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Lo Stato ebraico è accusato, nell’ultimo rapporto stilato dall’organizzazione non governativa,di aver trattato i palestinesi «come un gruppo di subumani, indegni del rispetto dei diritti umani e della dignità, dimostrando la sua intenzione distruggerli fisicamente» – TUTTI GLI AGGIORNAMENTI
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19:36
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Per gli Stati Uniti le accuse di Amnesty sono «infondate»
Gli Stati Uniti ritengono infondate le accuse di «genocidio» nella Striscia di Gaza mosse in un rapporto da Amnesty International contro Israele. «Non siamo d'accordo con le conclusioni di tale rapporto. Abbiamo detto in precedenza e continuiamo a credere che le accuse di genocidio siano infondate», ha detto alla stampa Vedant Patel, vice portavoce del dipartimento di Stato.
19:11
19:11
Il leader di Hezbollah: «Siamo sopravvissuti a una fase pericolosa»
"Abbiamo attraversato una delle fasi più pericolose dalla creazione di Hezbollah 42 anni fa, nel 1982. Abbiamo affrontato un'aggressione selvaggia e criminale che ha colpito la resistenza e l'intero Libano". Lo ha dichiarato il leader di Hezbollah, Naim Qassem, nel suo secondo discorso pubblico da quando è entrato in vigore il cessate il fuoco nel sud del Libano il 27 novembre scorso.
"Attraverso questa aggressione, il nemico ha cercato di spezzare la resistenza e di eliminare la sua presenza. Ma la resistenza è rimasta ferma e li ha affrontati - ha detto Qassem -. Abbiamo vissuto con pazienza giorni e settimane segnati da 64 giorni di sacrifici, ferite e spostamenti."
"La nostra vittoria si basa su tre fattori essenziali. In primo luogo, la presenza dei resistenti sul terreno e la loro determinazione, che ha stupito il mondo. Il loro coraggio e il loro sacrificio hanno fermato l'avanzata israeliana, mentre droni e razzi colpivano i loro obiettivi a Tel Aviv, Haifa e nelle regioni settentrionali della Palestina occupata - ha dichiarato Qassem - Il secondo fattore: il sangue dei martiri, guidati da Hassan Nasrallah. Il terzo fattore: il ripristino delle strutture di comando e controllo".
Qassem ha anche affermato che "l'accordo raggiunto prevede un'intesa interna tra l'esercito libanese e la resistenza, senza che Israele interferisca nella questione. Ci sono state circa 60 violazioni. Riteniamo che spetti alle autorità libanesi garantire il rispetto dell'accordo".
18:56
18:56
L'ANP accoglie «con favore» il rapporto di Amnesty sul genocidio
L'Autorità nazionale palestinese (ANP) ha accolto con favore quello che ha definito un rapporto di Amnesty International «basato sulle prove», accusando Israele di aver commesso un «genocidio» contro i palestinesi nella Striscia di Gaza.
«Amnesty è un'organizzazione globale credibile che basa i suoi rapporti sulle prove. Ha chiarito di possedere prove che Israele stia commettendo un genocidio», ha detto all'AFP Ahmad al-Deek, consigliere del ministro degli esteri dell'ANP.
18:27
18:27
Parla il capo di Hezbollah: «Siamo al fianco della Siria»
Il capo di Hezbollah Naim Qassem ha affermato che il gruppo libanese, alleato del presidente siriano Bashar al-Assad, sarà al fianco di Damasco mentre i ribelli guidati proseguono la loro offensiva e ha sostenuto che «l'aggressione in Siria è orchestrata dagli Stati Uniti e da Israele».
In un discorso televisivo Qassem ha denunciato «gruppi terroristici» che «vogliono far cadere il regime in Siria», aggiungendo: «non saranno in grado di raggiungere i loro obiettivi nonostante ciò che hanno fatto nei giorni scorsi, e noi come Hezbollah saremo al fianco della Siria per sventare gli obiettivi di questa aggressione il più possibile».
L'ultimo discorso di Qassem risale al 29 novembre ed era stato il primo dall'entrata in vigore del cessate in fuoco in Libano tra Hezbollah e Israele.
