«La breve durata di uno stupro non può essere un'attenuante»
La breve durata di uno stupro non può essere considerata un’attenuante nella determinazione della pena. Lo dice una sentenza del Tribunale federale sul ricorso presentato da un uomo condannato in luglio a tre anni e mezzo di detenzione (30 mesi in prima istanza) per aver violentato una donna incontrata in un bar in Vallese.
Davanti ai giudici di Mon Repos l’imputato ha detto che avrebbe dovuto essere giudicato con maggior clemenza in considerazione della breve durata dell’atto. Secondo una sentenza dello stesso TF del 2023, relativa a un caso di Basilea, la durata relativamente breve di una violenza carnale dovrebbe essere presa in considerazione come circostanza attenuante.
Ora il TF ha fatto chiarezza: quella decisione contiene sì una formulazione «isolata e inadeguata», ma non tematizza la questione della durata dell’atto. Il TF ha ribadito che la durata di un’aggressione sessuale non ha alcun nesso con la gravità della lesione e che il concetto di «stupro breve» è un’assurdità, in quanto l’aggressione si realizza fin dai primi momenti dell’atto sessuale.
Dal punto di vista della colpevolezza, proseguono i giudici, la «durata relativamente breve» di uno stupro non può quindi essere considerata una circostanza attenuante. Al contrario, il fatto che la violenza si protragga per un periodo di tempo più lungo può costituire un’aggravante se è indicativa di un livello particolarmente elevato di energia criminale.