Tensioni

In Irlanda torna il fantasma degli attentati, 25 anni dopo

C'è allerta per l'importante anniversario del Good Friday Agreement che, con la visita di Rishi Sunak e Joe Biden, potrebbe riaccendere la polveriera in Irlanda del Nord
© AP/Peter Morrison
Irene Solari
09.04.2023 06:00

Sono passati venticinque anni dalla firma del Good Friday Agreement (Accordo del Venerdì Santo o Accordo di Belfast) volto a mettere fine a tre decenni di sanguinosi conflitti in Irlanda del Nord. Nonostante sia trascorso un quarto di secolo e molte cose siano cambiate da quel venerdì, alcune ferite sembrano non essersi mai rimarginate. E, anzi, starebbero tornando a bruciare portando instabilità a pochi giorni dalla visita nel Paese di Rishi Sunak e Joe Biden. Per capire la situazione che si sta delineando oggi, ripercorriamo insieme le tappe di questa storia.

The Troubles

Il 10 aprile 1998 – giorno in cui quell’anno cadeva il Venerdì Santo – veniva firmato il Good Friday Agreement, un accordo di pace fondamentale per quella che è stata la storia recente di Irlanda e Regno Unito, che sanciva la fine di tre decenni di sangue e violenza. Un periodo noto come The Troubles scanditi da scontri, attentati, violenze, stragi e repressioni costati la vita ad almeno 3.500 persone, senza contare gli oltre 50.000 feriti. Un bagno di sangue. I Troubles descrivono tutto questo insieme di attacchi terroristici ad opera di organizzazioni paramilitari, così come gli atti di brutale violenza da parte di polizia ed esercito britannico. Una vera e propria lacerazione nel Paese: da una parte delle barricate c’erano i repubblicani, prevalentemente cattolici e sostenitori di un’Irlanda unita, mentre dall’altra gli unionisti, protestanti e fedeli al Regno Unito. In Irlanda del Nord, per via delle ripartizioni delle contee, si sono venuti a trovare in maggioranza gli unionisti. Fatto che ha scaldato gli animi dei repubblicani nordirlandesi, costretti a vedersi trattati come una minoranza nel loro stesso Paese. La scintilla che ha dato definitivamente fuoco alle polveri viene fatta risalire al 14 luglio 1969, con la morte di Francis McCloskey, un 67.enne cattolico repubblicano, dopo essere stato colpito da una manganellata della polizia durante una protesta. McCloskey viene contato come la prima vittima dei Troubles.

Agenti della Royal Ulster Constabulary Police in Market Street, scena di un attentato con autobomba nel centro di Omagh, nel 1998. © AP
Agenti della Royal Ulster Constabulary Police in Market Street, scena di un attentato con autobomba nel centro di Omagh, nel 1998. © AP

Dal Bloody Sunday al Good Friday

Da quel momento in avanti una lunga scia di morti ha macchiato la storia dell’Irlanda del Nord. Tristemente famoso è il Bloody Sunday (la domenica di sangue) del 1972, durante il quale quattordici persone vennero uccise dai soldati dell’esercito britannico durante una protesta per i diritti civili. L’IRA stessa, organizzazione nata nel contesto dei Troubles, è diventata il gruppo paramilitare più conosciuto di quel periodo. Gruppo salito alla ribalta delle cronache per la portata degli attacchi che pianificava e realizzava, due dei quali hanno colpito al cuore l’establishment del Regno Unito. Prima assassinando Lord Louis Mountbatten, membro della famiglia reale e mentore dell'attuale sovrano Carlo III. Poi colpendo con degli ordigni l'hotel in cui alloggiava Margaret Thatcher, allora primo ministro britannico. Attacco nel quale rimasero uccisi alcuni membri del partito conservatore. Una vera e propria guerra combattuta senza esclusione di colpi da entrambe le parti. Almeno fino a quando, a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta, incominciò a delinearsi la comune volontà di mettere un freno alla violenza e ai morti e di tamponare finalmente quell’emorragia che stava durando ormai da troppo tempo. Si iniziò a ragionare su come ottenere una sorta di «pace negoziata», un percorso molto lungo. Si pensò di partire, appunto, con il tavolo dei negoziati e i cessate il fuoco da parte dell'IRA. Proseguendo poi gradualmente nei progressi – non senza battute d’arresto – e lavorando per mesi, fino ad arrivare all’accordo del 10 aprile 1998, complice anche l’elezione di nuovi leader da entrambe le parti che spingevano per la pace.