17:50
17:50
Guterres: «In Siria stiamo assistendo ai frutti amari di un cronico fallimento collettivo»
«Decine di migliaia di civili sono a rischio in una regione già in fiamme. Stiamo assistendo ai frutti amari di un cronico fallimento collettivo dei precedenti accordi di de-escalation per produrre un autentico cessate il fuoco a livello nazionale o un serio processo politico per attuare le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza». Lo ha detto il segretario generale dell'ONU Antonio Guterres parlando con i giornalisti degli sviluppi in Siria.
«Dopo quattordici anni di conflitto, è giunto il momento che tutte le parti si impegnino seriamente con Geir Pedersen, il mio inviato speciale, per tracciare finalmente un nuovo approccio inclusivo e completo per risolvere questa crisi in linea con la risoluzione 2254 del Consiglio di sicurezza - ha aggiunto -. In altre parole, ripristinare la sovranità, l'unità, l'indipendenza e l'integrità territoriale della Siria e soddisfare le legittime aspirazioni del popolo».
Guterres ha poi sottolineato che il paese «è un crocevia di civiltà, ed è doloroso vedere la sua progressiva frammentazione. Tutte le parti sono obbligate, in base al diritto internazionale, a proteggere i civili: lo spargimento di sangue deve finire».
Il segretario generale delle Nazioni Unite ha anche indicato di aver «appena parlato con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan per discutere degli ultimi sviluppi in Siria. Ho sottolineato l'urgente necessità di un immediato accesso umanitario a tutti i civili in difficoltà e di un ritorno al processo politico facilitato dalle Nazioni Unite per porre fine allo spargimento di sangue». «Tutte le parti sono obbligate, in base al diritto internazionale, a proteggere i civili», ha aggiunto.
Da parte sua Erdogan, durante la telefonata ha invitato il leader siriano Bashar al-Assad a trovare «urgentemente» una «soluzione politica» alla guerra civile del suo paese. «Il regime siriano deve impegnarsi urgentemente con il suo popolo a favore di una soluzione politica globale», ha affermato Erdogan, secondo una dichiarazione rilasciata dalla presidenza turca.
17:29
17:29
«La proposta aggiornata della tregua? Non era israeliana, ma del Cairo»
La proposta aggiornata di accordo sugli ostaggi presentata a Hamas dall'Egitto non era un'offerta israeliana ma del Cairo. Lo scrive il "Times of Israel" citando un funzionario israeliano, sottolineando che lo Stato ebraico è completamente disponibile a discutere l'iniziativa.
Il funzionario ha sottolineato in ogni caso che la proposta non è per la fine della guerra, ma per un cessate il fuoco esteso che consentirà agli ostaggi anziani, bambini, donne e feriti gravi di essere rilasciati. Hamas non ha ancora indicato se è intenzionata a discutere la proposta e, se lo farà, Israele invierà una delegazione al Cairo per negoziare, ha sottolineato il funzionario.
Israele "ha interesse" che l'Egitto rimanga al centro dei colloqui, afferma il funzionario, aggiungendo che il Qatar rimane aggiornato dietro le quinte e vorrà prendere parte pienamente alla mediazione se ci saranno progressi.
Il funzionario afferma che la minaccia del presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump di punire i responsabili se gli ostaggi non saranno rilasciati prima del suo insediamento dovrebbe avere un effetto positivo sui tentativi di raggiungere un accordo.
17:06
17:06
Sono più di 280.000 gli sfollati nel nord-ovest della Siria
Sono più di 280'000 gli sfollati a causa dell'escalation nel nordovest della Siria, che arriva dopo «anni di sofferenze». Lo denuncia via X il Programma alimentare mondiale (PAM), che sta intensificando l'impegno per fornire generi alimentari alle «famiglie, ovunque si trovino», ma ha «urgente bisogno di supporto per soddisfare le necessità in aumento».
16:56
16:56
Hamas: «Il rapporto di Amnesty mostra che il mondo deve agire»
Hamas ha affermato che il rapporto di Amnesty International che accusa Israele di «genocidio» a Gaza è un invito al mondo ad agire contro le azioni dello Stato ebraico.
