In fuga dal Ticino: «Ma tornare indietro non è facile»

«Sì, conosco tanti che sono ritornati». Chissà se Antonio Mendes Ramos, che ha un negozio di alimentari a Contone, si sente un po’ più solo, quando pensa ai suoi connazionali che in massa hanno fatto le valigie e sono tornati in Portogallo. A decine di migliaia. Sì, perché i portoghesi stanno abbandonando la Svizzera, a colpi di diecimila persone all’anno negli ultimi 6 anni, come dicono le statistiche. Un vero e proprio esodo. Al contrario, questa volta. E non sono solo pensionati. Ma forza lavoro. «A rimpatriare sono soprattutto 40-50.enni», precisa Mendes Ramos. Che vede una ragione ben precisa dietro alla grande fuga. «Nel marzo 2019 il governo portoghese ha varato un programma di ritorno per gli emigrati che prevede tutta una serie di agevolazioni e incentivi». Un programma pianificato con cura.
Di ritorni e saudade al contrario
Che però è terminato proprio il 31 dicembre 2023. Tra le polemiche. Perché le agevolazioni erano nate per riportare a casa i giovani fuggiti al tempo della crisi dell’euro e dell’intervento finanziario in Portogallo dell’Unione europea (UE), della Banca centrale europea (BCE) e del Fondo monetario internazionale. Ma poi si sono trasformate in facilitazioni fiscali anche per i pensionati. Che la parte politica avversa al governo socialista di Antonio Costa ha indicato come responsabili dell’aumento del costo degli immobili e della bolla di affitti. Da qui lo stop ai rientri facilitati.
Basterà a fermare il flusso? Difficile rispondere. Quel che è certo è che oggi i portoghesi, dopo italiani e tedeschi, rimangono il gruppo di stranieri più numeroso in Svizzera. Poco più di 258 mila, dicono le statistiche. Nonostante i rientri. Altrettanto sicuro è che chi è ripartito si è portato dietro anche le famiglie. Come Fernando Sosa. Che dopo 25 anni passati in Ticino, nel 2019 è ritornato a casa. Dove l’ha raggiunto anche uno dei suoi figli. «Ha aperto un’azienda di automazione che sta andando molto bene», dice, fiero. Il secondo figlio è invece rimasto. «Io comunque non consiglio di ritornare, qui non è facile come in Svizzera».
Una saudade al contrario sta infatti colpendo i portoghesi che hanno passato anni e anni in Svizzera e fanno ritorno in Patria. Ne sa qualcosa Gilberto Nunes, proprietario di un bar-ristorante a Lugano. Che in Portogallo ha la sua famiglia e dopo 11 anni in Ticino ha deciso di ripartire. «Mi mancava la mia famiglia e in Portogallo pensavo di rifarmi una vita e invece non ce l’ho fatta», spiega. «La vita là è diversa». Storie di andate e ritorni. Continui. Che non sempre si risolvono in modo positivo, dunque. «Ma non c’è problema - riprende Nunes - due ore di volo non sono tante. Posso prendere un aereo quando voglio», precisa per niente affranto.
Ragione e sentimento
Chi si trova bene è invece Sosa. «Non sono in pensione, faccio ancora qualche lavoretto. Ho la casa di proprietà e vado avanti anche se i prezzi sono aumentati tanto e bisogna stringere un po’ la cinghia». Chi è tornato non ha insomma trovato il paradiso che aveva immaginato. «Ma io non posso lamentarmi, davvero - riprende Sosa - anche se qua è molto diverso dalla Svizzera, gli aiuti dello Stato, tanto per dirne una, in caso di bisogno non ci sono». Mendes Ramos capisce bene chi ha provato a ritornare a casa, ma non ce l’ha fatta. «Dopo che stai in un Paese come la Svizzera per vent’anni ritornare è difficile, perché si diventa un po’ svizzeri nelle abitudini e nello stile di vita». Le ragioni di cuore molte volte insomma non bastano. Soprattutto quando la vita è più difficile e bisogna sbarcare il lunario. «Ma quando sarò in pensione tornerò in Portogallo sicuramente», sottolinea Nunes. Il cuore, insomma, prima o poi vince sempre. Basta solo attendere.