Influenza, bronchiolite e COVID: letti pieni negli ospedali ticinesi

Sono settimane da tutto esaurito negli ospedali ticinesi che, dopo tre annate di emergenza COVID, si trovano a fare i conti con l’influenza e il virus respiratorio sinciziale (RSV). «L’influenza è tornata a picchiare duro e i dati lo testimoniano», conferma il dottor Mattia Lepori, vice capo dell’area medica dell’EOC. «I casi diagnosticati nei nostri laboratori sono in continua crescita: nell’ultima settimana ne abbiamo registrati 175 negli adulti e 25 nei bambini. Numeri più elevati rispetto a sette giorni fa, ma anche più alti di quelli dello scorso anno». Di fronte a una massiccia circolazione dei virus, a farne le spese sono soprattutto i più fragili, anziani e bambini in testa. «Tra Natale e Capodanno – osserva da parte sua il dottor Giacomo Simonetti, primario dell’Istituto pediatrico della Svizzera italiana – i reparti di pediatria hanno fatto il pienone. Fortunatamente, non abbiamo dovuto creare nuovi posti letto, com’era accaduto lo scorso anno, ma tutte le nostre sedi sono state molto sollecitate, ed è stato necessario anche trasferire alcuni pazienti da una sede all’altra dell’Ente ospedaliero». A determinare l’aumento dei ricoveri, per i bambini, è stato ancora una volta il virus respiratorio sinciziale, che causa un’infezione dei polmoni e delle vie respiratorie superiori. Nei bambini più grandi – dai 4 anni in su – l’RSV si manifesta con raffreddore, mal di gola e tosse, mentre nei lattanti o nei bambini fino a 2 anni può provocare la bronchiolite. «I ricoveri – dice Simonetti – riguardano proprio i bambini molto piccoli, alcuni dei quali hanno avuto bisogno di supporto respiratorio». Tra i degenti, prosegue il medico, ci sono anche neonati con pochissime settimane di vita. «Pazienti che richiedono molta attenzione e sorveglianza continua da parte del personale medico e infermieristico».
Letti e strategie
Malgrado i numeri delle ospedalizzazioni, le strutture ticinesi non hanno dovuto chiedere il supporto degli altri cantoni. «Ma non avendo letti liberi – rileva Simonetti – abbiamo dovuto dire di no ad altri ospedali oltre San Gottardo che avevano chiesto di trasferire in Ticino alcuni loro pazienti». Quelle appena passate, ricorda il primario di pediatria, sono state settimane impegnative per il personale curante. «Soprattutto tra il 22 dicembre e l’ultimo dell’anno, i pronto soccorso pediatrici sono stati molto sollecitati e continuano ad esserlo anche se forse in minore misura», aggiunge. Lo scorso anno, lo ricordiamo, l’EOC aveva messo a punto un «piano di emergenza» che consentisse di liberare le risorse necessarie per far fronte all’aumento dei ricoveri. Secondo il piano, come prima misura si dovrebbero posticipare gli interventi elettivi. In seconda battuta, verrebbero annullati gli interventi ambulatoriali per poter recuperare il personale necessario per i reparti. Se non bastasse ancora, si dovrebbero spostare i bambini dai 12 anni nei reparti degli adulti. Infine, come estrema ratio, si dovrebbe chiedere aiuto agli altri ospedali, prima in Svizzera e poi eventualmente all’estero, previa autorizzazione del medico cantonale. «Al momento, tuttavia, siamo ben lontani da questo scenario», assicura Simonetti: «Fatta eccezione per un paio di notti durante le quali abbiamo dovuto potenziare il servizio infermieristico, non è stato necessario neppure aumentare i posti letto e speriamo proprio di non doverlo fare nelle prossime settimane».
Più contagiosa
Sia per il virus sinciziale, sia per l’influenza è difficile dire se il picco sia già stato raggiunto. Come spiega il dottor Lepori, «l’influenza è arrivata con tre settimane di ritardo rispetto allo scorso anno, quando la curva iniziò a salire tra la metà di novembre e la fine di dicembre, per poi toccare l’apice il 3 gennaio». E complicato è anche stabilire se sia più forte rispetto al passato: «Se sarà più virulenta lo sapremo solo tra qualche settimana. Ma, visti i numeri, è senz’altro più contagiosa». Cifre in crescita, dunque, che però non spaventano. Complici anche le vacanze, periodo durante il quale non vengono fissati interventi elettivi, l’elevato tasso di occupazione dei letti ospedalieri non sta avendo ripercussioni sul buon funzionamento delle strutture. «I reparti sono pieni e i pronto soccorso sono molto sollecitati, ma – ribadisce Lepori – non siamo in una situazione di emergenza». Una situazione confermata anche dal direttore sanitario della Clinica Luganese Moncucco, Christian Garzoni: «C’è una certa pressione, ma è una situazione ordinaria, tipica del periodo invernale. L’attività è proseguita in maniera normale, senza quindi che vi fosse il rischio di dover procrastinare gli interventi già programmati». Fino al 15 dicembre – prosegue Garzoni – «abbiamo registrato tanti casi di COVID. Da lì in avanti, invece, sono diminuite le infezioni da coronavirus mentre sono aumentati i casi di influenza». I contagi da coronavirus, fa notare anche Lepori, sono tutt’altro che spariti: «Da diverse settimane ci aggiriamo sui 150/170 pazienti COVID ricoverati, distribuiti nelle otto sedi dell’Ente. I casi gravi, che richiedono il trasferimento in terapia intensiva, sono rari, sì, e ancora di più lo sono i decessi. Ma il virus non è certo scomparso».
«Un nuovo farmaco che potrà evitare i ricoveri dei bambini»
Ben presto le complicanze dovute al virus respiratorio sinciziale (RSV) potrebbero essere solo un ricordo grazie a un farmaco - il Beyfortus, della Sanofi-Aventis - che qualche giorno fa ha ottenuto l’omologazione da parte di Swissmedic, «dopo un’attenta valutazione». Ma come funziona questo nuovo medicinale, usato quale profilassi? «Innanzitutto - spiega Alessandro Diana, pediatra e infettivologo, professore all’Università di Ginevra - è bene sottolineare che il prodotto non impedisce le infezioni, ma permette di evitare i ricoveri. In sostanza, si tratta di un anticorpo monoclonale. Non è quindi un vaccino, ma un farmaco preventivo, che viene somministrato ai bambini attraverso un’iniezione intramuscolare». In questo modo, quindi, i bambini hanno a disposizione gli anticorpi necessari per neutralizzare un virus che, soprattutto sotto l’anno di età, può causare molte complicazioni, fino al ricovero in ospedale. «L’efficacia del prodotto - prosegue Diana - si è dimostrata notevole: per i neonati la protezione contro il ricovero arriva addirittura all’80%, mentre quella contro le forme gravi della malattia è del 70-75%». Insomma, secondo gli esperti il Beyfortus ha «un profilo di sicurezza molto alto ed è ben tollerato».
Una volta ottenuto il via libera da parte di Swissmedic, si attendono ora le raccomandazioni puntuali da parte dell’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP): «Il medicinale è indicato soprattutto per i bambini con meno di un anno, perché sono loro che rischiano un decorso più grave della malattia. I bambini più grandi, invece, si possono ammalare ma difficilmente necessitano poi essere ospedalizzati».
Per quest’anno, conclude il professor Diana, considerando che il picco di casi riconducibili al virus respiratorio sinciziale è vicino, la somministrazione del prodotto non ha più molto senso, ma il Beyfortus potrà essere un prezioso alleato a partire dal prossimo inverno.