Il rapporto è «un nuovo messaggio alla comunità internazionale sulla necessità di agire per porre fine a questo genocidio che dura da oltre 400 giorni», ha affermato la fazione islamista palestinese in una dichiarazione.
16:00
16:00
«Ciò che sta accadendo in Siria non si estenderà all'Iraq»
Il capo dei jihadisti di Hayat Tahrir al-Sham (HTS), Abu Mohammed al-Jawlani, ha affermato in un messaggio audio che «ciò che sta accadendo in Siria non si estenderà all'Iraq», esortando il premier Muhammad Shia al-Sudani ad «astenersi dall'essere coinvolto in una nuova guerra».
«Ci auguriamo - aggiunge il capo del gruppo che in passato aveva legami con i terroristi di al-Qaida e l'ISIS - che il premier iracheno impedisca alle Forze di mobilitazione popolare (fazione sciita, ndr) di interferire in ciò che sta accadendo in Siria schierandosi dalla parte del regime» del presidente Bashar al-Assad che «è in via di estinzione».
15:42
15:42
«Liberati centinaia di detenuti dal carcere di Hama»
I combattenti entrati a Hama affermano di aver «liberato centinaia di detenuti» dal carcere della città della Siria centrale.
«Le nostre forze sono entrate nella prigione centrale di Hama e hanno liberato centinaia di prigionieri ingiustamente detenuti», ha rivendicato via Telegram Hassan Abdel Ghani, un comandante militare della coalizione di fazioni armate guidate da Hayat Tahrir al-Sham (HTS).
Nel messaggio diffuso tramite le reti sociali egli parla di «momenti storici» e afferma che «le forze criminali del regime stanno vivendo uno stato di gran confusione a Hama» e parla di «fuga di alti ufficiali militari e delle forze di sicurezza».
«Abbandonano i loro soldati al loro destino ignoto», accusa, rivendicando la «liberazione di vari quartieri di Hama». «I progressi continuano», afferma ancora, sostenendo che i civili «danno il benvenuto ai loro figli, ai mujahiddin, nei quartieri liberati». Rivendica anche «la distruzione della XXV Divisione dell'Esercito».
«Chiedo a Dio onnipotente che sia una conquista senza vendetta», ha affermato il leader di HTS Abu Mohammed al-Jawlani in un video diffuso su Telegram dopo la notizia dell'ingresso nella città di Hama delle fazioni armate guidate dal gruppo «per chiudere la ferita aperta 40 anni fa».
Da parte loro le forze fedeli al leader siriano Bashar al-Assad hanno affermato che riconquisteremo le aree «in cui sono entrati i gruppi terroristici». «Nelle scorse ore, con l'intensificarsi degli scontri tra i nostri soldati e i gruppi terroristici e l'aumento del numero dei martiri tra le nostre fila, questi gruppi sono riusciti a penetrare su diversi assi e a entrare nella città, nonostante abbiano subito perdite pesanti fra le loro fila», si legge nel comunicato del ministero della difesa di Damasco, che conferma «il ridispiegamento e riposizionamento delle unità militari fuori dalla città» di Hama.
15:34
15:34
«Netanyahu è direttamente responsabile della morte degli ostaggi»
Hamas ha accusato il premier israeliano Benyamin Netanyahu di essere «direttamente responsabile» della morte degli ostaggi rapiti durante gli attacchi del 7 ottobre 2023, ribadendo che «non c'è alternativa alla fine dell'aggressione» contro la Striscia di Gaza per ottenere il loro rilascio. Lo riporta il quotidiano «Filastin», legato ad Hamas.
«Netanyahu è direttamente responsabile della morte di decine di prigionieri a causa del suo mancato accordo», ha dichiarato il gruppo islamista, ribadendo la richiesta di ritiro delle forze israeliane da Gaza e un «accordo per scambiare» gli ostaggi con i prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane.
Hamas ha inoltre accusato l'esercito israeliano di essere responsabile della morte di sei ostaggi ad agosto, confermando «il fallimento della teoria di Netanyahu sulla possibilità di liberare i prigionieri con la forza». «La pressione militare non libera i prigionieri, li uccide», si legge.
