«In Austria il clima politico è avvelenato dal caso Strache»

VIENNA - Il terremoto politico causato da un video girato nell’estate del 2017 in una villa di Ibiza, nel quale si vedono Heinz-Christian Strache e a Johann Gudenus (rispettivamente vicecancelliere e leader del partito nazionalista FPÖ) mentre , in compagnia di un uomo e della sedicente nipote di un oligarca russo stavano «barattando» incarichi di prestigio in cambio di finanziamenti al loro partito, ha scosso l’Austria. Sulla vicenda abbiamo sentito il parere di Hubert Sickinger, noto politologo dell’Università di Vienna ed esperto di corruzione.
Professor Sickinger cosa si nasconde dietro al caso Strache?
«Al momento sono i giornalisti e gli stessi protagonisti del video, l’ex vicecancelliere dell’FPÖ Heinz-Christian Strache e il capogruppo del suo partito Johann Gudenus, a indagare. È noto che le videoriprese sono state fatte da un detective che lavora per uno studio legale di Vienna, che le avrebbe ordinate. Il video girato a Ibiza, è certo, ha avuto un effetto dirompente sulla politica interna dell’Austria, tanto che ha fatto saltare il Governo».
Quale potrebbe essere l’obiettivo politico dietro a questa trappola contro i due politici dell’FPÖ?
«Non si sa. Il video è stato realizzato nel luglio del 2017 ed è poi venuto alla luce una settimana prima delle elezioni europee (pubblicato dai siti internet della Süddeutsche Zeitung e dello Spiegel, n.d.r.). A quanto pare è stato inizialmente offerto ad un rappresentante della Strabag dopo che alla società di costruzioni austriaca (secondo lo stesso Strache) sarebbero stati cancellati alcuni appalti in favore di un’altra azienda, ancora non formalmente operativa, condotta dalla sedicente nipote di un oligarca russo (nota come Aljona Makarova) che appare nel filmato con lo stesso politico, poi costretto a rassegnare le dimissioni. Si sa che materiale scottante su Strache (foto con presunte donazioni) è stato proposto a singoli partiti fin dal 2015, per esempio durante le elezioni comunali a Vienna. Cospicue le richieste di soldi, ma nessuno ha acquistato nulla. Le circostanze indicherebbero risvolti di natura criminale. Le motivazioni alla base del filmato potrebbero essere di una vendetta politica, ma siamo nel campo delle ipotesi».


Quanti danni ha fatto lo scandalo Ibiza all’immagine dell’Austria?
«È un dato di fatto che ha avuto un’ampia eco sui media internazionali, non credo però che abbia creato danni d’immagine al Paese, anche se ha fatto cadere il Governo. Certo, queste informazioni non fanno bene a nessuno, ma dire che vi siano stati effetti negativi sull’immagine o la credibilità delle istituzioni mi sembra eccessivo. È, come noto, una vicenda che è venuta alla luce in Germania diffusa dallo Spiegel e dalla Süddeutsche Zeitung – e praticamente in contemporanea a Vienna – tramite una serie di reportage pubblicati da Der Falter, la rivista settimanale d’informazione ‘amica’ del quotidiano bavarese. In Germania il video ha avuto un forte impatto politico anche per la vicinanza dell’FPÖ all’AfD, l’Alternative für Deutschland. L’AfD è a sua volta accusata di aver ricevuto fondi illegali da non meglio precisate fonti svizzere. D’altro canto, in Italia, il finanziamento illecito ai partiti è un fenomeno diffuso da anni. La Lega ne è stata coinvolta: le accuse riguardano (anche in questo caso) l’utilizzo di fondi pubblici a beneficio delle casse del partito per decine di milioni di euro. La stessa situazione si è presentata in Francia. Difficile poter provare se esista una sorta di sistema trasversale di finanziamento illecito che accomuni la famiglia dei partiti populisti di destra su scala più ampia. Fatto sta che in Austria Strache e Gudenus, il capogruppo dell’FPÖ, si sono dovuti dimettere. Da allora le cose sono precipitate: prima con l’estromissione dei ministri liberal-nazionali e poi, due settimane fa, con l’approvazione da parte di quasi tutti i partiti dell’opposizione, di una mozione di sfiducia nei confronti del cancelliere dell’ÖVP Sebastian Kurz (quest’ultimo, nota bene, è stato accusato di aver sfruttato il caso Strache per escludere i ministri liberal-nazionali e indire elezioni anticipate, n.d.r.). Il Governo di transizione è stato istituito con una serie di funzionari, fino a nuove elezioni, in data da stabilire, verso fine settembre. Non è ancora certo se nel frattempo saranno avviate riforme, segnatamente sul fronte della corruzione. Potrebbero, questo sì, esservi anche effetti sulla nomina di importanti posizioni in seno all’UE, per le quali il cancelliere Kurz aveva tracciato una linea molto chiara, in sintonia con la CDU/CSU in Germania».
