Ior, Scarano respinge le accuse

I 20 milioni fatti rientrare in Italia per fare un "favore" ai cugini D'Amico
Ats
01.07.2013 17:23

ROMA - Respinge le accuse monsignor Nunzio Scarano, arrestato per la vicenda del rientro in Italia di 20 milioni di euro degli armatori D'Amico. "Volevo fare un favore ai cugini Paolo e Cesare D'Amico", in virtù di un antico legame con il capostipite della famiglia di armatori, Giuseppe D'Amico, senza alcun interesse personale. Questo secondo quanto si è appreso, il racconto fatto oggi da monsignor Nunzio Scarano durante l'interrogatorio di garanzia.

L'interrogatorio è durato quasi tre ore ed i difensori dell'alto prelato hanno chiesto gli arresti domiciliari in una parrocchia. Secondo i difensori dell'ex responsabile del servizio di contabilità analitica dell'Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica (Apsa), i domiciliari in una parrocchia consentirebbero a Scarano di impartire sacramenti. L'interrogatorio di garanzia, effettuato dal giudice per le indagini preliminari Barbara Callari, si è svolto nel carcere di Regina Coeli. Scarano era assistito dagli avvocati Silverio Sica, Francesco Caroleo Grimaldi e Luca Paternostro.