In futuro saranno i robot a operarci?

Parlare di futuro per la chirurgia robotica è in realtà un facile esercizio di immaginazione: macchine robotizzate sono già protagoniste nel presente delle sale operatorie degli ospedali più moderni, dove consentono di eseguire interventi sempre più sicuri, più precisi, meno invasivi. È recentissima l’acquisizione da parte di EOC di un secondo sistema Da Vinci Xi – è questo il nome della più evoluta piattaforma robotica destinata alla chirurgia –, che sarà installato al Civico di Lugano affiancando il gemello operativo a Bellinzona. Si raddoppia, e questo significa che la strada è segnata e che EOC intende continuare a percorrerla investendo importanti risorse, forte dell’esperienza acquisita, dei risultati ottenuti e di équipe chirurgiche giovani e fortemente orientate all’innovazione.
Urologia e neurochirurgia sono tra le specialità dove la robotica si è imposta con più decisione, per quanto in modi diversi. «Nell’urologia – conferma il Prof. Gallina – la chirurgia robotica è oggi il gold standard, cioè la prassi di riferimento; non averla significa non essere in grado di offrire al paziente il trattamento migliore. Oggi pressoché tutti i pazienti che necessitano di chirurgia prostatica vengono operati con il robot, e le eccezioni sono sempre più rare». Diverso, ma non meno indispensabile, l’utilizzo e l’approccio alla robotica in ambito neurochirurgico. «Per noi neurochirurghi – spiega il Dr. Cardia – la robotica si è imposta come evoluzione dei sistemi di neuronavigazione computerizzata, ma nella sostanza in tutti gli ambiti applicativi robotizzazione equivale a precisione assoluta del gesto chirurgico. Il robot mette tutta l’équipe in condizione di effettuare un intervento perfetto e dunque livella verso l’alto lo standard qualitativo».
I margini di errore si avvicinano allo zero, l’esito chirurgico è migliore e più durevole nel tempo, si riducono il dolore post-operatorio, la degenza, i tempi di recupero e nel medio periodo anche i costi.