Qual è il clima politico dopo che Kurz è stato sfiduciato? Ritiene, in particolare, che Brigitte Bierlein possa portare un po’ di serenità alla politica austriaca?
«Il clima tra i partiti è attualmente avvelenato. Sarà una contesa elettorale dura. Il Governo, per i partiti, rappresenta in un qualche modo una soluzione di compromesso. In particolare la signora Bierlein, in veste di nuova cancelliera – che si colloca nell’area conservatrice e indipendente – quale ex presidente della Corte costituzionale ha una personalità forte e non sarà certamente una marionetta nelle mani dell’ÖVP e dell’FPÖ. Il Governo ha ottenuto la fiducia dei partiti, è composto da dodici persone, con un ruolo predominante dell’ÖVP (che ha anche maggiori chance nelle elezioni in autunno). Tre sono dell’SPÖ (socialisti), uno dell’FPÖ (Partito della libertà). È importante, a questo punto, che l’Esecutivo possa governare con una certa sicurezza e che non debba temere voti di sfiducia da parte del Parlamento durante il proprio mandato. Si tratta, certo, di un Governo di transizione. Non è però un Esecutivo come quello (che ottenne un mandato esplicito ndr) messo in piedi in Italia dopo lo scandalo Mani Pulite negli anni Novanta».
Pensa che gli elettori in settembre tornino a sostenere il partito nazionalista nonostante lo scandalo Strache?
«L’FPÖ aveva il 26% dei voti prima del caso Strache, perderà un po’ di consensi, ma non subirà un crollo. È una tendenza, del resto, che è emersa anche nelle elezioni europee del 26 maggio, nel cui ambito, i Freisinnige hanno perso il 2% rispetto alle Legislative del 2013. Questa quota di consensi è stata mantenuta. Senza questo caso sarebbe, certo, andata meglio. Si può quindi parlare di sconfitta, ma non di una perdita consistente».
Secondo gli ultimi sondaggi ÖVP e NEOS (Neue Österreich und Liberales Forum) insieme, raggiungerebbero il 48% dei voti. Significa che Sebastian Kurz potrebbe tornare al suo posto di cancelliere nelle elezioni di settembre? Quanto è probabile?
«Gli scenari possono essere molteplici. Una maggioranza dell’ÖVP di Kurz con NEOS è una possibilità, se ciò non fosse il caso è ipotizzabile anche un Governo con i Verdi, che, lo ricordo, nel 2017, a sorpresa, sono stati estromessi dal Parlamento nelle elezioni politiche e poi nello stesso anno riuscirono a far eleggere il presidente Alexander Van der Bellen (contro il liberale Norbert Hofer ndr). I verdi hanno guadagnato in Europa e anche in Austria, dato che più che il tema dell’immigrazione ora ha attecchito quello delle protezione del clima. Possono dunque tornare a giocare un ruolo determinante».
Il caso Strache secondo lei è un caso isolato o la corruzione in Austria è un fenomeno più diffuso, come si registra in altri Stati dell’UE?
«Anche in Austria, negli anni, si sono presentati casi di corruzione che riguardano il finanziamento dei partiti. Nel 2012 la normativa di riferimento è stata inasprita. È stata istituita una Procura per i reati economici e la corruzione. Una nuova legge sui partiti e un suo inasprimento dovranno essere prossimamente dibattuti. Casi di corruzione in Austria vi sono stati, ma la vicenda Strache nell’ambito del finanziamento dei partiti rappresenta un caso a sé. Sostengo con convinzione l’esigenza di una riforma».
Cosa accadrebbe se Kurz fosse rieletto in settembre? Tornerebbe tutto come prima?
«È una possibilità. Dipenderà anche dal tipo di coalizione che emergerà dal voto, il clima nel Governo però sarà diverso».