Intantoil ministro degli esteri israeliano Gideon Sa'ar ha detto al suo omologo statunitense Antony Blinken che c'è la possibilità di raggiungere un accordo per liberare gli ostaggi. Secondo il suo ufficio, Sa'ar ha sottolineato - parlando con Blinken in occasione della riunione dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) a La Valletta (Malta) - che Israele è seriamente intenzionato a raggiungere un accordo.
15:21
15:21
Damasco, abbattuti due droni sulla capitale
La Siria afferma di aver abbattuto due droni "nemici" intercettati dalla difesa aerea sulla capitale Damasco. La notizia arriva dall'agenzia ufficiale siriana Sana che cita una fonte militare. Secondo la Sana non ci sono vittime né danni.
14:30
14:30
«Israele ha presentato ad Hamas una proposta aggiornata di tregua»
Israele ha presentato al movimento islamista Hamas, al potere a Gaza, una proposta aggiornata per un accordo per liberare alcuni dei 100 ostaggi ancora nella Striscia, e iniziare un cessate il fuoco. Lo scrive il sito di notizie statunitense Axios citando due funzionari israeliani.
Il quadro aggiornato per l'accordo - scrive il portale - non è significativamente diverso dalla proposta negoziata ad agosto e non concretizzata. Ma l'attenzione ora è quella di cercare di implementare principalmente la prima fase di quell'intesa con alcune modifiche, hanno riferito i funzionari israeliani, sottolineando che Hamas ha mostrato una maggiore disponibilità a essere flessibile e iniziare a realizzare anche un accordo parziale.
Secondo la nuova iniziativa, Israele è disposto a negoziare un cessate il fuoco che durerebbe tra i 42 e i 60 giorni, mentre il progetto precedente includeva un cessate il fuoco di 42 giorni. La proposta aggiornata include anche il rilascio di tutte le donne vive e tutti gli uomini vivi di età superiore ai 50 anni rapiti da Hamas, insieme agli ostaggi in gravi condizioni di salute.
In precedenza, Israele ha chiesto che 33 ostaggi viventi in queste categorie fossero rilasciati, ma Israele è ora pronto al rilascio di un numero inferiore, hanno affermato i funzionari. Una delle ragioni è la valutazione che alcuni degli ostaggi in queste categorie non siano più in vita. Come proposto nel quadro precedente, Israele afferma di essere disposto a rilasciare centinaia di prigionieri palestinesi in cambio degli ostaggi, alcuni dei quali stanno scontando l'ergastolo in prigione per aver ucciso israeliani.
I principi del quadro aggiornato sono stati trasmessi ai funzionari di alto livello dei servizi segreti egiziani, che li hanno presentati ai rappresentanti di Hamas nei colloqui di lunedì e ieri al Cairo. I funzionari israeliani hanno affermato che l'Egitto è ora il canale principale per i negoziati con Hamas, sebbene il Qatar sia ancora coinvolto dopo aver ritirato il suo ruolo di mediatore nei colloqui.
I funzionari israeliani hanno affermato che non è ancora chiaro quale sia la posizione di Hamas sul quadro aggiornato: «Stiamo aspettando di capire dagli egiziani quale sarà la risposta di Hamas. Tra qualche giorno, capiremo se Hamas è disposta a negoziare entro il quadro che abbiamo presentato o no», ha detto un funzionario israeliano. Se Hamas darà una risposta positiva, una delegazione israeliana si recherà al Cairo per cercare di definire i dettagli: il numero di giorni di cessate il fuoco, il numero di ostaggi da rilasciare e il numero di prigionieri palestinesi da rilasciare per ogni ostaggio.
14:25
14:25
Il Qatar riprende il ruolo di mediatore su Gaza
Il Qatar ha ripreso il suo ruolo di mediatore negli sforzi per garantire una tregua nella guerra tra Israele e il movimento islamista Hamas, al potere a Gaza, dopo una breve sospensione. Lo ha confermato all'agenzia di stampa France-Presse (Afp) una fonte a conoscenza dei colloqui.
La fonte ha indicato che il Qatar - il qiale il mese scorso ha sospeso la sua mediazione per una tregua a Gaza - è «tornato alla mediazione», senza fornire dettagli in merito a incontri recenti tra funzionari.
