In Ungheria obbligatorio ascoltare il battito del feto prima di abortire

Dal 15 settembre il personale sanitario che si occupa di interruzioni di gravidanza in Ungheria dovrà far sentire alle pazienti che vogliono abortire il battito del cuore del feto, o più in generale mostrare loro un segno delle funzioni vitali «in modo chiaramente riconoscibile». È quanto prevede il decreto del ministero dell'Interno approvato dal governo ungherese. Si tratta di una nuova stretta sull'interruzione di gravidanza del governo di Viktor Orban. Firmato dal ministro dell'Interno Sandor Pinter, il decreto entrerà in vigore domani, giovedì 15 settembre.
In Ungheria l’aborto è legale dal 1953 e le leggi che ne regolano l’accesso sono rimaste per lo più invariate da allora. Il partito di estrema destra Mi Hazank ha fatto sapere di essere lieto che «le mamme ora ascolteranno il battito cardiaco fetale», anche se il testo non lo afferma esplicitamente in questi termini. Se da un lato Amnesty International ha definito la decisione presa come «un preoccupante passo indietro» che «traumatizzerà più donne già in situazioni difficili», la deputata Dora Duro, tra i sostenitori del decreto, ha commentato su Facebook che servirà «a fare informazione sull’impatto di quello che veramente si sta facendo: molte persone considerano un feto solo un grumo di cellule. Almeno per alcuni secondi - ha aggiunto -, il bambino in età fetale potrà essere ascoltato dalla madre prima che venga eseguito l'aborto».
Preoccupa il calo delle nascite
Che si tratti di una mossa per remare contro all'aborto non è stato palesemente dichiarato. Il Governo l'ha inserita nella sua agenda per la lotta al calo delle nascite, considerato un problema molto urgente. Negli ultimi anni il premier Viktor Orbán ha investito molto sui programmi di supporto alle famiglie per aumentare la fertilità e contrastare la stagnazione demografica nel Paese.
A inizio 2020 il governo ungherese ha deciso di offrire gratuitamente i trattamenti di fecondazione assistita, poiché quello della fertilità «è un settore di importanza strategica nazionale». «Portare le cliniche per la fertilità sotto il controllo dello Stato - aveva spiegato a suo tempo Orban - servirà a rendere l'intero processo completamente trasparente. I trattamenti per la fertilità non saranno più erogati su base commerciale».
L'anno precedente, nel 2019, era pure stato approvato un piano per spronare gli ungheresi a fare figli, puntando sul fattore economico: esenzione a vita dalla tassa sui redditi per tutte le donne che partoriscono e si prendono cura di almeno 4 figli; prestito a interessi ridotti di 30 mila euro per le donne under 40 che si sposano (prime nozze), di cui un terzo estinto automaticamente alla nascita del secondo figlio e senza interessi dalla nascita del terzo figlio; prestiti agevolati per famiglie con almeno due bambini per l'acquisto della casa e assegni alla nascita; congedo parentale per i nonni; più asili pubblici; sussidi per l’acquisto di auto grandi per famiglie numerose (7 posti).
Sì, ma...
Va detto che il governo ungherese insiste molto sull’affermazione dei valori della cosiddetta «famiglia tradizionale» e nel giugno del 2020 è stata approvata la modifica della Costituzione in cui si definisce la famiglia come quella composta da una donna come madre e un uomo come padre.
Nel frattempo il tasso di fertilità in Ungheria si è dimezzato negli ultimi 50 anni. Stando ai dati pubblicati dal sito 24.hu, le nascite registrate nei primi due mesi del 2022 erano significativamente più basse rispetto agli anni precedenti. L’anno scorso c’erano state 7.342 nascite a gennaio e 7.161 a febbraio, nel 2020 si era arrivati a 8.105 nel primo mese dell’anno e 7.060 nel secondo, quest'anno sono stati rispettivamente 6.602 e 6.068.
Ágnes Szabó-Morvai, ricercatrice senior presso il Centro di studi economici e regionali, a inizio anno ha commentato che le politiche sulla fertilità decide dal governo possono influire sul numero di nascite in due modi. Le famiglie potrebbero sentirsi spinte ad avere più figli di quanti originariamente programmati per poter contare sugli incentivi, ma, d’altro canto, potrebbero anche non fare più figli di quanti previsti ma solo anticipare le gravidanze in modo da beneficiare prima dei sostegni. In questo caso si avrebbe un aumento solo temporaneo, che porterebbe in seguito a un calo quasi automatico.