La CEO di Victoria's Secret se ne va, gli Angeli inclusivi non hanno funzionato?

Dopo soli otto mesi di attività, si è dimessa Amy Hauk, CEO di Victoria's Secret. L'impresa ha indicato, ieri, che Hauk lascerà l'incarico nel mese di marzo. Sarà sostituita da Martin Waters, CEO della società che controlla il marchio, la Victoria’s Secret & Co. Ulteriori dettagli non vengono forniti, ma una carica di neppure un anno fa sorgere qualche domanda.
La società americana, nel 2022, ha avviato azioni di ristrutturazione per «riorganizzare, semplificare e migliorare la struttura aziendale». Ma, soprattutto, ha subito una sorta di ribellione ai canoni di bellezza che veicolava: gli Angeli, le modelle dai corpi scolpiti che hanno in passato definito il brand di lingerie americano. Parte della clientela ha iniziato a boicottarne il marketing che puntava su bellissime top model. Tanto che qualche mese fa è stata lanciata una campagna a livello globale, Undefinable, all'insegna dell'inclusività e della body positivity. Addio agli Angeli e benvenute donne. Tutte le donne del mondo, senza parametri né canoni prestabiliti. Tra le nuove testimonial figurano donne disabili, altre con forme più «arrotondate», altre ancora con i capelli bianchi. Tra i volti conosciuti, la modella inglese Paloma Elsesser, Bella Hadid e la cantante country afroamericana Britney Spencer.
Ma, soprattutto, a pesare sulla reputazione di Victoria's Secret è stata l'amicizia tra l’ex CEO Leslie Wexner e Jeffrey Epstein, trovato impiccato nell'agosto 2019 nel carcere di New York dove era detenuto per traffico sessuale di minori. Un legame tra amicizia e affari che è anche al centro di un documentario intitolato Victoria's Secret: Angels and Demons del regista e giornalista di Vanity Fair Matt Tyrnauer, presentato quest'anno al Tribeca Film Festival. Wexner, 85 anni, ha sempre sostenuto di avere scoperto quello che Epstein combinava solo nel 2008, quando si era dichiarato per la prima volta colpevole di avere adescato minori in Florida. Nel 2005, la polizia di Palm Beach aveva iniziato a indagare su di lui dopo che un genitore lo aveva denunciato per abuso sessuale. Ma ne era uscito con una mini-condanna grazie a un controverso patteggiamento.
L'ex CEO storico di Victoria's Secret ha affermato di avere a quel punto rotto tutti i legami con lui. Eppure, era stato proprio Epstein ad aprire le porte della Grande Mela a Leslie Wexner, arrivato dall'Ohio. Wexner acquistò Victoria’s Secret dai suoi fondatori, Roy e Gaye Raymond, nel 1982, rilanciandolo come marchio pensato per «stuzzicare» gli uomini. E, emerge dal documentario, fu proprio l’imprenditore ad acquistare, per poi cederla all’amico miliardario, la casa nell’Upper East Side a Manhattan diventata poi teatro di tanti orrori. Epstein ebbe inoltre la piena procura su tutti i suoi beni almeno fino al 2010. Già nel 1993 una giovane lamentò di essere stata «abbordata» dal miliardario che si era presentato come «talent scout per il catalogo di Victoria's». «Epstein giustificava l’andirivieni di ragazze nella sua casa di New York sostenendo falsamente di essere un reclutatore del marchio - scriveva nel 2019 la rivista The Atlantic -. Stratagemma usato per attrarre le ragazze pure in stanze d’hotel e aggredirle come accadde alla modella Alicia Arden».
L’azienda, travolta dagli scandali e dal cambiamento di prospettiva determinato dall’avvento del movimento #MeToo, si è quindi impegnata a prendere le distanze dal passato. E ha cercato di catturare un nuovo tipo di clientela. Ma questo, al momento, sembra non bastare.