Kampusch racconta la sua prigionia

VIENNA - Massicce misure di sicurezza, calca di giornalisti e grande folla di curiosi alla presentazione ieri sera in una libreria a Vienna del libro di Natascha Kampusch «3096 giorni» in cui racconta il suo martirio di otto anni nelle mani del sequestratore Wolfgang Priklopil. La ragazza, oggi 22.enne, è giunta assieme ai collaboratori e indossava un abito di seta chiaro con t-shirt nera sotto e tacchi alti. Era visibilmente nervosa e sorpresa da tanto richiamo. «Sono senza parole», è stato il primo commento, «è un po' come al teatro, è strano tanto pubblico». Ogni tanto la voce la tradiva per l'emozione. Natascha ha parlato della sua esperienza da segregata. Il primo giorno di prigionia, la sua vita qualche anno dopo con l'aguzzino e le violenze subite, e il giorno della fuga. La «società non mi ama perchè non sono una vera vittima», ha detto spiegando la reazione controversa della gente nei suoi confronti. Sul perchè non odiava il suo aguzzino ha detto che era mera sopravvivenza essendo convinta che non sarebbe mai tornata libera e che lui era la sola persona che avrebbe mai visto. Del mondo in libertà non ha una grande idea: aveva il presentimento che fosse negativo e quando è uscita ne ha avuto conferma.Al libro e al film che uscirà Natascha non si è decisa per soldi. Il libro è una forma di liberazione «per poter chiudere» questo capitolo e «cominciare una nuova vita» e il film lo farà per interesse e perchè la sua storia sembra scritta per Hollywood.