Economia

La BNS abbassa il tasso di riferimento all'1,50%

La decisione ha sorpreso la maggior parte degli analisti – Così Thomas Jordan: «L’allentamento della nostra politica monetaria è stato possibile grazie all’efficacia della lotta all’inflazione durante gli ultimi due anni e mezzo»
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Ats
21.03.2024 09:38

(Aggiornato) La Banca nazionale svizzera (BNS) batte tutti sul tempo, modificando per prima la politica monetaria restrittiva azionata a livello globale per far fronte all’impennata dell’inflazione. «Comincerò dalla nostra decisione di politica monetaria. Abbiamo deliberato di abbassare il tasso guida Bns di 0,25 punti percentuali all’1,5%», annuncia Thomas Jordan, presidente della BNS, che spiega: «L’allentamento della nostra politica monetaria è stato possibile grazie all’efficacia della lotta all’inflazione durante gli ultimi due anni e mezzo: da alcuni mesi l’inflazione si colloca di nuovo al di sotto del 2% e quindi nell’area che assimiliamo alla stabilità dei prezzi. Come indicato dalla nostra nuova previsione, l’inflazione dovrebbe rimanere all’interno di quest’area anche nel corso dei prossimi anni». L’inflazione è, infatti, calata rapidamente dal suo massimo del 3,5% nell’agosto 2022 e si situa oggi all’1,2%.

«La BNS ha dimostrato ancora una volta la propria indipendenza dalle decisioni delle altre banche centrali», commenta GianLuigi Mandruzzato, economista senior presso EFG a Lugano. Una mossa che ha dato fiato ai listini e tolto pressione al franco svizzero che si è leggermente deprezzato rimanendo comunque a livelli elevati. Oggi per un euro ci volevano 0,9775 franchi quando lo scorso dicembre ce ne volevano 0,9280 franchi. «I mercati vedevano solo il 40% di possibilità di un taglio dei tassi, e questo spiega la reazione del franco svizzero che è sotto pressione di vendita dopo l’annuncio», continua Mandruzzato che fa notare come «i fondamentali della valuta rimangono forti e non supportano un calo prolungato».

La nota della BNS precisa che la decisione tiene conto della diminuzione della pressione inflazionistica e dell’apprezzamento del franco in termini reali avvenuto nell’ultimo anno. L’abbassamento del tasso di interesse annunciato favorisce l’andamento dell’economia e assicura pertanto che le condizioni monetarie restino adeguate. La previsione condizionata di inflazione si attesta lungo l’intero orizzonte di previsione, che nella media annua si colloca all’1,4% per il 2024, all’1,2% per il 2025 e all’1,1% per il 2026. I pronostici si basano sull’assunto che il tasso guida rimanga pari all’1,5% lungo l’intero orizzonte.

PIL cresce a ritmi moderati

In Svizzera il prodotto interno lordo (PIL) è cresciuto a un ritmo moderato nel quarto trimestre dell’anno scorso e il settore dei servizi ha registrato un’espansione, mentre la disoccupazione è continuata a lievitare leggermente. Secondo la BNS, nei prossimi trimestri la crescita rimarrà presumibilmente contenuta.

A frenare l’economia sono la debole domanda estera e l’apprezzamento reale del franco intervenuto nell’ultimo anno. Nel complesso il PIL in Svizzera dovrebbe aumentare nel 2024 di circa l’1%, prevede la BNS. In questo contesto è probabile che la disoccupazione continui a salire gradualmente e che il livello di utilizzo delle capacità produttive diminuisca ancora in lieve misura. Un’indicazione di una possibile tendenza all’allentamento monetario anche per i prossimi mesi. «Per la BNS le prospettive rimangono incerte, con il rischio principale di una crescita debole al di fuori della Svizzera. Sì, ciò può essere visto come una tendenza all’allentamento delle decisioni future sui tassi e, dato il basso livello di inflazione previsto, sono probabili ulteriori tagli dei tassi nel resto dell’anno», risponde Mandruzzato.

Estero debole

Analogamente alle previsioni per l’estero, anche quelle elvetiche sono soggette a una significativa incertezza. Il rischio principale rimane un’evoluzione congiunturale più debole del previsto al di fuori della Svizzera. Dopo il rapido arretramento in diverse regioni dell’anno scorso, negli ultimi mesi l’inflazione è calata in misura minore.

In numerose economie questa continua ad attestarsi su livelli superiori agli obiettivi delle banche centrali. Su tale sfondo molte di esse hanno lasciato per il momento invariata la loro politica monetaria restrittiva. È il caso, per esempio della Banca d’Inghilterra. Non va esclusa un’evoluzione economica globale più debole di quanto ipotizzato se le tensioni geopolitiche dovessero acuirsi ulteriormente.

Rimanendo all’interno della Svizzera, «la prospettiva di un allentamento monetario scongiurebbe - almeno nell’immediato - i rischi di ulteriori aumenti», commenta l’economista di EFG. «È probabilmente prematuro, sulla base del taglio dei tassi odierno, attendersi un calo degli affitti. La variazione su base annua dovrebbe rallentare perché comunque non vi saranno le spinte legate all’aumento dei tassi viste negli ultimi trimestri.

Possibili implicazioni sul mercato immobiliare: è prevedibile che un calo del costo dei tassi ipotecari possa dare un po’ di sostegno al mercato immobiliare che però potrebbe continuare a risentire della debolezza dell’economia