14:09
14:09
Siria: insorti sono entrati ad Hama
Insorti siriani sono entrati ad Hama, terza città della Siria da giorni assediata dall'offensiva antigovernativa sostenuta dalla Turchia. Lo riferiscono all'agenzia di stampa italiana Ansa fonti locali presenti nella città.
In particolare, gli insorti sono entrati nella prigione centrale della città e stanno ora liberando i detenuti, come riferisce anche l'agenzia di stampa France-Presse (Afp).
L'esercito siriano ha riconosciuto di aver perso il controllo della città strategica di Hama, nella Siria centrale, dopo l'ingresso dei ribelli. «Nelle ultime ore (...), gruppi terroristici sono riusciti a sfondare diversi fronti della città e ad entrarvi», ha indicato l'esercito in un comunicato, aggiungendo che le sue forze si sono «ridistribuite fuori città».
11:22
11:22
Si dimettono presidente e due esponenti palestinesi della filiale israeliana di Amnesty
Il presidente della filiale israeliana dell'organizzazione non governativa (ong) di difesa dei diritti umani Amnesty International e due esponenti palestinesi del direttivo dell'associazione si sono dimessi.
Lo afferma la sede centrale dell'ong in una nota in cui «si rammarica» della condanna di Amnesty Israele del rapporto sulle accuse di genocidio: «Le dimissioni del presidente di Amnesty International Israele e di due esponenti palestinesi del direttivo dell'associazione riflettono le profonde divisioni all'interno della sezione stessa. La messa a tacere delle voci dei palestinesi da parte di Amnesty International Israele è inaccettabile e verrà valutata attraverso i processi democratici internazionali dell'organizzazione».
Amnesty International si dice peraltro «profondamente rammaricata» per la decisione di alcuni colleghi della sezione israeliana dell'organizzazione di prendere le distanze dal rapporto sul genocidio di Israele nei confronti della popolazione palestinese di Gaza. «Amnesty International conferma le sue solide ricerche e conclusioni», scrive la branca internazionale dell'organizzazione in un comunicato dopo che la sede israeliana dell'ong ha preso le distanze dal rapporto che accusa lo Stato ebraico di portare avanti un genocidio a Gaza.
«Determinare se una situazione costituisca genocidio è compito del diritto internazionale, non è un'opinione. Amnesty International è orgogliosa dalla qualità delle sue ricerche. Ricerche imparziali, basate sui fatti, etiche e partecipate sono il cuore pulsante di tutto ciò che facciamo e tutti i nostri rapporti sono soggetti a un rigoroso processo di revisione. Il rapporto in questione è il prodotto di scrupolose ricerche e analisi giuridiche. È stato rivisto dai più alti livelli dell'organizzazione e ha beneficiato della consultazione di esperti internazionali nel campo del diritto internazionale», sottolinea l'organizzazione.
09:53
09:53
La sede israeliana di Amnesty contro il rapporto sul genocidio
La sede in Israele dell'organizzazione non governativa (ong) di difesa dei diritti umani Amnesty International ha respinto un rapporto pubblicato dalla casa madre internazionale dell'ong che accusa Israele di aver commesso un genocidio nella Striscia di Gaza.
Lo ha riferito la stessa branca locale in un comunicato rilanciato dal quotidiano in linea Times of Israel, con alcuni membri che accusano gli autori del documento di essere giunti a una «conclusione predeterminata».
La branca israeliana dell'ong sostiene di non essere stata coinvolta nella ricerca, nel finanziamento o nella stesura del rapporto pubblicato oggi e che «non accetta l'affermazione che sia stato dimostrato che il genocidio si sta verificando nella Striscia di Gaza e non accetta i risultati (...) del rapporto».
Sebbene «la portata delle uccisioni e della distruzione perpetrate da Israele a Gaza abbia raggiunto proporzioni orribili e debba essere fermata immediatamente», non ritiene che gli eventi «rispondano alla definizione di genocidio come rigorosamente stabilita nella Convenzione sulla prevenzione e la punizione del crimine di genocidio», si legge nella nota citata dal giornale in linea.
