trasportata poiché il costo dell’autista e il consumo di carburante è maggiore. Alla fine, sono i consumatori a farne la spesa. Bisogna quindi investire su tutti i mezzi di trasporto considerandoli complementari. Opporli è un errore fondamentale».

Ecco perché anche per il presidente centrale del TCS si deve continuare a investire sulla rete ferroviaria e i trasporti pubblici. «Sono ben 28 i miliardi di franchi che sono stati decisi dal Parlamento federale negli ultimi anni, il che si traduce in 300 progetti di ampliamento ferroviario», annota.

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