Israele sempre più nel mirino, «è una nuova fase della guerra»

«Siamo entrati in una nuova fase della guerra, diversa dal periodo precedente». Questa la minaccia del leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, parlando ai funerali del suo numero due, Fuad Shukr, ucciso martedì a Beirut in un attacco israeliano. E Israele «deve aspettarsi la risposta inevitabile di Hezbollah: ha oltrepassato la linea rossa colpendo a Beirut e Teheran», ha detto Nasrallah ai funerali dell’uomo ritenuto da Israele responsabile del massacro dei 12 bambini della comunità drusa di Majdal Shams. Accusa respinta dal gruppo sciita.
A Teheran, invece, si sono svolti i funerali del leader di Hamas, Ismail Haniyeh, e della sua guardia del corpo, uccisi mercoledì nella capitale iraniana. L’ayatollah Ali Khamenei ha guidato le preghiere del funerale all’Università di Teheran, con accanto il neo presidente iraniano, Masoud Pezeshkian. Migliaia di fedeli e seguaci hanno seguito in processione le bare lungo le strade della città, fino a piazza Azadi.
La tensione nella regione è altissima e l’atmosfera quasi rarefatta mentre si attendono i prossimi eventi. Israele si sta preparando a qualsiasi scenario. Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha dichiarato che il Paese «è a un livello molto alto di attenzione per qualsiasi scenario, sia difensivo che offensivo» e promette di «esigere un prezzo molto alto per qualsiasi atto di aggressione contro di noi da qualsiasi fronte».
Un qualche attacco dall’Iran sembra al momento probabile, e lo si attende per i prossimi giorni. Il presidente del parlamento iraniano, Mohammad Bagher Ghalibaf, ha affermato che l’Iran «eseguirà sicuramente l’ordine del leader supremo di vendicare Haniyeh». Tutta la diplomazia internazionale è al lavoro per tentare di evitare il peggio e spinge verso una de-escalation. Difficile prevedere con quale possibilità di successo.
Quando e come
È certo che l’Iran e i suoi proxy hanno subito uno smacco troppo grande. Anche se Israele non ha ammesso di essere all’origine dell’uccisione del leader di Hamas a Teheran, per i nemici di Tel Aviv non ci sono dubbi: è il Paese ebraico il responsabile. La morte di Haniyeh e l’attacco a Beirut nel quale è stato ucciso Fuad Shukr, obbligano il regime degli Ayatollah, per i modi come sono avvenuti i fatti, nel cuore delle due città e, nel caso di Haniyeh, in una struttura delle guardie rivoluzionarie, a reagire. Soprattutto per non mostrarsi vulnerabili.
Resta da capire quando e soprattutto come. Le ipotesi, come già accadde ad aprile, sono varie. Si va dall’ipotesi di un lancio di missili diretto verso Israele ad attacchi mirati verso obiettivi israeliani. Tanto che le autorità israeliane consigliano ai cittadini di evitare viaggi all’estero non necessari. Potrebbero essere prese di mira ambasciate, sinagoghe o qualsiasi obiettivo israeliano nel mondo.
La preoccupazione è alta, tanto che diverse compagnie aeree hanno annunciato la cancellazione dei voli da e per Tel Aviv per la prossima settimana. Hanno cominciato le americane Delta e United con British, poi Lufthansa con le associate Swiss e Austrian e ultima l’italiana Ita, nonostante le autorità aeroportuali dicano che è tutto tranquillo e che, come accaduto ad aprile, chiuderanno nel caso di attacco. Quasi a conferma che ci si attende qualcosa a breve.
Si teme per gli ostaggi
Oggi è anche arrivata la conferma della morte di Muhammad Deif, comandante dell’ala militare di Hamas, colpito in un attacco aereo israeliano nella Striscia di Gaza meridionale, a Khan Younis, lo scorso 13 luglio. «L’uccisione dell’assassino Muhammad Deif, il “Bin Laden di Gaza” - ha commentato su X il ministro della difesa israeliano Gallant - è un grande passo sulla strada per lo sradicamento di Hamas come organizzazione militare e governativa e per il raggiungimento degli obiettivi della guerra che ci siamo prefissati». Ma Hamas smentisce.
E sempre dal fronte di Hamas, Khalil al-Hayya, capo delle relazioni estere del gruppo che governa Gaza, ha giurato che «lo slogan di Ismail Haniyeh, “Non riconosceremo Israele”, rimarrà uno slogan immortale e perseguiremo Israele finché non sarà sradicato dalla terra della Palestina».
Intanto sono ancora poco chiare le modalità dell’uccisione di Ismail Haniyeh. Si rincorrono le ipotesi. Secondo una ricostruzione del New York Times, il leader di Hamas sarebbe stato ucciso da una bomba sofisticata e telecomandata che è stata introdotta di nascosto nella guesthouse di Teheran in cui alloggiava circa due mesi fa. Una ipotesi che però convince poco e presenta diverse falle.
In Israele aumenta di giorno in giorno la preoccupazione per gli oltre cento ostaggi ancora a Gaza. Tanto più ora, che le possibilità di una tregua sono ridotte al lumicino. Per ricordare i 300 giorni dall’inizio della guerra, le famiglie degli ostaggi oggi hanno tenuto una nuova marcia con lo slogan «accordo o abbandono».
Hamas intanto ha indetto per domani «la giornata della rabbia» in occasione della sepoltura, che avverrà a Doha in Qatar, del leader assassinato Ismail Haniyeh. Hamas in un comunicato ha invitato tutti i palestinesi a scendere in piazza dopo la preghiera del venerdì e mostrare il loro sostegno alla causa.