La testimonianza

«Io, straniero a Gerusalemme, chiedo il sostegno di tutti»

Dominique De Bernardi, cittadino italo-svedese 32.enne con stretti legami con il Ticino, vive da 3 anni nel Paese – «Il risveglio di sabato è stato traumatico, ma la lotta al terrorismo coinvolge tutti»
Dominique De Bernardi insieme alla moglie, originaria di Haifa.
Jenny Covelli
12.10.2023 13:30

«Sono le 7.30 di sabato 7 ottobre. Mi sono svegliato con l'allarme delle sirene. Abbiamo avuto due minuti per rifugiarci nel sottoscala, dove ci attendevano bambini, anziani, persone disperate in lacrime». La voce è di Dominique De Bernardi, cittadino italo-svedese 32.enne con stretti legami con il Ticino, che da 3 anni vive a Gerusalemme. La moglie è israeliana, nata e cresciuta a Haifa. E lui si sente parte del popolo israeliano, per il quale chiede «solidarietà, supporto e sostegno».

De Bernardi non usa mezzi termini quando parla dell'attacco subito da Hamas: «A Gerusalemme la situazione è relativamente tranquilla grazie alle forze dell'ordine e all'esercito. Ma ci arrivano costantemente notizie dai vari kibbutz vicino alla Striscia di Gaza in cui vengono ritrovati cadaveri di donne, uomini, bambini, anziani. Io, da straniero in terra israeliana, sono vicino al popolo. Condivido il loro dolore e la loro frustrazione. Ognuno di noi conosce persone toccate da queste terribili stragi. E non sappiamo quale sia il trattamento riservato a coloro che sono tenuti in ostaggio da Hamas».

«Israele è la nostra casa e vogliamo rimanere qua»

I familiari del 32.enne, dall'Italia e dalla Svizzera, hanno offerto ospitalità all'uomo e alla sua consorte. «Ma noi non abbiamo intenzione di scappare – spiega – Israele è la nostra casa e vogliamo rimanere qua». Da Gerusalemme, racconta di una quotidianità all'insegna della normalità, nonostante tutto quello che sta accadendo: «Lavoriamo da remoto. Alcuni esercizi pubblici e commerciali hanno introdotto orari ridotti. Ma il morale e la resilienza sono molto alti. Anche tra gli arabi israeliani che sostengono la lotta contro Hamas e il terrorismo. I nostri amici e fratelli drusi al nord del Paese eseguono il loro servizio nell'esercito israeliano e difendono il proprio territorio».

L'unità del Paese, testimonia De Bernardi, «in questo momento è molto forte, a prescindere dai consensi o meno al premier Benjamin Netanyahu». «A Gerusalemme – prosegue – continuiamo a vivere a stretto contatto con la popolazione araba, spalla a spalla come sempre. Lavoriamo con loro, viviamo con loro. Non lasceremo che i terroristi danneggino il popolo ebraico».

Quindi, l'appello: «Sentiamo il supporto da ogni parte del globo e di questo siamo molto grati. Aiutateci come potete, anche moralmente. La lotta contro il terrorismo è la stessa, ovunque. Questa non è solo la "nostra" lotta. Sospendete i finanziamenti a Hamas».

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