Nonostante abbia respinto l'accusa di genocidio, Amnesty Israele afferma comunque che le azioni delle forze dello Stato ebraico a Gaza «sollevano sospetti di violazioni diffuse e gravi del diritto internazionale e crimini contro l'umanità», e chiede che vengano prese misure che pongano fine immediatamente alla guerra a Gaza. La dichiarazione sembra anche criticare un doppio standard adottato da Amnesty International nei confronti di Israele e del movimento islamista Hamas.
In una dichiarazione separata ottenuta dal quotidiano israeliano Haaretz, diversi membri di Amnesty Israele e membri ebrei di Amnesty International vanno oltre e accusano il rapporto di produrre un'«analisi artificiale» della situazione nella Striscia di Gaza. «Fin dall'inizio, il rapporto è stato definito nella corrispondenza internazionale come 'rapporto sul genocidio', anche quando la ricerca era ancora nelle sue fasi iniziali», scrive Haaretz citando i membri di Amnesty. «Questo è un forte indizio di parzialità» e «conclusioni predeterminate di questo tipo non sono tipiche di altre indagini di Amnesty International».
09:42
09:42
Tel Aviv respinge il rapporto di Amnesty
Israele respinge il rapporto dell'organizzazione non governativa (ong) di difesa dei diritti umani Amnesty International che parla di «genocidio a Gaza», definendolo «fabbricato» e «completamente falso».
Il ministero israeliano degli esteri ha respinto come «inventato» il documento che accusa Israele di «aver commesso un genocidio» contro i palestinesi nella Striscia di Gaza. «L'organizzazione deplorevole e fanatica Amnesty International ha prodotto ancora una volta un rapporto inventato, completamente falso e basato su bugie», indica in una nota un portavoce del ministero.
06:00
06:00
Il punto alle 6.00
L'organizzazione per i diritti umani Amnesty International accusa Israele di «genocidio» contro i palestinesi dall'inizio della guerra a Gaza nel suo nuovo rapporto. Dovrebbe «servire da campanello d'allarme alla comunità internazionale», auspica l'organizzazione che afferma di essersi basata su «dichiarazioni genocide e disumanizzanti del governo israeliano», immagini in particolare satellitari che documentano la distruzione del territorio e ricerche sul campo con gli abitanti di Gaza tra il 7 ottobre 2023 e luglio 2024.
«Mese dopo mese, Israele ha trattato i palestinesi di Gaza come un gruppo di subumani, indegni del rispetto dei diritti umani e della dignità, dimostrando la sua intenzione distruggerli fisicamente», ha dichiarato il segretario generale di Amnesty International, Agnès Callamard. «I nostri risultati schiaccianti devono servire da campanello d'allarme per la comunità internazionale: questo è un genocidio che deve finire adesso», ha affermato.
Dall'attacco senza precedenti di Hamas, che ha innescato la guerra in corso nella Striscia di Gaza il 7 ottobre 2023, Israele ha difeso la sua offensiva con il desiderio di sradicare il movimento islamista. «Ma siamo chiari: gli obiettivi militari possono coincidere con intenti genocidari», ha insistito Agnès Callamard durante una conferenza stampa all'Aia. Questo rapporto di 300 pagine cita l'esempio di 15 attacchi aerei effettuati tra il 7 ottobre 2023 e il 20 aprile 2024, che avrebbero ucciso 334 civili tra cui 141 bambini, e per i quali l'organizzazione «non ha trovato prove che fossero diretti verso obiettivi militari».
Dall'inizio della guerra, a Gaza sono morte almeno 44.532 persone, in maggioranza civili, secondo i dati del Ministero della Sanità di Hamas per Gaza, ritenuti attendibili dall'ONU. Amnesty evidenzia anche le condizioni di vita dei palestinesi nell'enclave, dove sono soggetti a «malnutrizione, carestia e malattie», che «li espongono a una morte lenta e calcolata». «Gli Stati che inviano armi a Israele violano i loro obblighi di prevenire il genocidio e rischiano di diventarne complici», ha ulteriormente accusato Agnès Callamard.
La ONG ha annunciato che pubblicherà anche un rapporto sui crimini commessi da Hamas durante l'attacco del 7 ottobre 2023 che ha provocato la morte di oltre 1.200 persone da parte israeliana, la maggior parte civili.