I cancelli di accesso di Lanark Way che consentono il passaggio del traffico tra le aree repubblicane e lealiste di Belfast, nell'Irlanda del Nord, recentemente ridipinti per il 25.esimo anniversario dell'Accordo.  © AP/Liam McBurney
I cancelli di accesso di Lanark Way che consentono il passaggio del traffico tra le aree repubblicane e lealiste di Belfast, nell'Irlanda del Nord, recentemente ridipinti per il 25.esimo anniversario dell'Accordo.  © AP/Liam McBurney

Sale la tensione

Ma torniamo ai nostri giorni e alle crescenti preoccupazioni che stanno tenendo banco dopo venticinque anni di calma più o meno salvaguardata dalle due parti. Qualche settimana fa, appunto, lo spettro del terrorismo nordirlandese è tornato a far tremare le autorità. Senza considerare che il periodo pasquale è da sempre sinonimo di tensioni per la polizia in Irlanda del Nord, complici le parate organizzate ricordando l’Easter Rising, ribellione contro il dominio britannico avvenuta nel 1916. Questa volta però, stando ai media britannici, la polizia sarebbe particolarmente in allerta temendo tensioni e possibili attacchi in occasione della visita in Irlanda del Nord di Rishi Sunak e Joe Biden prevista proprio per il 25.esimo del Good Friday Agreement. Il presidente degli Stati Uniti e il primo ministro britannico sono infatti attesi per l’inizio della prossima settimana e parteciperanno a diversi eventi commemorativi. Tra i timori delle autorità ci sarebbe in particolare quello che gruppi di dissidenti stiano organizzando attacchi terroristici contro gli agenti di polizia il Lunedì di Pasqua, 10 aprile, il giorno esatto dell’anniversario. Per questa ragione, riporta il Telegraph, in Irlanda del Nord sarebbe in corso «la più grande operazione di polizia messa in atto da un decennio a questa parte».

Il timore della Nuova IRA

Negli ultimi mesi in particolare, per le autorità ci sarebbero già state avvisaglie di tensioni più accentuate del solito. E la scorsa settimana, sempre secondo il quotidiano britannico, l'MI5 ha innalzato il livello di minaccia terroristica per l'Irlanda del Nord da «sostanziale» a «grave», il che significa che un attacco è giudicato «altamente probabile». A gettare benzina sul fuoco in febbraio c’è stato il tentato omicidio dell’agente John Caldwell, in una sparatoria che la polizia ha attribuito alla Nuova IRA. Non solo. Sempre in febbraio sei agenti di polizia sono stati attaccati a Strabane, mentre a marzo un gruppo repubblicano dissidente ha avvertito che gli agenti e le loro famiglie rientravano ora tra gli «obiettivi legittimi» degli attacchi. Senza contare che qualche mese fa, in novembre, una bomba era stata trovata in un'auto fuori da una stazione di polizia a Londonderry. Fatti che sembrano volerci trascinare indietro nel tempo di una quarantina di anni. E che, sommati all'anniversario del Good Friday Agreement, hanno di fatto portato le autorità a ritenere il rischio di un attacco terroristico in questo periodo «altamente probabile in tutta l’Irlanda del Nord». Un annuncio fatto appositamente senza lasciare spazio a dubbi o interpretazioni: «Il fatto che la polizia lo dica pubblicamente significa che è preoccupata. Rendendo pubblica la notizia, sperano che la cosa venga resa nota e quindi meno probabile», ha dichiarato una fonte al Telegraph. Una sorta di metodo per scongiurare la catastrofe. E allontanare quei vecchi fantasmi che, anche a decadi di distanza, tornano a far tremare il clima nordirlandese.

Passanti davanti ad alcuni graffiti pro-Brexit a Belfast, Irlanda del Nord.   © AP/Peter Morrison
Passanti davanti ad alcuni graffiti pro-Brexit a Belfast, Irlanda del Nord.   © AP/Peter Morrison