La campagna antiporno svizzera fa discutere in Italia: «Video terrificante»
Non ha certo usato mezze misure Breaking Italy, il più noto canale YouTube in italiano di approfondimenti delle principali notizie nazionali e da tutto il mondo, per commentare la campagna «antiporno» intercantonale di Prevenzione svizzera della criminalità, il cui obiettivo è quello di sensibilizzare i giovani sui rischi dell'utilizzo illegale di materiale pornografico.
«Le premesse sono encomiabili, è importante sensibilizzare gli adolescenti su questo tema delicato – commenta Alessandro Masala, volto di Breaking Italy –, ma il risultato non è riuscitissimo. Non saprei davvero da dove cominciare per spiegare tutto questo...».
Secondo Masala, al di là della grafica e dei toni discutibili, il grande problema è quello di voler affrontare la sessualità passando non dalla conoscenza, bensì dal terrore e dalla colpevolizzazione: «È assolutamente vero che un utilizzo sbagliato della pornografia è una problematica reale, ma arrivare a umiliare i ragazzi spiegando loro che la loro anima sarà distrutta ed è roba da malati mentali può essere controproducente e fare danni».
Nel video, che in poche ore ha ottenuto oltre 50 mila visualizzazioni, si fa anche ironia su alcuni passaggi, in particolare sul finale: «Non lo vogliamo spoilerare, ma è terrificante. Un vero incubo...».
«Ho come l'impressione che un video del genere faccia parlare più gli adulti che i giovani – conclude Masala –. Una soluzione semplice a un tema complesso, che non si risolverà cercando di impedire a chi guarda di scoprire il proprio corpo e la propria sessualità».
Anche i commenti degli utenti sono dello stesso tenore. «Solo i veri eroi sono riusciti a guardare la fine del video svizzero senza scoppiare a ridere e poi mettersi a piangere». E ancora: «Il video svizzero è tra il trash, il cringe e l'inquietante. Il finale mi ha spiazzato». E poi: «Il video svizzero ha il più bel plot twist della storia dei contenuti audiovisivi, un capolavoro che merita l'oscar». Infine: «Mah, strano che gli svizzeri, così precisi e attenti su tutto o quasi, non abbiano assunto la consulenza di qualche buon pedagogista».