Justin Trudeau si è dimesso

Justin Trudeau si è dimesso. Confrontato a una grave, gravissima crisi politica – la più grave da quando è in sella, con le elezioni generali previste a fine ottobre – il primo ministro canadese ha annunciato, oggi, di voler lasciare la carica di capo del governo e del Partito liberale. Allo stesso tempo, Trudeau ha spiegato che rimarrà al suo posto per gestire gli affari correnti fino alla nomina del suo successore. «Ogni fibra del mio essere mi dice di combattere» ha sottolineato il politico 53.enne nel suo discorso. Ma dopo un periodo di riflessione, «durante le vacanze», Trudeau ha maturato la decisione di dimettersi «nell'interesse dei canadesi» e di fronte alla «paralisi» del Parlamento.
La possibilità di una partenza di Justin Trudeau circolava da diversi giorni. Oggi, fra gli altri, Reuters aveva parlato di dimissioni «imminenti». Dopo nove anni, la popolarità di Trudeau si è notevolmente indebolita in questi ultimi mesi. Il suo governo, d'altro canto, è sopravvissuto per il rotto della cuffia a una serie di voti di sfiducia mentre i suoi detrattori da tempo chiedevano la testa del premier. A far precipitare le cose, a dicembre, le dimissioni a sorpresa della vice-premier Chrystia Freeland, in disaccordo con lo stesso Trudeau sulla gestione dell'incombente guerra economico-commerciale con gli Stati Uniti.
E proprio l'America, o meglio Donald Trump, ha aggravato la crisi politica in cui è sprofondato il Canada. Le dichiarazioni fra il serio e il faceto del presidente eletto, secondo cui Ottawa potrebbe presto diventare il 51. Stato dell'Unione, hanno provocato una vera e propria onda d'urto. Sono serie, di sicuro, le minacce di dazi doganali tanto al Canada quanto al Messico (25%). Lo scorso novembre, nell'ottica di evitare uno scontro frontale con Washington, Trudeau si è recato a Mar-a-Lago per parlare con Trump. Senza, però, ottenere alcunché. Anzi, il presidente eletto ha inferto colpi sempre più umilianti via social al primo ministro canadese, compiacendosi del fatto di chiamarlo «governatore» del Canada. Proprio come se Ottawa fosse uno Stato americano.
Trudeau, a proposito di crisi, è considerato il principale responsabile dell'inflazione, elevata, che regna nel Paese e della crisi dell'edilizia abitativa e dei servizi pubblici. Nel 2015, quando è diventato premier, il mondo intero guardava a Trudeau con interesse, se non addirittura con ammirazione. Figlio d'arte – suo padre, il carismatico Pierre Elliott Trudeau, ex primo ministro del Paese, morì nel 2000 – Justin Trudeau ha cercato a lungo la sua strada: pugile dilettante, maestro di snowboard, insegnante di inglese e francese. Alla fine, ha seguito le orme di suo padre ed è entrato politica, nel 2007. Prima di diventare premier, è stato eletto deputato per Montréal nel 2008 e, poi, leader di un Partito liberale ridotto a brandelli nel 2013.
Fra le sue mosse più celebri quella di legalizzare la cannabis, ma anche l'introduzione dell'assistenza medica in caso di morte, di una tassa sul carbonio e di una versione modernizzata dell'Accordo di libero scambio nordamericano.
Trump torna a parlare di 51. Stato
«Molte persone in Canada amerebbero essere il 51. Stato», ha scritto Donald Trump in un post su Truth dopo le dimissioni del premier canadese. «Gli USA non possono più subire il massiccio deficit commerciale e i sussidi di cui il Canada ha bisogno per restare a galla. Trudeau lo sapeva e si è dimesso», ha sottolineato il presidente eletto ribadendo che «se il Canada si fondesse con gli Stati Uniti, non ci sarebbero tariffe, le tasse diminuirebbero notevolmente e sarebbero totalmente sicuri dalla minaccia delle navi russe e cinesi che li circondano costantemente. Insieme, che grande Nazione saremmo!».